Capitolo 10

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Capitolo 10

Il Sabato si avvicinava inesorabilmente e Alice iniziava a sentire l'ansia montare come se fosse stata panna zuccherata sopra una granita. Venerdì si tuffò nella vasca da bagno ma neanche questo riuscì a tranquillizzarla, cosa sarebbe accaduto se si fosse offerta come una vergine sacrificale a Edoardo? Non volle pensarci e uscì all'aria fresca della sera per distrarsi un po', in quel momento si accorse di quanto le mancassero Claudio e Paolo. Era ancora presto e passò in pasticceria, un dolce certo le avrebbe fatto bene, sapeva che poteva sopperire al bisogno d'affetto con un mega cannolo alla crema pasticcera. Non lo faceva spesso ma adesso, era proprio quello di cui aveva bisogno. Ritornando a casa si fermò a guardare i bambini ai giardinetti che tutti sudati correvano avanti e indietro rincorrendosi e una malinconica emozione le smorzò il sorriso. Aveva lasciato a casa il cellulare e quando tornò non ebbe l'istinto di prenderlo, se no, si sarebbe accorta delle telefonate di Edoardo. Quando lo fece, lo richiamò immediatamente sperando di sentirsi dire che tutto era stato rimandato ma così non fu anzi, sarebbe passato a prenderla poco dopo per partire immediatamente. Si rinfrescò il viso e controllò che in valigia avesse messo tutto e scese ad aspettarlo. La Mercedes era confortevole e lui l'atterrò con uno splendido sorriso, la polo e i jeans lo fasciavano in modo sensuale come se fosse stato avvolto in un lenzuolo di seta e a lei venne voglia di spogliarlo. Edoardo scese dall'auto per aiutarla con il bagaglio e si trattenne dal sfiorarle la spalla, chissà perché quando si trovava in sua presenza si sentiva come un bambino in un museo, dove era vietato toccare e si chiedeva: «Ma se è tutto così bello perché non posso toccare, accarezzare?»

Alice smorzò lo scorrere dei suoi pensieri chiedendogli come mai erano cambiati i piani ma lui non aveva nessuna scusa pronta, così le disse che era per essere lì presto ma in realtà, voleva solo passare del tempo con lei, da soli. Il cielo era diventato buio mentre oltrepassavano la barriera dell'autostrada che lì avrebbe portati sì al mare ma che li vedeva anche sonnecchiare a passo lento, nel precipizio delle emozioni.

«Com'è andata questa settimana?» gli chiese lui mentre ingranava la marcia.

«È stata molto stancante.»

«Potrai riposare stasera, dopo andiamo a cena. Hai mangiato?»

Ad Alice venne da ridere pensando all'enorme cannolo ma gli disse di sì. Era tardi quando arrivarono e le luci del lungomare si rispecchiavano sulle onde lente di un mare scuro. Edoardo parcheggiò e scese per aprirle lo sportello, Alice si era appisolata e lui non l'aveva svegliata però aveva memorizzato tutte le sue linee, le cosce, il torace e i seni che ballavano al ritmo del respiro. Le mani appoggiate sul ventre e il capo contorniato dai lunghi capelli neri leggermente chinato verso destra.

«Siamo arrivati.»

Lei batté gli occhi per un secondo e si ricompose, prese la sua mano e si fece condurre fuori dall'abitacolo.

«Che bello!» disse Alice ammirando il panorama.

«Dopo se ti va, facciamo una passeggiata.»

«Mi farebbe piacere.»

Sul molo, una barca a vela ormeggiata con le luci soffuse sul ponte di coperta, rendeva l'atmosfera magica che si fondeva allo spettacolare scenario di un cielo ricoperto di stelle.

«Entriamo, ho prenotato prima di partire.» Disse Edoardo notando lo stupore aprirsi sul suo viso.

Lei non proferì alcun suono, era rimasta incantata dalla bellezza, erano anni che non vedeva il mare, non ne sentiva il profumo e non si faceva cullare dal suono delle onde. Nella piccola sala che era stata addobbata a dovere per la serata, un ragazzo di bell'aspetto e dagli occhi neri come la pece li accolse facendoli sedere.

Bad GirlWhere stories live. Discover now