Capitolo 11

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«Allora dove andiamo?» domando ad Ias appena ci siamo preparati. Non vedo l'ora di uscire: questa è la nostra prima mattina a Miami.
«Spiaggia?» chiede, mentre mi fa cenno con la testa verso la direzione del mare.
«Spiaggia.» concordo sorridendo. Ho sempre amato il mare, il suono che evocano le onde, la sabbia sotto i piedi, il sole cuocente, le conchiglie che trovi appena un'onda se ne va via. È il mio posto ideale, e, per quanto ami Chicago, da adulta vorrei andare da qualche parte con questa distesa d'acqua. Magari proprio Miami, anche se spero di più in Los Angeles. Per fortuna ho già messo un costume, perché qualunque cosa avessi fatto comunque al mare un salto lo volevo fare, per cui non mi devo cambiare. Grazie a Dio. Ci manca solo che rimango tre ore davanti la valigia per decidere cosa indossare.
Senza ulteriori indugi, io e Tobias ci avviamo in spiaggia, super affollata di turisti e cittadini locali. Non che mi aspettassi che fosse vuota, comunque è estate ed oggi è sabato. Se riuscissimo a prendere un piccolo spazio dove mettere i teli, sarebbe già un miracolo.
«Dio, è affollato.» borbotta Ias al mio fianco. Rido per il broncio che mette e in contemporanea mi guarda male, dato che sto ridendo di lui. Alzo una spalla. «Che ti aspettavi? È estate e siamo a Miami, non più nell'Illinois.»
«Si, ma guarda, non c'è spazio neanche per passare.» mi anticipa nell'osservazione.
«Non so tu, ma non sono quelle ragazze che vengono al mare per stare sul lettino come delle rincoglionite. Il novanta per cento del tempo lo passo in acqua, dove non c'è praticamente nessuno.» ammetto, mentre osservo il mare. I primi cinque metri è pieno di bambini che giocano, ma se superi quella parte non c'è praticamente nessuno. Annuisce mentre mi prende la mano usando la scusa del "ti posso perdere", quando in realtà non potrebbe neanche se volesse. Si vede bene, perché sono tutti praticamente stesi a prendere il sole. Una volta arrivati al bagnoschiuma, ci leviamo le scarpe, affondando i piedi nella morbida sabbia dorata. Gli occhi mi iniziano a far male, a causa della troppa luce. Tra il sole stesso, il riflesso dell'acqua e quello della sabbia, i miei occhi iniziano a lacrimare.
«Aspetta.» afferma Tobias frugando nella tasca della borsa da mare, cacciando i suoi occhiali di cui non mi ricordo mai la marca. Me li mette, facendo attenzione a non farmi male e a non impigliargli tra i miei capelli. «Così non ti lacrimano più.»
«Grazie.» sussurro con un sorriso da un orecchio all'altro. Sbatto un paio di volte le palpebre, un po' per abituarmi alla luce opaca degli occhiali, un po' per ricacciare le lacrime via. Ias poggia la borsa a terra, mentre lentamente si leva la maglietta per farsi il bagno. Oh mio Dio. È l'unica cosa che penso. Dire che sono arrossita è un eufemismo, dato che non credo sia solo la faccia rossa per l'imbarazzo. Faccio di tutto per mantenere la bocca chiusa, ma mi risulta difficile dato il suo fisico. "Muscoloso" è troppo poco per descriverlo. Quando ha proposto di andare in spiaggia, non ho pensato all'eventualità di vederlo in costume, così come lui vedrà me.
«Non vieni in acqua?» mi chiede dopo qualche secondo, notando che si è allontanato di qualche passo e che ora le onde del mare sfiorano i suoi piedi.
«Ehm... sí, perché?» chiedo corrugando la fronte. Scoppia a ridere, mentre mi fa un cenno con la testa che non riesco a decifrare.
«Sei ancora vestita, stupida.» afferma quando nota che non capisco. La mia bocca prende la forma di una O, mentre arrossisco. Sul serio, arrossisco troppo in fretta e troppe volte. Mi imbarazzo ancora di più, pensando che mi vedrà mezza nuda. Voglio dire, sono abbastanza magra, ma non mi piace per niente il mio corpo e in più mi imbarazzo a metterlo in mostra. Strano per una che ama il mare, vero?
«Sil, ti imbarazzi?» chiede il ragazzo dagli occhi blu, mettendosi di fronte a me.
Sí, «No.» mento. Gli faccio un sorriso rassicurante prima di spostarmi di qualche centimetro, sentendolo troppo vicino. E le sue condizioni, poi, non aiutano tanto.
Mi sfilo velocemente il vestito, rimanendo solo con il mio bikini nero. L'ho preso una volta con Christina al centro commerciale, lo stesso dove ci siamo incontrate, ed ha insistito che lo prendessi perché mi stava bene; parole sue. Anche se, non mi sta malissimo. Cerco di non arrossire, mentre sento Tobias fissarmi. Intanto, piego il vestito e lo metto dentro la borsa, in modo che non si riempia di sabbia. Mi giro verso Ias, che mi guarda sorridendo. Neanche ho il tempo di capire, che mi trovo in braccio a lui nella direzione del mare. «Tobias!» urlo, mentre provo a dargli dei calci. Inutile, anzi, lo fanno ridere. Ridere. Io lo provo a picchiare e lui ride.
«Lasciami!» continuo ad urlare. «Ias!!»
«Spaventerai tutti i bambini, così.» afferma, prima di lasciarmi e facendomi cadere in acqua. Chiudo istintivamente gli occhi, mentre l'acqua ghiacciata ricopre la mia pelle; facendomi rabbrividire. Appena riemergo, dopo qualche secondo, tengo gli occhi ancora chiusi; cosciente che se li aprissi il sale ci entrerebbe dentro, e lí sarebbe la fine. Ride di gusto, appena li apro e lo guardo incazzata. Se li sguardi uccidessero, Tobias Eaton sarebbe morto stecchito.
«Ma che ti è saltato in testa?!» gli urlo contro. «Sto morendo di freddo.»
«Non ti davi una mossa.» ammette mentre alza una spalla. «Ti ho solo aiutato.»
«Grazie tante.» borbotto, e non passa tanto prima che scoppiamo tutti e due a ridere.
«Lasciami! Ias!!» mi imita facendo una voce nasale, per niente simile alla mia.
«Non parlo così!» gli grido contro, schizzandogli l'acqua in faccia. Resta qualche secondo immobile, finché non apre gli occhi che aveva precedentemente chiuso.
«Non l'hai fatto sul serio.» afferma.
«Oh sí che l'ho fatto.» ammetto mentre gli lancio un'occhiata di sfida. Tobias mi fa un sorriso sghembo, prima di schizzarmi a sua volta. Da lí nasce una vera e propria battaglia ad acqua, composta principalmente da risate.
Continuiamo così per un po', finché non si avvicina a me. Io indietreggio, perché il sorriso divertito che ha sulle labbra non mi piace per niente. Sfortunatamente -ma fortunatamente per lui- è più veloce, e mi riesce ad afferrare i fianchi senza nessuna difficoltà. Inizio a ridere quando muove le sue dita affusolate su di essi, facendomi il solletico. Continuiamo così, io cerco di scappare e lui mi prende da dietro, continuando a farmi ridere. Ci fermiamo solo quando un bambino si avvicina a noi, guardandoci strano.
«Tesoro!» Lo chiama la nonna, credo. «Lascia stare questi bei fidanzatini da soli.»
Inutile dire che sono rossa come un pomodoro. «Signora, noi non stiamo insie-» provo a dire prima che mi interrompa.
«Suvvia! Dicono tutti così! Siete una bella coppia, non c'è che dire.» continua la donna.
«Guardi, si sta sbagli-» provo a continuare, ma questa volta è proprio il mio "fidanzato" ad interrompermi.
«Grazie signora, vede, la mia ragazza è molto timida.» Lo guardo malissimo, ed in un giorno ha già rischiato di morire due volte. Ma questa volta è molto più grave della prima. La donna, mentre prende suo nipote ci sorride e se ne va.
«Cosa cazzo stai facendo?» gli chiedo, appena la signora non può più sentirci.
«È vecchia, hai visto come brillavano i suoi occhi? Falle credere che è così.» sussurra, mettendosi di fronte a me dato che era ancora posizionato dietro. L'acqua mi arriva fin sotto il seno, ma sento comunque freddo appena Tobias lascia la mia vita.
«Sei uno stupido.» gli ricordo, ma senza trattenere un sorriso. Infondo non ha fatto nulla di male, e poi ammetto che non mi dispiacerebbe essere sul serio la sua ragazza.
«Sei scappata con questo stupido.» mi ricorda. Alzo una spalla. «Touché.»
Un sussulto mi sfugge dalle labbra, quando un'onda più alta delle altre si scontra su di me.
«Sei freddolosa.» nota Ias, sorridendo. Non l'ha detto come una critica, più come una scoperta, ma per me è sempre stato un difetto.
«Difetto preso da mia madre.» aggiungo, prima di osservare un tipo sul surf. Ho sempre voluto imparare ad andarci ma non avendo il mare non sapevo come fare.
«Stai guardando il tipo o lo sport che fa? Perché se è la prima opzione è un ragazzo morto.» mi distrae Tobias, forse non rendendosi neanche conto di quello che ha detto. Senza neanche guardarlo li rispondo con un sorriso furbo, «Sei geloso?»
Si gratta la nuca, mentre si morde il labbro in cerca di qualcosa da dire.
«No, io intendevo, morirà quando saprà che una ragazza così carina lo ha...» si ferma, «Idiota io che ti rispondo pure.» borbotta dopo poco. Ridacchio, visibilmente divertita, mentre porto lo sguardo su di lui. Le sue guance si tingono di un leggero rosso, probabilmente chi non lo conosce neanche se ne accorge. Ma io sí. Mi è impossibile non notare un suo piccolo cambiamento. É rassicurante sapere che, almeno, non arrossisco solo io.
«Comunque.» riprendo la parola, facendo un passo verso di lui, per quanto l'acqua me lo possa permette. «Stavo guardando come andava sul surf, non lui.» sussurro con un tono divertito.
«Quindi tu... non... oh.» balbetta mentre io rido. «Vuoi fare surf?» mi chiede dopo qualche secondo.
Alzo una spalla. «Mi piacerebbe, ma non l'ho mai fatto.» ammetto.
«Io ci so andare, ti insegno.» propone.
«Sul serio?» gli domando, mentre un sorriso da un orecchio all'altro prende forma sul mio viso.  Annuisce e io lo abbraccio di istinto. «Grazie, grazie, grazie!»
«Di niente.» afferma ridendo. «Vado a prendere un tavola, tu resta qui okay?»
«Okay.» sussurro quando é oramai troppo lontano per sentirmi, mentre la sua figura si allontana sempre di più, fino a mimetizzarsi con le persone sulla spiaggia.

                                      * * * *

«Sil!» grida spaventato Tobias, prima che perda l'equilibrio e cada in acqua, lasciando che mi inghiotta completamente.
Quando risalgo, scoppio a ridere per la mia scarsa quantità di equilibrio. Ias, però, non è per niente divertito.
«Ti sei fatta male?» chiede prima di prendermi la testa tra le sue mani ed esaminandomi la faccia. O per controllare che non mi sia fatta male, o per vedere se mento.
«No.» rispondo; ed è vero. Non mi sono fatta niente, anzi, é bello imparare a stare in equilibrio sulla tavola da surf, anche se non ci sono ancora riuscita. «Solo, non ci riesco.»
«Neanche io all'inizio.» mi rassicura. «Poi ti viene in automatico.»
«Tu quanto ci hai messo? Per stare in equilibrio, intendo.»
«Un mese, un mese e mezzo.» risponde con nonchalance. Spalanco la bocca, due mesi?
«Non ce la farò mai!» do voce ai miei pensieri, portandomi una mano tra i capelli.
«Ce la farai. Vieni ho un idea.» Batte una mano sul centro della tavola, per incitarmi a salire.
«Ias... ci ho già provato non mi sembra una buona idea.» sussurro.
«Fidati.» afferma, salendo e porgendomi la mano.
«Io mi fido... é solo che-» dico, ma non so esattamente dove voglio andare a parare. Voglio salire ed imparare. Dov'è il problema?
«Oh, al diavolo.» ammetto mentre afferro la sua mano e mi tiro su. Appena salgo, però, la tavola si muove in modo esagerato costringendomi ad afferrare le spalle di Tobias per non cadere.
«Dio, chi me lo ha fatto fare.» borbotto. Tobias ride, facendo muovere ancora di più l'aggeggio infernale su cui siamo appoggiati.
«Non ridere, idiota! Lo nuovi ancora di più.» quasi urlo. «Sai che sei bipolare?» mi domanda inarcando un sopracciglio; ma continuando a sorridere.
«Non sei il primo a farmelo notare.» biascico mentre mi guardo intorno, notando che il mare è praticamente piatto quindi ci porta molto lentamente verso riva.
«Okay, ora prova a girarti. Se cadi ti prendo io.» mi spiega mentre poggia delicatamente le sue mani sulla mia vita.
«E se cadi anche tu?» sussurro.
«Siamo fottuti.» mi sfotte sorridendo. Alzo gli occhi al cielo, mentre inizio a girarmi, lentamente, prima con un fianco, poi muovendo il piede sinistro. Poi il destro. Un passettino con il sinistro. Uno con il destro. Uno con il sinistro, uno con il destro. E finalmente mi sono girata. Le mani di Tobias sono ancora sulla mia vita. E quando vedo la spiaggia, perché mi sono completamente girata, le labbra di Ias sfiorano il mio orecchio.
«Vedi? Ce l'hai fatta.»

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