Capitolo 14

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Capitolo 14

Il bacio durò un tempo che ad Alice sembrò interminabile, stava volando con le farfalle, le ali sbattevano talmente veloci che il fiato non fece in tempo ad uscire che doveva essere ripreso. Le mani forti di Edoardo la sorreggevano mentre la spostava di peso per farla sedere a cavalcioni su di lui. Con le gambe piegate e il busto eretto era in una posizione perfetta per dare la possibilità a Edoardo di spostarle le mutandine e lei gli aprì la cerniera dei pantaloni. Con Alice era così, era diventata un bisogno urgente, impellente. Nel penetrarla soffocò un sospiro appoggiando la testa fra i suoi seni, Alice gli prese la testa fra le mani per poterlo guardare e sorrise, qualcosa di indescrivibile la inondò di piacere, lo stesso che provava lui. I visi rossi e ansimanti si persero nel suono del campanello. La corsa veloce nel risistemarsi li fece ridere e qualcuno bussò alla porta. Alice si era spostata sulla sedia di fronte a lui e Edoardo alzò lo sguardo quando si sporse da dietro il monitor del computer, sperando di aver riacquistato un colorito normale.

«L'avvocato Torro è arrivato» comunicò Serena eccitata.

«Un secondo e lo ricevo» rispose il Notaio, incapace di guardarla negli occhi.

«Va bene, io vado mi chiami se ha bisogno» disse Alice mentre rimetteva a posto la poltroncina.

Come avrebbe voluto dirle di non andare, di non lasciarlo e mentre lei usciva dall'ufficio un dolce pensiero lo avvolse coccolandolo. La riunione con Torro durò fino all'ora di pranzo e come ormai facevano da qualche settimana, si ritrovarono insieme nella sala riunione, ognuno di loro tirò fuori il proprio pranzo a parte Ivano, che disse: «Mi spiace ragazzi ma io oggi faccio mezza giornata.»

«Come mai?» gli chiese Lorenzo, che evidentemente aveva qualche dubbio sul fatto che dovesse assentarsi per un problema personale. Ivano invece non si fece nessun problema a dire che avrebbe visto Davide e che sarebbero andati a fare una gita.

«Sai devo recuperare, nel week-end non ci sono stato.»

Alice si sentiva rincuorata sperava che tutti avessero l'opportunità di essere amati e di amare.

«Buona gita, allora» disse Alice facendo l'occhiolino.

Ivano voleva baciarla, sembrava quasi che fosse l'unica a capirlo davvero ma a lei si accorarono anche gli altri e lasciò la stanza finalmente felice di aver trovato il suo posto nel mondo. La porta si aprì e il Notaio gli augurò buon pranzo e con una nota di nostalgia aggiunse: che aveva un altro appuntamento e che gli sarebbe piaciuto mangiare con loro ma che proprio non poteva.

«Sarà per la prossima volta» disse Alice guardandolo con affetto.

«Certo, mi farebbe davvero piacere.»

Non aveva mai pranzato in ufficio e Daniela sospirò, come se avesse già capito tutto. Serena ne fu felice, conosceva i trascorsi di Edoardo e sperava per lui solo il bene, meritava qualcuno come Alice accanto, qualcuno che avesse saputo sciogliere i nodi che lo trattenevano dall'essere felice. Lorenzo invece continuò a mangiare senza volgere il pensiero da nessun'altra parte, aveva portato un panino farcito e dopo che lo ebbe finito si versò un bicchiere di coca-cola, domandando agli altri se ne volessero un po'. Sia Alice che Daniela accettarono ringraziando mentre Serena rifiutò. Il pomeriggio trascorse senza troppi intoppi e arrivata l'ora di chiudere l'ufficio Edoardo non si era ancora visto, era da Ginevra che aveva annullato tutti i suoi impegni per affrontare la prima visita e la prima ecografia. Non tutto filò liscio come lei desiderava e certo non si aspettava la richiesta di Edoardo fatta al medico: «Vorrei fare il test di paternità.»

Ginevra alzò la testa dal lettino affranta, forse quei suoi occhioni stavano mentendo? Fu la netta sensazione di quella consapevolezza che fece decidere a Edoardo che molto probabilmente era la strada giusta. Non gli tornavano i conti e dall'ecografia si vedeva solo la sacca cavallina, il feto non si era ancora formato, ed erano troppe poche le settimane di gestazione. L'ultima volta che avevano fatto sesso per poi smettere completamente era stato solo il mese prima e da allora non si erano più sfiorati, si ricordava che aveva avuto il ciclo quando si erano visti l'ultima volta.

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