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Sembrava che il cielo si stesse prendendo gioco di lui: la primavera stava lentamente lasciando il posto all'estate ed il cielo era terso, privo di ogni nuvola, l'aria era calda, l'umidità gli si appiccicava sulla pelle.

Daniele era incazzato, con il tempo, con il suo tempestoso umore, con Guido, persino con Giorgio ed era furioso, così come non lo era con nessun altro, con Mattia.

Non riusciva a fare a meno di continuare a vederlo come un rivale in amore, come la causa primaria della fine della sua relazione con Alessio e Guido.

Certo, lui li aveva traditi, ma li aveva anche tanto amati, nonostante fosse una persona con difficoltà relazionali: credeva che, con il tempo, il sentimento profondo che lo legava agli altri due, lo avrebbe aiutato a diventare una persona migliore, una persona in grado di dimostrare i propri sentimenti agli altri, una persona senza più paura di amare.

Sospirò: Mattia aveva rovinato tutto. Si era messo in mezzo a loro tre nel momento più delicato della loro relazione mandando tutto a quel paese, tranciando il loro legame seducendo Guido con il suo fare da puttana da quattro soldi.

E questo, Daniele, non glielo avrebbe mai perdonato.

Entrò nello studio del tatuatore subito dopo averlo visto uscire dalla porta principale: era giorno di chiusura e non aveva tenuto la saracinesca abbassata perché aveva avuto un cliente extra.

Il "cliente" era un vecchio amico di Guido dai tempi del liceo e Daniele li aveva visti uscire insieme poco prima, senza portarsi dietro Mattia.

Se tutto ciò che lui aveva fatto o stava facendo, fosse stato sbagliato, il Destino non gli avrebbe mai spianato la strada in quel modo facilitandogli le azioni.

E convinto di ciò, fece girare la chiave nella serratura dietro di sé, la tolse e la infilò nella tasca dei jeans, prima di dirigersi verso l'ufficio cercando Mattia.

Il ragazzo non si era accorto di non essere più solo dentro lo studio e Daniele lo trovò seduto dietro la scrivania di Guido a scrivere qualcosa su di un taccuino: perché era rimasto, cosa l'aveva spinto a perdonare l'ennesimo presunto tradimento del tatuatore? Aveva visto il morso sul suo collo? Davvero aveva creduto alla versione dei fatti che gli era stata rifilata da Guido?

Daniele scosse la testa e, lentamente, si avvicinò alla scrivania.

Mattia aggrottò la fronte e smise di fare ciò che stava facendo, come se una strana sensazione lo stesse stimolando a rivolgere la propria attenzione intorno a sé.

Incontrò gli occhi di Daniele e sentì il panico attanargli il petto: i suoi muscoli si irrigidirono mentre il sangue defluiva dal suo viso e la pelle gli si ricopriva di un sottile strato di sudore freddo.

-Che ci fai qui?- balbettò e Daniele gli rispose con uno strano sorriso che gli procurò un'altra fitta al petto.

Cercò di afferrare il cellulare sul ripiano della scrivania, ma Daniele fu più veloce strappandogli il cellulare di mano e scaraventandolo sul pavimento lontano da loro.

Mattia si alzò di scatto dalla sedia e cercò di allontanarsi dalla scrivania, ma Daniele gli fu subito addosso afferrandolo per i fianchi e spingendolo contro il ripiano di vetro.

-Daniele!- urlò il ragazzo mentre l'altro cercava di tenerlo fermo sotto di sé artigliandogli la pelle con le unghia, lasciandogli dei lunghi graffi rossi, alcuni così profondi che presero ad arrossarsi di sangue.

-Ti prego... Daniele... ti prego!- urlò Mattia con le lacrime agli occhi e l'altro fece scattare un coltello a serramanico davanti al suo viso.

-È troppo tardi per redimersi...- gli sussurrò sulle labbra e gli piantò il coltello nel fianco.

Mattia urlò mentre la ragione abbandonava la mente e riusciva a percepire solo il dolore sordo della lama contro la sua pelle, mentre la incideva sempre più profondamente allontanandolo dalla realtà.

E pensò a Guido, a quanto lo amava, alla lite, l'ennesima, che avevano avuto a causa di Daniele proprio poche ore prima, la stessa che, ancora incazzato, l'aveva spinto a lasciarlo da solo lì allo studio per uscire con il suo amico.

Pensò a tutti i timori che l'avevano reso sempre più paranoico dall'inizio della sua relazione con il tatuatore, ed a tutte le stupide discussioni che avevano rischiato di allontanarli ed all'amore, improvviso ed ancora immaturo, che li aveva travolti legandoli l'uno all'altro in così breve tempo, ma già così profondamente.

E sentì le lacrime scendere sul suo viso ed il cuore esplodere di dolore al pensiero di non rivederlo mai più, al pensiero che, l'ultima cosa che avrebbe visto della sua vita, sarebbe stato il sorriso crudele di Daniele.

E sussultò sentendo la lama affondare di nuovo nel suo corpo e pensò che avrebbe lasciato questo mondo senza aver fatto pace con Guido, senza avergli detto che lo amava e gli credeva e che, nonostante tutte quelle prove a remare contro l'idea di fedeltà del tatuatore, lui non aveva mai avuto dubbi, lui gli aveva sempre creduto anche quando tutto sembrava remargli contro.

Proprio come quel pomeriggio... e non si sarebbe mai perdonato di non avergli detto quanto lo amasse, nonostante tutto.

Sentì il corpo farsi pesante, la vista perdere ogni contatto con la realtà, non riusciva neanche più a distinguere i lineamenti del viso di Daniele.

Si sentiva come sospeso nel vuoto, totalmente intorpidito ed assente.

Sentì le palpebre pesanti e non fu più in grado di capire se continuava a tenere gli occhi aperti o se li aveva già chiusi.

Daniele incominciò a sentire la presa della mano farsi instabile, il palmo scivolare sul manico del coltello. La vista farsi confusa e la mente svuotarsi di colpo.

Si staccò da Mattia che sembrava essere diventato una bambola rotta, come priva di vita sul ripiano di vetro della scrivania.

Era morto? Era svenuto?

Si guardò le mani ed i vestiti, i vestiti di Mattia... ed iniziò a cercare di dare una spiegazione logica a tutto quel rosso che gli accecava la vista. Non riusciva a dargli la giusta forma, il giusto significato e sentì l'intorpidimento dei muscoli lottare contro la ragione che cercava di farsi spazio nella sua mente.

Il coltello gli scivolò dalle mani finendo sul pavimento con un tonfo sordo e sobbalzò come se quell'unico suono tentasse di strapparlo da quel suo stato di trance.

E sentì l'urlo alle sue spalle assordargli ogni suono, trapassargli la testa e sciogliere ogni incertezza, ridandogli la ragione.

Si portò le mani alla testa e cadde sulle ginocchia e vide Guido avvolgere il corpo di Mattia e stringerlo forte al suo petto tra urla e lacrime.

C'era qualcun altro alle sue spalle e tutto fu veloce e confuso.

Cadde in avanti poggiando i palmi sul pavimento e vide le sue mani macchiate del sangue del ragazzo e non le riconobbe e non si riconobbe in ciò che aveva fatto e si domandò come aveva potuto arrivare sino a quel punto.

Cosa aveva fatto? Perché era arrivato a tanto? Come aveva potuto lottare per amore portando avanti... qualcosa che vi era così distante? Qualcosa di così orribile...

Quando era diventato un mostro? Perché lo era diventato?

Sentì in lontananza le sirene farsi sempre più vicine ed il pianto di Guido farsi sempre più disperato.

Qualcuno gli strinse le braccia dietro la schiena e sentì la fitta di dolore alle spalle scuoterlo nella ragione ancora una volta. E si pentì e sentì come quel dolore si stasse facendo strada nel suo cuore.

La sua vita era terminata e lui lo sapeva... non si sarebbe mai più sentito un uomo, ciò che aveva fatto lo privava di ogni umanità e... qualsiasi sarebbe stata la sua punizione, sapeva non sarebbe stata abbastanza, sapeva che non sarebbe stata in grado di ridare equilibrio alla sua vita.

Chiuse gli occhi e sentì le lacrime scendere sul suo viso: era un mostro e da tale avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

SCRIVIMI SULLA PELLE Where stories live. Discover now