Capitolo 6

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Capitolo 6

Quando ritornarono dal bar, Serena era in bagno a riflettere sulla sua relazione, un marito con il quale stava insieme da più di vent'anni, due figli che erano tutta la sua vita e un lavoro che le dava la possibilità di staccare dai tanti problemi, che doveva affrontare rientrando a casa. Pensava che qualcosa ormai si fosse rotto nel loro rapporto, del sesso neanche l'ombra e sinceramente si era convinta che era meglio così. Sentiva la necessità di respirare aria nuova, di sentire il palpito di un battito passionale, aveva bisogno di essere amata diversamente e di leggerezza, sapeva di non essere un'adolescente anche se a volte, la sua anima ballerina rendeva tutti più allegri, anche sul lavoro portava con se una gioiosa e spavalda primavera, era per i colleghi una spalla forte, una confidente, una persona sulla quale contare. Allora perché suo marito non se ne accorgeva più?

«Serena il caffè si sarà raffreddato» disse Edoardo quando la incrociò nel corridoio largo e luminoso dello studio.

«Grazie, lo berrò lo stesso.»

Si spostò per farlo passare e il profumo le arrivò a solleticarle il naso.

«Scusa, forse ne ho messo troppo» confermò il Notaio sentendola starnutire.

«Mi spiace, è che in questo periodo la mia allergia aumenta e qualsiasi odore mi provoca una reazione esagerata.»

Come se niente fosse successo raggiunse la sua postazione e asciugandosi il naso si tuffò nei documenti che aveva sulla scrivania, sorseggiò il caffè come se fosse stato bollente e il telefono squillò.

«Studio Villa, buongiorno.»

«Buongiorno Serena» disse l'avvocato Torro prima che lei potesse aggiungere altro.

L'avvocato era un uomo deciso e di bell'aspetto, elegante e sorridente anche nei momenti più critici, Serena aveva notato che lui non si abbatteva mai, gli aveva lanciato più di una volta qualche battutina per farla ridere e per farle capire che gli piaceva, era come se in fondo sapesse della sua malinconia ma lei aveva fatto finta di non capire, anche se con suo marito stava andando tutto a rotoli non se la sentiva di tradirlo.

«Buongiorno avvocato, mi dica.»

La sua voce melodiosa fece traballare il cuore di Torro che si schiarì la voce e chiese di parlare con Edoardo.

«Glielo passo subito» e formò il numero interno inoltrando la telefonata.

Serena pensò che avrebbe potuto accettare l'invito a pranzo di Torro ma subito cambiò idea, doveva prima parlare e risolvere con suo marito, poi avrebbe deciso di conseguenza. Alice stava consultando lo statuto della Società e quello dell'Associazione, pensava di riuscire a memorizzarli velocemente ma quella mattina ripensava solo al tocco della mano di Edoardo, i suoi pensieri vennero stravolti dall'arrivo di Ginevra. La bellissima e arrogante nonché amante di Edoardo indossava un abito firmato e lo sfoggiava con disinvoltura, la borsa anch'essa firmata pendeva dal suo polso delicato e la sciarpina che portava al collo forse non nascondeva bene il segno rosa alla base della gola. Alice pensò che era lo strascico di una notte di passione e non fece caso agli occhi lucidi di lei.

«Buongiorno» disse allegra anche se la gestualità faceva pensare ben altro.

"In che razza di guaio mi sono cacciata", rifletté Alice mentre si alzava per riporre lo statuto nella grande libreria, dove notò oltre ai libri gestionali e i raccoglitori sui clienti chiusi negli armadietti, anche una folta raccolta di libri di narrativa. Si soffermò ad osservare la stanza: un grande tappeto rosso di seta troneggiava nel mezzo, accanto alla finestra dalle tende bianche, era posizionata una poltrona in cuoio e dietro, una lampada modernissima sorretta da un bitorzoluto e lucido bastone. Un tavolino poco distante reggeva un vaso a boccia con dentro dei tulipani gialli. Quando chiuse la porta si scontrò con Ginevra.

Bad GirlWhere stories live. Discover now