CAPITOLO 25

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Capitolo 25

«Non pensi che Alice sia come le principesse delle favole?»

«Si ma di quelle forti e risolute. Come mai questo pensiero?» gli rispose Paolo assorto nei suoi pensieri.

«Non so, forse è il suo nome.»

Era troppo presto per intraprendere discorsi seri, doveva fare colazione e conosceva Claudio, che si era tuffato nei ricordi di un'estate sobria e piena di aspettative.

Come al solito correva veloce verso mete quasi irraggiungibili e nei suoi occhi si rispecchiava allegra la voglia di nuove emozioni. Cosa si sarebbe inventato questa volta per ravvivare il loro rapporto? Che a Paolo andava benissimo così, ma lui aveva bisogno di sentire sempre il suo cuore esplodere, il palpito coraggioso di chi offre tutto se stesso come un agnello sacrificale e il sacrificio sarebbe stato dolce.

«La colazione è pronta» lo avvisò Paolo che teneva in mano una fetta di pane tostata, sulla quale aveva spalmato una dose abbondante di marmellata.

«Arrivo.»

Alice aveva corso, si era svegliata tardi e di conseguenza tutto era slittato di almeno mezz'ora. Non si fermò al bar a bere il suo solito caffè, anche l'ascensore era lento, i minuti si rincorrevano ma per la sua indole: veramente troppo lenti. Avrebbe voluto portare le lancette in avanti e ritrovarsi già in una serata fresca e rilassante.

«Buongiorno.»

Solo Serena le rispose alzando la testa da un fascicolo che sembrava pesare quintali.

«Come mai sei in ritardo? Edoardo è già arrivato ed è uscito pochi minuti fa.»

«Edoardo ha il mio numero, avrebbe potuto chiamare se era preoccupato.»

Serena rimase stupita dal modo in cui aveva risposto ma si rese conto di essere stata anche lei aggressiva.

«Scusa.»

«Scusami tu, sono un po' arrabbiata e non so neanche io il perché.»

«Dai, dopo andiamo al bar, facciamo due chiacchere.»

Alice sapeva che Serena sarebbe diventata una sua grande amica, solo che in quel momento non aveva voglia di parlare, tantomeno di Edoardo. Aveva la sensazione che tutto si stesse sgretolando, lasciando nel suo cuore solo cenere.

Edoardo non era riuscito a vederla, come mai era in ritardo? Erano rincasati abbastanza presto, non si era fermato a casa di Alice perché aveva notato la sua stanchezza. Forse era per quello che non era arrivata in orario. Non le avrebbe detto niente, se avesse potuto l'avrebbe fatta dormire tutto il giorno, immaginava che era sua e che nei suoi sogni lui sarebbe stato il protagonista del suo amore. Però a volte l'oscurità si faceva strada nella sua vita e i ricordi del tempo passato diventavano talmente forti che la polvere che si era accumulata risultava pesante, Alice aveva contribuito ad eliminarne un po' ma ancora molta ne era rimasta, avrebbe voluto sollevare il lenzuolo e scuotere fuori dalla finestra tutta la polvere che sarebbe volata via insieme al dolore, portata lontano dal vento e quella che era rimasta nell'aria sarebbe diventata luce nei raggi del sole.

Davide era contento, Ivano l'aveva aiutato a fare chiarezza e non solo nella scelta delle nuove scarpe ma anche per quanto riguardava il suo cuore. Erano andati a cena fuori e si era stretto a lui mentre lo baciava. Gli aveva chiesto di tenersi libero per sabato e Davide era rimasto pensieroso, il sabato era il giorno in cui vendeva di più ma l'avrebbe accontentato.

«Dove andiamo?»

«È una sorpresa» gli disse abbracciandolo, come se non ne avesse avuto mai abbastanza, il sospiro insieme al battito accelerato del suo cuore gli aveva fatto capire che nulla sarebbe stato più bello che accontentarlo.

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