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Guido si sfilò il casco, abbassò il cavalletto della moto e spense il motore. Rimase lì qualche secondo, immobile, indeciso su ciò che avrebbe dovuto fare.

Era assurdo che si fosse ritrovato in quella situazione con Mattia per colpa di una persona che aveva amato: avevano fatto pace, senza ombra di dubbio, così come non aveva dubbi di dover trovare una soluzione che fosse "definitiva" per quella situazione.
Mattia aveva tanti pregi, ma più lo conosceva, più si rendeva conto di quanto fosse paranoico.

Era una cosa che avrebbe dovuto accettare, perché non esisteva un amore che fosse realmente tale tirandosi indietro davanti ai piccoli, grandi difetti dell'altro. Era sempre stato dell'opinione che, quando si ama qualcuno, bisognasse accettarlo per tutto ciò che quella persona era, altrimenti, sarebbe un po' stato come amare solo una parte di quella persona.
Se Guido avesse obbligato Mattia a cambiare, se avesse, in qualche modo, cercato di cancellare quella parte di lui, Mattia non sarebbe più stato lo stesso ragazzo di cui si era innamorato.

Ammorbidire gli spigoli del proprio carattere, cercare di migliorarsi ogni giorno di più, doveva essere una cosa che sarebbe dovuta venire da dentro quella determinata persona, un suo desiderio personale e non qualcosa imposto dagli altri.

Mattia ci stava provando a fidarsi di lui, nonostante la sua paranoia.
Eppure... Guido sentiva di dover fare lo stesso qualcosa per aiutarlo in quella direzione.

Sbuffò infastidito dalla trovata "geniale" che pensava di aver avuto per andare incontro alle proprie esigenze.
Scese dalla moto e si diresse a passo sicuro verso il palazzo dove abitava uno dei migliori amici di Daniele: era sicuro di trovarlo lì.

Suonò il campanello di casa e Giorgio gli rispose al citofono invitandolo, con qualche titubanza, a salire.

Guido scosse la testa: sapeva quanto i due amici fossero legati ed avrebbe preferito non trovare il padrone di casa, avrebbe preferito poter parlare da solo con Daniele, ma erano tutte cose che sapeva di non poter più pretendere. Quindi, si preparò mentalmente ad affrontare il duo.

Giorgio abitava in un bilocale claustrofobico: due stanze piccole, con una sola finestra per stanza, i tetti bassi e le pareti dipinte di colori scuri, i mobili ammassati ed il caos che la faceva da sovrano.

Guido tirò un respiro profondo entrando in quella specie di casa e sentì subito i suoi sensi acuirsi e metterlo in allarme: c'era qualcosa che non andava, anche se non sapeva ancora cosa fosse.
Probabilmente, si disse, era tutta una questione di ansia dovuta a ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche minuto:

-Ciao- lo salutò Giorgio con un sorriso tirato: si presentava come il tipico nerd con le t-shirt di Star Wars, gli occhiali e l'aspetto trasandato di chi passa più tempo davanti ad un computer che a prendersi cura di sé.

E sarebbe potuto anche andare bene, se non fosse stato che, Giorgio, da sempre, sotto quella maschera di prototipo di nerd ben studiato, non si fosse rivelato, nel tempo, una persona infida e subdola. Peculiarità del carattere dell'altro che Guido disprezzava profondamente:

-Ciao- lo salutò appena, cercando di ignorarlo il più possibile e concentrando la sua attenzione su Daniele scompostamente seduto sul divano: indossava un paio di jeans corti sulle cosce, stava a petto e piedi nudi, fumava una sigaretta senza prestare attenzione a nessuno degli altri due, come se fosse solo nella stanza.

Guido aggrottò la fronte: non che gli importasse particolarmente, ma "l'abbigliamento" precario con cui gli si stava mostrando, gli sembrava eccessivo per quel periodo dell'anno, nonostante le giornate avessero già incominciato a farsi più soleggiate ed il caldo avesse iniziato a farsi sentire con appena un po' più di prepotenza.

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