Capitolo 44

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HARRY'S POV

Il Wickendale era infestato da guardie, dipendenti e personale. Come gli insetti nelle insenature dei muri della struttura, mi insinuai attraverso gli stretti e lunghi corridoi. Se io e Rose ci fossimo limitati a percorrerli velocemente, saremmo stati inevitabilmente scoperti da uno di loro. Sicuramente, c'era la possibilità che noi li avremmo potuti oltrepassare, ma era davvero minima. Due pazienti che correvano febbrilmente per salvarsi la pelle sarebbero passati inosservati soltanto per miracolo. E noi non dovevamo sprecare alcun miracolo.

Ma un paziente e una guardia avrebbero a malapena attirato attenzione. Per cui era per questo motivo che dovevo uccidere James. Addormentarlo con un sedativo avrebbe probabilmente potuto funzionare, ma ero a corto di aghi riempiti di droga. Allora, Opzione B; ucciderlo ed aumentare immensamente le nostre possibilità di fuga. O perlomeno, questa era la ragione che avevo dato a me stesso per volerlo morto.

Quando James si voltò di scatto, fu incapace di reagire prima che io liberassi quel primo pugno, il dolore lancinante nelle mie nocche causato dalle ossa sotto la sua pelle, fu rinvigorente. Causato dal fatto che il mio successo implicava che eravamo sempre più vicini alla fuga. Causato dal fatto che ogni volta che barcollava all'indietro, implicava che eravamo sempre più vicini a lasciare questo posto.

Continuavo a dire queste cose a me stesso. E allora, cosa sarebbe successo se avessi provato un po' di eccitazione e gioia nella consapevolezza di essere sul punto di uccidere l'uomo di fronte a me? Era gratificante perché stavo finalmente ottenendo la mia vendetta sulla persona che con una sola mano, aveva quasi distrutto le uniche due persone che avevo mai potuto amare. Si era preso gioco della mia vita e ora stavo per porre fine alla sua.

Ma anche ora, anche dopo tutte quelle scuse che avevo dato a me stesso, sapevo che non fosse tutto. A parte il desiderio di scappare, a parte la vendetta, c'era qualcos'altro.

Guardai James ora, una mano a massaggiarsi la sua mascella. I suoi occhi erano spalancati e confusi mentre mi fissava lì in piedi di fronte a me.

"Cos-" iniziò a dire mentre il mio pugno cadde sull'altro lato. E la mia mano faceva male da morire, ma il dolore allarmante si affievolì nella consapevolezza che a James avesse fatto più male. La sua testa scattò indietro mentre alcune gocce di sangue venivano fuori dalla sua bocca. Il suo corpo barcollò di nuovo ma la sua mente pensò velocemente, la sua mano si spostò sulla piccola pistola sul suo fianco. Anche se io fui più veloce.

Il mio piede gli si avvicinò e diedi un calcio al suo polso tirandola via, prima che potesse sollevarla completamente. La pistola cadde rumorosamente a terra. James grugnì all'impatto e mantenne il suo polso in una mano per alleviare il dolore. Ma lui la sapeva lunga, rilasciandola velocemente per difendersi con entrambe le mani. Ora era pronto a reagire. Sapeva ciò che stessi facendo e avrebbe provato a fermarlo. Io avevo qualcosa che lui non aveva. Avevo un'adrenalina fresca che scorreva attraverso di me e l'urgenza della fuga mi attraversò la mente. Avevo rabbia, e avevo uno scopo. Tutte le ragioni che lui aveva per combattere erano limitate nella propria autodifesa. E ciò non sarebbe stato abbastanza per salvarlo.

"Harry, fermati," comandò, la sua voce forte. "Tu non vuoi farlo. Lascia che ti riporti nella tua cella."

Non riuscii a fermare la risata che venne fuori dalla profondità del mio petto, un sorriso ad incresparmi le labbra. Riportarmi alla mia cella? Era serio?

Allora liberai un altro colpo.

Questa volta James non fece richieste e non rimase frastornato per la sorpresa. Questa volta reagì e mi colse di sorpresa. La durezza del suo pugno si abbatté su di me, colpendo il lato del mio viso con forza sufficiente a farmi inciampare indietro. La mia guancia bruciava.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now