9. Madison, ti odio

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Mi sveglio, ho un mal di testa atroce e non mi ricordo niente di ieri, dove sono? Mi guardo intorno, mi trovo  in una casa spaziosa e molto bella, moderna contornata quasi interamente da colori scuri. Dove cavolo mi sono cacciata sta volta! Non mi ricordo di aver bevuto tanto quindi non capisco perché io stia così male. Volgo il mio sguardo verso la finestra, il panorama è mozzafiato ma è abbastanza tardi. Mi alzo di botto e cado per terra con la coperta arrotolata addosso. Dio, sono anche in ritardo per il lavoro. 

 Esco dalla stanza magnifica in cui mi trovo e uscendo mi accorgo di trovarmi in una villa. A giudicare dall'aspetto meraviglioso e alla sua portata sicuramente sarà di qualcuno molto ricco. Scendo le scale con i piedi scalzi, il contatto diretto con il marmo del pavimento mi fa venire la pelle d'oca. 

"C'è qualcuno ?" La mia voce rieccheggia nell'aria creando eco. Onestamente è un po' inquietante come casa.
Sento dall'altra stanza un rumore di una pentola che cade e automaticamente mi metto sull'attenti prendendo una sedia. Mi avvicino lentamente alla fonte del rumore. Dalla presunta cucina, molto piccola per una villa devo dire, intravedo una signora paffuta. Con uno sguardo imbarazzato poggio la sedia per terra e mi gratto la nuca. Faccio un sorrisetto nervoso e mi guardo i piedi. Si, sono abbastanza paranoica. La signora mi sta scrutando con un sorriso stampato sul volto.

"Salve, lei deve essere la signorina White"

Sarà sicuramente straniera, di certo non Americana e avrà intorno ad una cinquantina d'anni.
Affianco a lei sul tavolo c'è una fantastica colazione: pancakes, yogurt greco, frutta e persino brioches. Un'isola fantastica si trova al centro della cucina, ci sono delle ciotole contenenti l'impasto per i dolci.

"Non darmi del lei, invecchia, chiamami Grace" le sorrido cordialmente e prendo una sedia sedendomi.

"Va bene, allora tesoro hai bisogno di una Tachipirina per il mal di testa?" Accidenti, certo che ne ho bisogno, ma non posso fidarmi ancora.

"Chi è il proprietario della casa?" Chiedo in cerca di qualche risposta.

"Non si ricorda niente della sera precedente?" Mi chiede un po' perplessa pensando che io lo ricordassi. Dalla finestra si riescono a scorgere dei piccoli uccellini, mi incanto a guardarli per qualche secondo. Delle creature così innocenti e allo stesso tempo affascinanti. Distolgo lo sguardo dalla finestra e lo rivolgo alla signora paffutella. Mi sta guardando con aria comprensiva e prima che io possa aggiungere qualcosa dice:

"Il signorino Pierce" 

Perdo un battito. Cosa ci faccio nella villa del mio capo? Non sarà mica successo qualcosa tra noi? Mi sforzo il più possibile per poter ricordare, ma le uniche cose che ricordo sono il locale e la musica alta.

"Vorrei un'attimo parlare con Pierce se è possibile ovviamente" Mentre mette a cuocere un po' di impasto sulla piastra si gira con il suo grembiule nero e ci pensa su. 

"É uscito per fare la sua corsa mattutina, di solito la mattina esce sempre a quest'ora" Lo avrei scommesso che era un tipo sportivo. "Ti sto  preparando la colazione" Mi dice la donna in modo gentile. Mi infilo una mano tra i capelli che ormai sono una matassa indomabile e do uno sguardo veloce a quello che sto indossando. Una maglia bianca di cotone e dei boxer, i suoi boxer. Arrossisco al solo pensiero di quello che potrebbe essere successo. Scaccio subito via l'ipotesi dalla mia testa, per ora non ho bisogno di alcuna distrazione.

Dopo qualche minuto posiziona dei pancakes sul tavolo e con modi gentili mi porge anche una brioche con un bicchiere di latte. "Grazie tante" All'improvviso si sente il rumore del campanello suonare. Controllo l'orario dell'orologio che ho sul polso e segna le undici del mattino.

TOXIC LOVEWhere stories live. Discover now