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Per la nostra amata Kaylee.

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Svolto l'angolo del primo piano e mi ritrovo all'inizio del corridoio che dava sulla stanza di Kaylee. Mi stupisco quando vedo la figura di Rachel uscire dalla stanza, proprio quella in legno con sopra inciso il numero 101. La stessa stanza che ormai odiavo e temevo.
Rachel alza lo sguardo in un movimento lento e colmo di dolore, vedo subito i suoi occhi pieni di lacrime e il rossore sulle guance.
Non ho neanche il tempo di voltarmi che l'unico rumore che si sente in quel triste piano d'ospedale alle 4 e mezza del mattino, è il pianto disperato di Eric.
Un pianto carico di disperazione, un dolore atroce che prova un padre nel vedere il corpo privo di vita della figlia, e assistere alla sua morte.
Rachel scoppia a piangere a singhiozzi, si accascia a terra e si porta le mani sul petto, all'altezza del cuore che doveva essere in mille pezzi. Perchè se anche tutti noi sapevamo che sarebbe arrivato presto questo giorno, nessuno era pronto a questo.
Gabriel si stacca da quel muro e sgrana gli occhi. Inizia a piangere per poi abbassarsi all'altezza della sua ragazza, e stringerla forte condividendo con lei quel dolore così forte.
Austin, probabilmente richiamato dal rumore dei pianti, corre su per le scale raggiungendoci, e nel vedere Rachel e Gabriel in quello stato lascia cadere i bicchieri di caffè sul pavimento.
Boccheggia scioccato e si avvicina a me poggiandomi una mano sulla spalla mentre calde lacrime avevano preso a scendere anche sul suo viso.

"Noo, no, nooo" grida distrutta Rachel tra le lacrime scuotendo la testa sotto shock

Avete presente l'attimo esatto di panico quando ti svegli di soprassalto, nel cuore della notte, dopo un'incubo? Era così, era come riviere quel piccolo momento di terrore ma senza mai la quite che arriva dopo esserti svegliato.
Il dolore è così acuto che mi fischiano le orecchie, mi tremano le gambe, mi fa male il cuore.
Prendo un respiro che tuttavia non arriva mai ai miei polmoni a causa del pianto. Le lacrime salate mi ricadono sulle labbra e sento il sapore della tristezza.

Kaylee, la mia piccola Kaylee non c'è più. È andata via. Il mio piccolo angelo non c'è più. Mi ha lasciato da solo.

"K-Kaylee" mormoro passandomi sotto shock una mano fra i capelli e guardandomi intorno con fare spaesato, quelle mura d'ospedale spente mi terrorizzarono e sembrarono stringersi intorno a me, lasciandomi sempre meno spazio, sempre meno aria, impedendomi di respirare, impedendomi di vivere.
"Colin, amico..." Austin cerca di afferrarmi il viso ma io mi dimeno nel vuoto, in cerca di qualcosa alla quale potermi aggrappare
Mi giro e vedo la porta semiaperta della stanza infondo al corridoio. La 101.
"Io... i-io devo vederla" cammino a tratti e inciampando appena lungo il corridoio, raggiungo quella stanza e sento il cuore esplodermi nel petto
Tremante, poggio la mano sulla maniglia della porta, cigola appena sul pavimento e la spingo piano. Vedo subito la figura di Eric piegata accanto al letto, sul pavimento, che piangeva disperato.

Sono le quattro e mezza del mattino, fuori è buio, e la luce in quella triste camera d'ospedale era spenta. La sagoma, priva di vita, e distesa sul letto, non si vede chiaramente in viso, ma più mi avvicinavo, passo dopo passo, con la consapevolezza che il mio cuore stava per frantumarsi ancora e ancora, più la luna che fletteva dalla finestra, attraverso la grande vetrata che affacciava su Atlanta, illuminava il volto della mia amata.

Un'infermiera alle mie spalle insieme al dottor Davis, accompagnò il signor Ramirez fuori da quella stanza per aiutarlo, così rimanemmo da soli, o meglio dire, rimasi da solo.

Mi frapposi tra la finestra e il letto, la mia ombra ricopriva il corpo di Kaylee coperto da quelle lenzuola bianche.
La guardai in viso e si, il mio cuore morì in quel preciso istante.
Il suo piccolo corpo era immobile, completamente privo di vita.
Avvicinai le mani tremanti al filo della mascherina d'ossigeno che era posata sulle sue morbide labbra, e gliela sfilai.

Con amore, Johnny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora