Capitolo 38

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HARRY'S POV.

Non sapevo esattamente ciò che Jane fosse per me. Un'amica? Un'alleata? Solo un'altra paziente? No, sicuramente nessuna delle tre opzioni. I pazienti qui non erano nulla per me, e lei alla fine era più di questo. Lei era qualcuno. Lei era una strana donna silenziosa con molti problemi. Lei era interessante, era buona. Lei aveva un figlio.

Forse era giovane, forse era vecchio. Forse gli importava di sua madre, forse no. Ma ora questo figlio non aveva più una madre. Non poteva più desiderare il giorno del suo rilascio, non sarebbe più potuto venire a farle visita, non si sarebbe più potuto mettere in contatto con sua madre.

E per qualche ragione, mi sentii tanto in colpa per questo.

"È colpa mia," le parole vennero fuori silenziose, ma Rose mi aveva ascoltato. Istintivamente, spostò la sua mano sulla mia in segno di conforto.

"No, non lo è, tu non-"

"Sì, lo è," interruppi. "Quando sono andato a parlare con la Signora Hellman per cambiare la tua guardia, mi ha chiesto il motivo." L'espressione perplessa di Rose mi sollecitò a continuare. "Così le dissi di Jane." I miei occhi guardavano il mio grembo, non volendo incontrare i loro sguardi.

"Cosa?" Chiese Mikayla.

"Sì, le ho detto che Kevin non doveva essere la guardia di Rose dal momento che abusava di Jane. E non so perché, ma forse per questo motivo la Signora Hellman l'ha fatta portare in sala operatoria."

"Non ha senso," replicò Rose. "Perché avrebbe dovuto farlo?"

"Chissà," feci spallucce. "Stiamo parlando della Signora Hellman. Avrebbe potuto farlo solo per farci un dispetto. O magari non voleva che Jane parlasse, non voleva nessuna prova sul fatto che le sue guardie stessero stuprando delle donne. Succo della storia: se non avessi detto niente, Jane sarebbe qui."

"Non avevi idea che la Signora Hellman avrebbe fatto una cosa del genere. Stavi solo cercando di proteggermi, Harry. Hai fatto la cosa giusta," le parole di Rose alleviarono lievemente il peso sulle mie spalle, ed annuii per il suo bene, anche se io non credevo davvero alle sue parole. "Inoltre," Rose continuò, "non sappiamo per certo che lei sia morta." Ma la sua voce non suonò fiduciosa.

"Aspettate, morta?!" Chiese Mikayla un po' troppo forte, e per un momento, avevo dimenticato che lei fosse ancora qui. L'avevamo ignorata.

"Manca da due giorni, dove altro potrebbe essere?" Domandai.

"Forse è ancora in quella stanza," disse Rose. "Forse è viva."

Feci un respiro profondo. "No, Rose, non penso." Aveva una sorta di speranza nelle persone, e per questo la ammiravo, ma a volte questa speranza portava solo ad una delusione.

Lei non avrebbe dovuto sapere, a differenza mia,  del male che poteva celarsi sotto la pelle umana. Non avevano avuto problemi nell'eliminare Cynthia Porter dall'esistenza, ed ero certo che non avrebbero avuto alcun problema a fare la stessa cosa a Jane.

"Pensi che l'abbiano fatto perché sanno che stiamo cercando di fuggire?" Sussurrò Rose. I suoi occhi profondi erano spaventati mentre cercavano un rifugio nei miei. E volevo disperatamente esserlo per lei, essere quello di cui lei avesse bisogno. Avrei potuto difenderla se non fosse stato per le fottute sbarre che ci dividevano ogni notte.

Ma un 'non penso' fu tutto ciò che riuscii a dire per rassicurarla al momento. "Probabilmente non vogliono che le persone più sane di mente collaborino, questo è tutto. Anche se non penso sappiano cosa abbiamo in mente."

Annuì e rilasciò un sospiro di sollievo. Ma le sue spalle si accasciarono e si poggiò all'indietro sulla sua sedia, come se qualcosa la stesse ancora turbando.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now