Prologo

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Il piccolo appartamento in cui vivevano ormai da un paio di anni, negli ultimi tempi, si stava rivelando particolarmente claustrofobico.

Se c'era una cosa che Guido detestava in modo viscerale era proprio la totale mancanza di solitudine. Gli piaceva ritagliarsi, nel corso della giornata, dei momenti che fossero soltanto suoi, lontani dal lavoro e, soprattutto, distanti dalle proprie dinamiche familiari.

Nonostante tutto, tre anni prima, aveva intrapreso una relazione con ben due uomini diversi. Amava Daniele e Alessio, tuttavia erano mesi che notava che qualcosa non andava più per il verso giusto.

Daniele si arrabbiava troppo spesso, si trincerava in inquietanti silenzi, sfogando la propria frustrazione con il più giovane dei suoi compagni. Alessio, dopotutto, aveva un carattere particolare, e tendeva ad assumere con estrema facilità comportamenti infantili e parecchio discutibili.

Guido era sempre stato dell'idea che ogni cosa, finanche i difetti e tutti i più piccoli vizi, al fianco dei pregi, fossero ciò che rendevano una persona unica e insostituibile. Di Daniele e Alessio, infatti, a chiunque glielo chiedeva, rispondeva prontamente che adorava soprattutto quegli aspetti dei loro caratteri che, per altri, sarebbero potuti apparire finanche molesti.

Tuttavia, nel guardare la sua piccola famiglia, accomodata intorno al tavolo durante quella cena, stentava a credere che tutto si sarebbe potuto risolvere facilmente. Daniele, già da un po', trafficava con il proprio cellulare, scambiandosi messaggi con qualcuno, glissando ogni tentativo da parte dell'uomo di dare il via a una conversazione tra di loro.

Sospirò, asciugandosi la bocca con un tovagliolo. Non aveva terminato di consumare la sua cena, ma non aveva più appetito.

Rivolse un breve sguardo in direzione di Alessio, lo vide mentre si portava alla bocca la forchetta, con occhi assenti.

-Com'è andata oggi?- gli domandò. Il giovane sussultò e portò l'attenzione su di lui, aggrottando la fronte.
-Al solito- gli rispose, riprendendo a mangiare.
-Hai passato tutto il tuo tempo a farti corteggiare dai tuoi... amici?- gli chiese con fare sprezzante Daniele, senza sollevare gli occhi dal cellulare.

Alessio si irrigidì e finì anche lui per perdere l'appetito.

-Questa tua gelosia è fuori luogo e stancante. Ti ho detto miliardi di volte che non faccio il cretino con nessuno di loro e il fatto che tu continui a insistere in questo modo mi dà fastidio!- sbottò, mentre l'altro, finalmente, sollevava lo sguardo dall'apparecchio, bloccandone persino la schermata principale.

-Stai sempre a fare il carino con tutti. Non ho mai detto cretino, questo lo dici tu! Dovete sempre fraintendere quello che dico io, perché... certo! Ci vuole un cattivo della situazione ed entrambi avete già deciso che sono io! Ma poi sei tu, Ale, che ti stai lì a farti toccare da chiunque!-

Alessio si alzò di scatto, battendo le mani contro la superficie del tavolo: le stoviglie rimalzarono, producendo un rumore metallico.

-Smettetela- sussurrò Guido, e gli altri due si volsero nella sua direzione. Dagli sguardi che gli rivolsero, l'uomo comprese immediatamente che stavano per fare di lui la vittima sacrificale di quell'ennesimo litigio. -Non è possibile che ogni volta finisca sempre così. Volevo soltanto chiacchierare un po' con voi e, mi rendo conto, non è più possibile farlo- concluse con un sospiro.

Si alzò e iniziò a sparecchiare, voltando le spalle a entrambi.

Daniele imprecò, recuperò il cellulare e sparì dalla circolazione. Poco dopo lo sentirono chiudere con violenza la porta della loro camera da letto.

Alessio rimase immobile, un po' spaventato, a dire il vero, dalla mancanza di volontà del compagno di proseguire quel loro discorso, magari anche cercando di fare pace prima di mettersi a dormire.

Si avvicinò all'altro, abbracciandolo in vita, mente Guido era intento a lavare un piatto. L'uomo lo poggiò nella vasca del lavandino e chiuse il rubinetto dell'acqua, traendo un profondo respiro. Espirò piano, stringendo con forza il bordo del lavello.

Non gli piaceva quella situazione. Non sapeva come fare per ammetterlo, tuttavia si conosceva. Guido tendeva a non arrabbiarsi mai per davvero e, se lo faceva, perdeva le staffe in modo irrecuperabile, distruggendo ogni cosa intorno a sé. Per quel motivo preferiva evitare ogni scontro, cercando di rimediare prima ancora che la situazione degenerasse per davvero.

Erano mesi che lottava per tenere insieme i pezzi della loro relazione, ma Daniele continuava ad arrabbiarsi e fuggire; Alessio si ostinava a restare in silenzio, custodendo gelosamente tutte le cose che gli davano fastidio, pur di andare incontro agli altri e non indispettirli troppo.

Tutto quello stava incominciando a rendere Guido insofferente. Si sentiva come se si stesse lentamente staccando da loro. Spesso, quando si chiudeva nel suo studio con un cliente, anche se passava ore senza vedere i suoi compagni, né sentirli, alla fine si rendeva conto che non gli erano mancati, che non aveva rivolto loro nemmeno il più piccolo, fugace pensiero.

E quello lo faceva sentire in colpa.

-Cosa ci sta succedendo?- gli domandò Alessio, poggiando la fronte al centro della sua schiena. L'altro rimase in silenzio per un po', poi si girò nel suo abbraccio, ricambiandolo, e gli baciò i capelli.

-Non lo so- ammise l'uomo e il suo compagno tremò.
-Non voglio che tutto finisca. Non saprei come vivere senza di voi. Vi amo, Guido. Siete tutto quello che ho...-
-Sei una persona forte, amore. E dolce. Sei il cuore di questa nostra famiglia. Non avere paura... qualsiasi cosa accadrà, vedrai che la risolveremo-

Nel dire quelle parole, tuttavia Guido non poté fare a meno di domandarsi se non avesse appena rifilato al suo compagno un'enorme bugia...

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