Capitolo 37

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Il precedente 'qualcosa di brutto' che io pensavo stesse per succedere, in realtà non successe. Beh, non ancora comunque. C'era qualcosa che indugiava, qualcosa che penzolava fuori dalla vista. Da qualche parte nella mia mente sapevo che stava per arrivare, era proprio come la quiete prima della tempesta. La nostra felicità era sempre di breve durata e la nostra fortuna si esauriva troppo in fretta. Ormai avevo imparato a non aggrapparmi più a nessun conforto o speranza, poiché quest'ultimi mi venivano strappati il secondo dopo in cui ci avevo creduto. Così, non mi gustai troppo il fatto che ci fossero stati concessi alcuni giorni di serenità.

Ma cercai di sfruttarli al meglio delle mie capacità. Poiché la mia guardia sembrava essere perfettamente normale, non parlava molto ma mi conduceva dove dovevo andare, senza problemi.

Le malvagità della Signora Hellman sembravano essere a bada per il momento, e James, Kevin e persino Norman avevano mantenuto le loro distanze. C'era una mancanza delle afflizioni che di solito ci sommergevano.

Il paradiso che mi aveva promesso Harry, era spesso offuscato da tempeste fragorose, rendendo difficile credere che potesse persino esisterne uno. Ma sembrava sempre che lui riuscisse a trovare la strada per ritornare in questo paradiso. Ci nascondevamo nei ripostigli, aspettavamo finché la mensa non si fosse svuotata per rubare un bacio, o poggiava semplicemente una mano sul mio ginocchio da sotto il tavolo; trovava sempre un modo per rendermi felice. Ovviamente non potevamo stare insieme nel modo in cui entrambi desideravamo e necessitavamo disperatamente. Ma c'erano comunque dei modi per soddisfare leggermente la nostra fame. Harry escogitava sempre un piano per superare la rigida sorveglianza delle guardie; e lo faceva molto spesso, dal momento che non passavano mai tante ore senza il suo tocco sulla mia pelle. Specialmente negli ultimi giorni, in cui una, o persino due volte al giorno, ci eravamo ritrovati con i capelli scompigliati e con le labbra gonfie per i baci.

Ieri era stato uno dei miei momenti preferiti passati finora con Harry.

Era iniziato con Mikayla e il suo libro sconosciuto. Era seduta in mensa mentre vi entravo per pranzare, appoggiata felicemente sulla sua sedia di plastica. I suoi avambracci abbronzati erano poggiati sui lati del tavolo, ma c'era qualcosa che teneva tra le mani, qualcosa che mi mancava molto da quando non vivevo più nel mio appartamento.

"Dove lo hai preso?" Le chiesi, incuriosita.

"Questo?" Domandò, sollevando il libro.

"Sì. Lo hai portato con te quando sei venuta in istituto?"

"No," rispose, mentre Harry assisteva alla nostra conversazione dal suo posto dall'altra parte del tavolo. "L'ho preso in biblioteca."

"Quale biblioteca?" Incalzai. Un libro sembrava un modo perfetto per immaginare un mondo diverso da quello in cui vivevo ora, confuso e crudele.

"Quella di qui," disse a mo' di 'capitan ovvio'. Come se fosse una cosa palese.

"Wow, wow, aspetta," si intromise Harry. "Questo posto ha una libreria?"

"Sì. . . non lo sapevate?"

"No," disse, quasi allibito che non ne fosse a conoscenza. "Da quando?"

"Non lo so," disse Mikayla in un tono monotono. "Sembra abbastanza nuova, probabilmente da un paio di anni."

"Come l'hai scoperta?" Domandai.

"Wow, calmatevi ragazzi," disse drammaticamente alzando le mani in difesa. "Ho solo chiesto alla mia guardia se ci fossero alcuni libri qui in giro e mi ha portata in biblioteca."

Gli occhi di Harry erano spalancati con entusiasmo. "Porca puttana, ci andrò ora."

"Aspetta fino a dopo pranzo," dissi, non riuscendo a sopprimere un sorriso. "Voglio andarci anch'io." Mi presi una sedia e mi accomodai accanto ad Harry.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now