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Guido scosse la testa ritornando al presente: benissimo, allora, perché si era svegliato nel suo studio anziché nel suo letto tra i suoi due compagni e con i residui di una sbronza da paura a sconvolgergli la mente e la ragione?

Più cercava di ricordare cosa era accaduto dopo, più i suoi ricordi sembravano allungarsi dilatando all'infinito particolari irrisori e svanendo di colpo nel momento della rivelazione.

Non poteva chiamarli: erano ancora in pace? Avevano di nuovo litigato? Perché? Daniele ed Alessio erano insieme? Avevano di nuovo litigato tra di loro mettendo in mezzo lui? Loro avevano fatto pace e lui era stato cacciato? Che diavolo era successo?!

Non poteva di certo continuare a lasciarsi andare ad ipotesi senza senso costruendosi castelli in aria ed agendo di conseguenza senza sapere quanto vicino o lontano si trovasse dalla realtà. 

L'unica cosa che desiderava però, era poter affrontare quella situazione a mente lucida.

Guardò l'orologio appeso al muro che segnava le ore dieci e quarantacinque minuti. Sbuffò afferrando l'agenda che stava sulla scrivania e scorse con un dito gli appuntamenti di quel giorno: aveva solo due clienti nel pomeriggio.

Si alzò dalla sedia e prese a farsi un altro caffè, ma questa volta ci aggiunse qualche goccia di limone recuperando il frutto dal piccolo frigorifero che teneva vicino al mobiletto occupato dalla macchinetta del caffè.

Il sapore orripilante di quella combinazione gli sconvolse il palato e gli causò un altro conato di vomito che, però, fu in grado di trattenere: storse il naso in una smorfia di disgusto e sentì poco alla volta la testa liberarsi dal massiccio peso del mal di testa.

Era metà mattina di martedì: Daniele, in teoria, doveva trovarsi a lavoro nello studio del medico di base di cui era segretario, mentre Alessio si sarebbe dovuto recare in palestra già in prima mattinata per esercitarsi in vista del nuovo concorso di danza per cui era riuscito a passare le selezioni un paio di mesi prima, mentre nel pomeriggio avrebbe dato lezioni di danza ai suoi giovanissimi allievi.

Avrebbe fatto meglio a cercare di recuperare i suoi ricordi e recarsi dal primo dei due che si fosse liberato dai suoi impegni nel tentativo di ottenere delle spiegazioni.

Mentre la mente si andava schiarendo, aggrottò la fronte e si domandò da quando si ritrovavano ad avere così tanti impegni da lasciar credere che avrebbero anche potuto non vedersi per quel determinato giorno: Daniele avrebbe lavorato la mattina e lui il pomeriggio, probabilmente fino a sera inoltrata. Alessio era impegnato tutto il giorno: si sarebbero visti per cena?

Oppure Alessio sarebbe uscito con i suoi amici, Daniele si sarebbe chiuso incazzato nella loro stanza da solo e Guido avrebbe finito per prolungare il suo lavoro anche fino dopo cena tornando a casa troppo tardi? Era solo una visione pessimistica?

Guido scosse la testa: la verità era che, ultimamente, tutto ciò era successo ed anche troppo spesso.

Sbuffò nuovamente e prese il cellulare, notò diverse notifiche di messaggi e chiamate perse ed ebbe un sussulto: provenivano tutte dalla stessa persona.
Daniele:

"Ci sei? Senti, mi dispiace, ma non avevo alternative"

"Potresti anche rispondere al cellulare!"

"Il fatto che voi vi siate coalizzati contro di me, non mi ha lasciato scelta"

"Si può sapere perché continui ad ignorarmi? È così che cerchi di risolvere i nostri problemi? RIFIUTANDOTI DI PARLARE?"

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