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«Arrivano!»

Non riesco a capire se questi spari provengono dalle linee costruite alle nostre spalle o dagli Immortali. Un proiettile sibila vicino a noi, ma si conficca in una colonna alle nostre spalle. Serro le labbra, assottigliando gli occhi per cercare di prendere la mira.

«Non sprecare munizioni ora. Questo è un binario che si fa odiare: tutto il divertimento delle battaglie in genere si concentra nel mezzo e si rischia di essere colti di sorpresa sia alle spalle sia di fronte con questo tempo». Scuote la testa, poi si volta a destra. «Non possiamo essere sicuri della loro posizione, caricate la mitragliatrice e andate a senso... se dobbiamo perdere, è bene lasciargli meno armi possibili».

«Quindi sarebbe questo il piano? Ingaggiare battaglia per... sprecare munizioni e poi arrendersi?»

«Visto da una prospettiva, sì».

«E da un'altra?»

«Credo continuare a eseguire gli ultimi ordini avuti».

E, come sempre, quando le voci tacciono sono le armi a parlare, urlare e ferire le orecchie: non c'è più da chiedersi cosa sia giusto o meno da fare.

Non appena mi allontano un attimo per prendere altre munizioni, al rumore che non da pace o tregua degli spari della mitragliatrice si aggiunge un urlo disperato: poco distante dal punto in cui ero io, uno di quelli già presenti ha lasciato cadere il fucile, portando la mano destra sulla spalla sinistra e accasciandosi a terra. Un attimo dopo, uno dei compagni si volta, appoggiando il fucile alla base del collo del ferito; vedo le labbra muoversi appena, ma non capisco se siano parole di scuse o di una preghiera quelle che sta mormorando prima di voltare lo sguardo e premere il grilletto.

Una macchia rossa si spande sul marciapiede, sembra abbracciare il corpo.

Almeno lui ha smesso di soffrire. Almeno lui ora è libero, ha trovato quel che immagino desiderasse da tempo. Non doveva essere questo il proseguo di quel che era stato pensato in origine, dopo tutto, non siamo stati altro che l'inizio di tutto e l'inizio della fine.

Prima che possa afferrare altre munizioni per ricaricare il fucile, finisco a terra: la canna fredda di una pistola preme contro la tempia.

Quella pozza scarlatta ha catalizzato tutta la mia attenzione, nemmeno mi sono accorto dell'Immortale che mi è arrivato addosso, cogliendomi di sorpresa.

«Opponi resistenza e potresti firmare davvero la tua condanna a morte» sibila quello premendo di più, continuando a tenermi bloccato a terra.

Sono state le bugie e gli errori a portarmi qui, non un vero obiettivo che avevo da raggiungere. Non sono come gli altri che stanno combattendo qui: tutti loro hanno qualcosa in mente che vogliono ottenere. E ci riusciranno, entrambi. Era da tempo che l'epoca dei Superstiti stava volgendo al termine, ma solo adesso la vedo crollare davvero; era dall'inizio, dal primo momento, che gli Immortali non volevano altro che governare sulle rovine altrui. Non sono altro che cani che banchetteranno su montagne di carcasse.

Serro le labbra, cercando di colpirlo con il gomito destro, ma non posso fare niente da questa posizione: ha avuto la premura di mettermi in svantaggio e di bloccare la possibilità di raggiungere i coltelli.

«La nostra proposta è sempre valida».

«Non mi interessa» sibilo afferrando di scatto il fucile che mi era scivolato, finendo a poca distanza da me. Con il calcio, lo colpisco in volto, cogliendolo di sorpresa e facendolo sbilanciare.

«Maledetto!» sibila l'Immortale, puntandomi contro la pistola quando mi rimetto in piedi, tenendolo sotto tiro. Non so se lo sospetta, ma non ho colpi: li ho finiti tutti sparando alla cieca.

SuperstitiWhere stories live. Discover now