Capitolo 35

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"Sono pronta per parlare."

Ci scambiammo degli sguardi; sguardi dubbiosi, ma leggermente emozionati. Harry era divertito, riuscii a capirlo dal lieve rialzo delle sue labbra carnose.

"Di lui," continuò Jane quando nessuno di noi due rispose.

"Di chi?" Chiese Harry. Gli occhi grandi e pallidi di Jane si spostarono sul suo volto. Non importava quanto duramente ci provassi, Harry riceveva molte più risposte dalle persone, senza neanche provarci davvero. Aveva una qualità intrigante, e non sembrava fossi l'unica a sottostare al suo incantesimo.

"Di quello. . .di quello che sa il mio nome." La sua piccola voce si affievolì un po', ma Harry le fece cenno di continuare. E così fece.

"Indossa una di quelle uniformi," disse, indicando una guardia poggiata contro una parete. "Lui è uno di loro. O forse sono tutti loro."

"Cosa vuoi dire?" Chiese Harry a bassa voce.

"A volte ha i capelli e occhi scuri. Ma non sempre. A volte i suoi occhi sono azzurri, e i suoi capelli sono più bianchi."

Rimasi perplessa, cercando di analizzare le sue folli parole per trovarvi un senso. Ma Harry non era confuso, e se lo era, non lo mostrava.

"Come fa a sapere il tuo nome, Jane?" Domandò.

La ragazza turbata guardò in basso sul suo grembo per non guardarci negli occhi mentre sussurrava. Parlò così silenziosamente che a malapena riuscii a sentire la sua vocina. "A volte viene nella mia cella."

Gli occhi di Harry si spostarono su di me per un istante, i nostri sguardi erano diventati preoccupati ed ansiosi. Jane continuò.

"Quando i suoi occhi sono azzurri, mi tocca. Aspetta fino a quando non c'è nessuno in giro, e blocca la porta. Io mi spavento. Gli dico sempre che ho paura e che non voglio che lui lo faccia ma non mi ascolta. Quando i suoi occhi sono castani è più cattivo, e sono io a dover toccare lui. Quando dico di no mi minaccia. Quando i suoi occhi sono castani è il peggiore. Ma entrambe le volte sa il mio nome, lui dice sempre il mio nome. Lo dice per provare a calmarmi come faceva mio padre. Ma non funziona."

"Porca puttana," mormorò Harry.

E dopo capii: stava parlando di due uomini diversi. Lei era un prigioniera senza speranza e confusa, c'erano due guardie che abusavano di lei. Una schiava sessuale per due disgustosi dipendenti. Si approfittavano di lei, facendo a turno. Jane era davvero molto carina, soprattutto se paragonata alle altre donne di questo istituto. Ed era estremamente vulnerabile; un bersaglio perfetto.

"Quanto spesso succede tutto questo?" Domandai. Questa volta, mi guardò negli occhi mentre rispondeva.

"Ogni due giorni. A volte anche solo una volta a settimana. Ma viene sempre, e dice sempre il mio nome."

Harry sospirò e fece scorrere una mano tra i suoi folti capelli. "Sai chi è? È uno di loro?" Indicò i margini della mensa; sapevo che Harry sospettasse di James.

"Non indicare!" Disse Jane. "Saprà che stiamo parlando di lui se lo indichi." E dopo, più a bassa voce, aggiunse. "Ma non lo vedo." James era proprio davanti a lei e la sua espressione non cambiò quando lo vide. Quindi forse non era James, forse non era l'unica guardia ripugnante in questo posto.

Harry guardò dritto negli occhi di Jane, e lei balbettò leggermente. "Puoi farmi un favore, Jane? Se lo vedi o scopri il suo nome, vieni da me a dirlo, okay?"

Si guardò intorno, come se stesse decidendo se fidarsi o meno di noi. "Mi ha detto di non dirlo."

"Beh, ci hai già detto tutto il resto. Un nome o un viso in più non farà la differenza, giusto?" Dissi. Meditò le mie parole e poi annuì.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora