5. Panico, Panico, Panico!

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Ho la visuale oscurata, finché non mi ritrovo in una camera, ci siamo io e mio padre, lui come sempre ubriaco. Si sta sbracciando senza alcun motivo mentre mi urla contro. Ormai ci sono abituata, questa è la mia realtà.

"Sei un'incapace!" Mi urla contro senza alcun pentimento nella sua voce, come se per guarirsi lui dovesse prosciugare me.

Senza che io  possa fermarla una lacrima solitaria cade sulle mie guance bagnandole e lasciando quel poco di salato capace di pizzicare. Noto sul pavimento almeno 10 bottiglie di birra o qualsiasi cosa sia alcolico.

"É per colpa tua se tua madre se ne è andata, hai capito!" Ormai le lacrime sgorgano libere come un fiume in piena senza contegno sul mio viso dai lineamenti tesi.

"Non avrei mai dovuto tenerti, sei solo un peso per me" La serie di parole che come uno schiaffo mi colpivano in viso ogni giorno mi stavano distruggendo sempre di più. Pensavo di averci fatto l'abitudine, ma mi sbagliavo.
Non lo avrei mai superato.

Ed è qui che inizio a chiedere aiuto, a gridare più forte, consumando la voce che la mamma ha sempre adorato.
L'unico problema era che più cercavo di urlare più mi sentivo annegare, non avevo più il diritto di parola, e mi sentivo soffocare.

Le urla di quel mostro si fanno  sempre più nitide e  presto sono rimpiazzate da un fischio che mi fa posizionare le mani alle orecchie dal dolore. Lui era solo un brusio di sottofondo ormai.

Mi sveglio di soprassalto, tutte le notti lo stesso incubo, non c'è storia. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Bagnata di sudore mi scosto le coperte morbide di dosso e mi asciugo le lacrime. Poggio i piedi al suolo e li ritraggo dal freddo, per terra non c'è alcun tappeto e pur essendo estate con i piedi scalzi ho sempre freddo. Si sono sempre stata freddolosa io, sin da piccolina.

Mi alzo dal letto e vado in bagno per  sciacquarmi il viso  tentando di cancellare quei ricordi indelebili. Mi guardo allo specchio e mi spavento del mio stesso riflesso. Mi faccio una doccia calda con sapone profumato e indosso l'accappatoio. Questa camera è molto carina, è abbastanza piccola ma va più che bene per una sola notte, anche perchè sono abituata anche a peggio. Sento il telefono squillare sul comodino e con ancora i capelli fradici lo prendo. É Colie. Mi ero dimenticata che avevamo appuntamento, che novità, la memoria non mi ha mai aiutata molto in questo. "Ti sto aspettando da Starbucks fai presto ho già ordinato il solito"

Di fretta scendo dal letto prendo dei vestiti a caso e me li infilo velocemente, prendo l'asciugacapelli e li asciugo a testa in giu. Sono venuti riccissimi, pazienza, d'estate almeno si possono tenere di più. É d'inverno che diventa un problema.

Prendo borsa cellulare e faccio le valigie, oggi mi trasferisco al Pierce Hotel finalmente.            Esco dalla piccola camera e con i bagagli pronti tra le mani scendo con l'ascensore al piano terra. Mi faccio ridare i documenti e faccio il check out. Faccio una breve corsa e dopo dieci minuti arrivo allo Starbucks. Con il fiatone faccio un segno con la mano per farmi notare da Colie che è distratta al telefonino. "Colie, scusami, ti ho fatta aspettare un'altra volta" Il mio  torace si abbassa e si alza a velocità paurosa, me la sono cavata abbastanza bene, avevo anche i bagagli.  

Prendiamo posto ad un tavolo e dopo qualche minuto il cameriere ci viene a fare gli ordini. Io ho preso dei waffle con un cappuccino seguita da Colie che ha preso un caffè.

"Allora, è deciso, oggi ti trasferirai in Hotel?" Annuisco e una volta arrivate le portate mangio abbastanza affamata. "Mi sono divertita un sacco ieri, non ti ho detto niente ma penso che una parola basti per farti capire: Madison" 

Colie spalanca gli occhi. "Grace, dimmi che quei capelli non avevano niente a che vedere con te, non ti conviene metterti contro di lei. É una vipera quando vuole, ho fatto qualche anno di scuola con lei e fidati che non è cambiata di una virgola" Mi gratto leggermente la nuca e faccio un' espressione non del tutto innocente. "Credo di aver perso il controllo" 

TOXIC LOVEWhere stories live. Discover now