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Elrin rimane seduto a terra, con un braccio abbandonato sulle ginocchia: fissa il vuoto, come se non avesse altro motivo per andare avanti.

Quando l'ho trovato non credevo avesse potuto reagire così, ma a quanto pare, la situazione ha preso un risvolto che nessuno di noi si aspettava. Nessuno.

Non ha parlato ancora, non l'ha detto espressamente, ma immagino di averlo inteso. Così come l'hanno fatto Riya, Talira e Mirah. quest'ultima se ne sta in silenzio, appoggiata al mio braccio. È una notizia che farà spargere il panico nel gruppo. Prima lo vengono a sapere, prima scoppierà la bomba - e per una volta non sarà una mina di Riya.

Scuote appena la testa, stringendo le gambe contro il corpo: non ha idea di quel che fare e noi non abbiamo idea di quel che dirgli. È una situazione così delicata che il minimo passo falso sarà peggio che non fare nulla.

Possiamo aspettarci un altro attacco degli Immortali. Alla fine loro vivranno all'altezza del loro nome e di noi solo qualcuno potrà dire di essere sopravvissuto. O chi rimarrà finirà per passare dalla parte degli Immortali, lanciando nel cestino tutto quello in cui abbiamo creduto finora.

Qualsiasi sia la prospettiva, è orribile.

Passo la lingua sulle labbra, ma non riesco a trovare una parola da dirgli.

Talira mi appoggia una mano sulla spalla, ma glielo leggo in faccia che nemmeno lei sa come reagire. Nessuno lo può sapere.

Tutti quelli che sono scomparsi in questi anni non hanno mai trovato un modo di fuggire? Un'eternità in prigione forse è peggio della certezza di morire.

L'abbiamo abbandonata tutti, ma forse non avremmo dovuto farlo: quella sicurezza alla fine alimentava la flebile speranza di andare avanti durante i primi tempi della guerra.

La presa sulla spalla si stringe.

Dobbiamo parlare con Rafel è quel che capisco dal suo labiale. Annuisco. Non possiamo muoverci senza un piano a questo punto: la nostra unica certezza sta scivolando da sotto i piedi e ci abbandonerà nel momento della battaglia.

Uno dopo l'altro ci allontaniamo senza dire nulla e quando siamo abbastanza distanti, Riya è la prima a parlare. «Vado prima io». Aggrotta la fronte, incrociando le braccia. «Se la situazione è quella che pensiamo, sarebbe meglio organizzare una prima linea di difesa a Rifredi».

«Non dobbiamo rischiare» le risponde Talira.

Riya sospira, poi si volta, afferrandole il bavero della giacca e tirandola verso di sé. «Se saltare in aria significa dare un'occasione di prendere tempo o meglio scappare da qui, ben venga la nostra fine, chiaro?»

Talira alza le braccia in segno di resa: non credo che abbia mai visto Riya così agitata. «E comunque» abbassa la voce poi riprende a parlare. «Se di base siamo uguali con gli Immortali ci basterebbe trovare il modo di rivolgere agli Immortali la loro stessa arma. Torneremmo ad armi pari, come prima».

Annuiamo tutti. Ha ragione. Abbiamo capito il senso nelle sue parole agitate dal nervosismo.

È orribile tornare a vagare con la certezza che nulla da adesso sarà come prima: mi sembra di aver fatto un salto indietro, quando fu Rafel a spiegarmi come funzionava, quando Mirah si addormentava piangendo quasi ogni notte, spaventata dall'avvenire.

Non ha detto nulla fino a questo momento, ha assorbito tutti i nostri discorsi senza reagire e non ho idea di quel che le passi per la testa.

Ingoio a vuoto, voltandomi a guardarla: è pochi passi dietro a me nel corridoio, cammina quasi strusciando i piedi e tenendo gli occhi fissi sulle punte dei capelli raccolti in due trecce. Appare davvero più piccola di quel che è.

SuperstitiHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin