Capitolo 11

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Capitolo 11

Come in un bellissimo sogno Alice il mattino seguente era raggiante, aveva dormito benissimo e apprezzò la colazione in camera anche se non era stata richiesta da lei. Il sole troneggiava dietro la scogliera e rifletteva raggi gialli e tiepidi in giardino, quando sentì il buongiorno di Edoardo, trasalì. Il pensiero stava correndo ad un quadro che sua nipote aveva fatto per un momento molto difficile per la sua famiglia e il ricordo raggiunse il suo cuore, un ballo ad una sagra, la melodia di un tango e il sorriso di suo padre che le aveva insegnato a ballare. Era un uomo che sapeva come divertirsi e gli piaceva bere, fumare, chiacchierare e guardare le belle donne, però ballava con lei, sempre. Ricadde per un attimo nell'abbraccio consolatorio di due braccia anche fin troppo magre, per risalire con nostalgia da quell'affetto che non poteva dimenticare, anche se a volte si dissociava completamente dal suo comportamento litigandoci, questo non voleva dire che non gli volesse bene. Edoardo la salutò di nuovo.

«Buongiorno, ti è piaciuta la colazione?»

Non ricordava il momento esatto in cui erano passati dal lei al tu ma quella complicità, iniziava a farle piacere.

«Sì, grazie.»

Dalla siepe che divideva le due stanze Edoardo cercò di affacciarsi per poterla vedere e si accorse che stava asciugando una lacrima, che forse era scappata al suo controllo.

«Tutto bene?» gli chiese preoccupato.

«Si è solo un po' di nostalgia. Ora passa.»

Lui avrebbe voluto poterla stringere fra le sue braccia per consolarla, rassicurarla, però rimase in silenzio e si allontanò rientrando in camera. Alice fece una doccia, prese il suo vestito e le scarpe dalla valigia, si truccò con cura e raggiunse la sala dove si sarebbe tenuta l'assemblea dei Soci, trovandola sgombra. Corse alla reception e con il tono più professionale che riuscì ad avere, informò che mancava tutto e che avrebbero dovuto iniziare al più presto a preparare. Dopo di che passò nella sala dove si sarebbe tenuto il ricevimento e anche lì trovò un deserto. Questo non era un gran problema perché avrebbero potuto preparare tutto mentre loro erano impegnati all'assemblea ma qualcosa le diceva che stava andando tutto storto. Si sedette sul piccolo divano, il ragazzo della reception la raggiunse velocemente.

«Signorina?»

«Si?»

«Ho chiamato il personale e le assicuro che tutto sarà pronto al più presto.»

Avrebbe avuto voglia di baciarlo ma si alzò e sorrise tirando un sospiro di sollievo. Non poteva fare una brutta figura proprio al suo primo incarico. Le porte finestre erano tutte aperte e chiudendo gli occhi, si fece accarezzare dal venticello che arrivava dal mare, li riaprì quando sentì un frastuono arrivare dalla hall, vide gli inservienti correre a destra e a manca chiacchierando allegramente mentre si davano da fare per adibire le sale che aveva prenotato. Una voce dietro le sue spalle la costrinse per un secondo a pensare a come si sarebbe dovuta comportare, Edoardo gli si avvicinò con passo svelto e lei si voltò per salutarlo. Forse avrebbe dovuto scusarsi per il comportamento poco cortese che aveva avuto solo qualche ora prima, liquidandolo velocemente come aveva fatto con il suo ricordo.

«Buongiorno, scusami per prima credevo stessi piangendo.»

Credeva? Era vero.

«È stato il profumo forte dei fiori, solo allergia.»

Lo stava facendo di nuovo, quel suo non aprirsi le aveva reso la vita difficile in certe situazioni, il Notaio cercava di essere gentile e lei si allontanava per non mostrare a nessuno la sua fragilità.

Bad GirlWhere stories live. Discover now