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La brodaglia riscaldata adesso regala un senso di pace che non sembra possibile.

Aeron aveva ragione: essere consapevoli di morire mette paura. Sono tornati gli occhi persi nel vuoto, i volti rassegnati, gli sguardi abbassati, fissi su questo pavimento di grandi mattonelle quadrate rosse e bianche, coperte da uno spesso strato scivoloso di polvere.

E tutto questo è stato causato da lei, dal suo desiderio egoistico.

«Vieni?» chiede Aeron.

«Dove?»

«A organizzare una difesa: per quanto possa essere pazza e propensa alle esplosioni, Riya ha ragione. Gli Immortali saranno già sul piede di guerra».

«Com'è possibile che si siano impadroniti di tutta quella zona?»

«L'hanno fatto durante la guerra. Quando non eravamo altro che umani e non prodotti di laboratorio. Ero convinto che l'ultima cosa che avrei visto sarebbe stato il cielo azzurro della Città 9 e invece, probabilmente sarà quello grigio della Città 26».

«Io ho dimenticato l'ultimo posto in cui lei è stata umana... non ne ha mai parlato volentieri».

Sposto lo guardo verso l'orizzonte, dove i cavi dell'alta tensione sembrano convergere in un punto solo e si perdono nel grigiore dell'ennesima giornata priva di sole; in basso i numeri identificativi dei binari sono visibili a malapena sulle costruzioni in ferro, ormai piene di ruggine, che sorreggono i respingenti di testa della stazione.

«Sono sempre più convinto che si sia trattata di una trappola degli Immortali: non ho idea da quant'è che ci tenessero sott'occhio, ma so che avevano puntato lei e la sua fragilità. È bastato poco a farla crollare».

«Passare tre secoli non è facile da affrontare dopo esser cresciuto con l'idea che l'aspettativa di vita si era abbassata drasticamente. Lo so che ti senti in bilico su una lastra di ghiaccio troppo lieve per assicurarti la sicurezza di restare sopra, ma ti do ragione: non è mai un bene quando capitano stermini di massa, ma la nostra condizione è vivibile, tantomeno umana».

«Lo so, ma non riesco a capire cosa dovrei pensare».

«Non lo fare. Quasi nessuno è propenso a volersi arrendere agli Immortali senza combattere, tanto vale imbracciare le armi. In fondo, non è quel che quel che sappiamo fare meglio?»

Annuisco, infilando le mani in tasca. «Immagino di sì».

«Sono secoli che incrocio le stesse facce, che devo far finta di sopportare quelli della Città 9, che siamo confinati qui con il ricordo di poter andare ovunque e l'impossibilità di lasciare la Città 26. Non c'è altro posto per noi nel mondo, gli Immortali sono ovunque. Ci è rimasto l'ultimo fazzoletto di terra e ci apprestiamo a perderlo».

«Perché volete combattere ancora, allora?»

«Perché?» Scrolla le spalle, lancia uno sguardo a un gruppetto di passaggio e poi torna a guardarmi. «Perché non sappiamo fare altro e ci hanno sempre detto di non arrenderci agli Immortali. Far cambiare idea a tutti sarà difficile, se non impossibile».

«Capisco, ma...»

«Ma cosa?»

«So che può suonare da persona priva di tatto...»

«Questo perché lo sei» dice un altro dei Superstiti passando vicino a noi e allontanandosi con un ghigno sulla faccia.

«Dé, che rottura. Capisci perché odio quelli della Città 9 più degli Immortali?» chiede Aeron massaggiandosi le palpebre.

«Ma...»

«Credo ti basti sapere che prima dell'arrivo degli Immortali, ci siamo scontrati in guerra, come credo il millennio scorso».

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