Prologo 🔴

341 70 148
                                    

Il frastuono del traffico era un sottofondo incessante, con il ronzio dei motori e il vociare delle persone che si affrettavano per le strade. Il riverbero dei neon della discoteca si mescolava con il calore dei lampioni e delle prime luci dell'alba, creando un'atmosfera ipnotica e vibrante.
Un click delicato spezzò la routine caotica e vivace della Main Street di Manhattan, insieme a una serie di passi silenziosi che affondavano su delle foglie secche e colorate.
Il vento gelido, tipico di ottobre, fendeva i rami spogli degli alberi, scompigliando i capelli scuri dell'uomo che, con la sua tecnica impeccabile, si era appena chinato per terra sulle punte dei piedi per riuscire a ottenere uno scatto ancora migliore ai precedenti.
L'uomo rabbrividì dal freddo e sbuffò insoddisfatto. Si toccò i baffetti lunghi e curati, cercando di trovare una soluzione al problema.

L'intero quadro si presentava incompleto e Vincent non riusciva a capire quale fosse l'elemento mancante. Non importava quanto fissasse quei tratti e quei colori, qualcosa sfuggiva al suo senso logico.
Un'imprecazione silenziosa uscì dalle sue labbra sottili, per poi finire inghiottita dal fumo di un Montecristo acceso più volte.
L'uomo assottigliò gli occhi dalle iridi verdi, ripose la fotocamera nel suo fodero e continuò a osservare quel corpo nudo sdraiato sul cemento scuro.
Le luci lampeggianti blu e rosse dell'auto della polizia, riflettevano su quella pelle pallida e grigiastra donandole una tonalità ancora più cupa e a tratti violastra. Irrealistica.

Mentre continuava a osservare con minuzia ogni angolazione del cadavere, alla ricerca di qualsiasi indizio utile, il poliziotto si grattò il mento, coperto da uno sottile strato di barba scura. Si avvicinò nuovamente alla figura della giovane ragazza che giaceva senza vita sul pavimento dalla superficie grumosa e si rivolse alla collega: «Quando pensi sia morta?»

Il corpo inginocchiato in una posizione innaturale, giaceva in un'immensa pozza di liquido arterioso e nemmeno il grosso sacco nero, utilizzato per coprire la sua intera figura, era riuscito a celare quello scempio dagli occhi distratti dei passanti. Le mani e i piedi, legati insieme con della stoffa dura, creavano la forma di una C storpiata.
Aveva il viso rivolto verso l'alto e la bocca sigillata con del nastro adesivo nero, lo stesso che era stato utilizzato per tenerle aperte le palpebre. I capelli lunghi e biondi, sporchi di sangue, rivelavano una spaccatura non indifferente alla base del cranio. L'intero busto, ricoperto di vernice blu, emanava un intenso profumo fruttato. Le orecchie erano state recise, proprio come le unghie degli arti inferiori e superiori.
L'artefice voleva forse coprire un errore compiuto durante l'esecuzione, oppure voleva dimostrare il suo modus operandi? Vincent se lo chiedeva da almeno trenta minuti.

Sienna si tolse i guanti sporchi di sangue. «Il corpo presenta un annunciato rigor mortis, ma non ci sono segni evidenti di decomposizione o di autolisi dei tessuti, e ciò indica che non devono essere passate molte ore dalla sua morte. Anche il sangue è ancora piuttosto liquido e poco coagulato.
Però il freddo potrebbe aver contribuito a mantenere il cadavere in queste condizioni, quindi l'unico a poter fare chiarezza è Monroe.» Poi aggrottò leggermente le narici, disgustata dal fetore diffuso nell'aria: un mix repellente di odore metallico e muffa proveniente dal cassonetto della spazzatura.

Il fotografo forense si sistemò la giacca color cammello un po' stropicciata e provò a emulare un paio di teorie plausibili:
«Sai, non penso si tratti di un omicidio premeditato. Il taglio alla testa è troppo obliquo e sproporzionato per essere intenzionale. Osserva in modo attento, Sienna. Qui, alla base del collo, la ferita è molto più profonda, con tracce di escoriazioni circostanti, mentre nella regione temporale è piuttosto superficiale, con solo piccole abrasioni. La differenza nella forza utilizzata è evidente: sembra che i primi colpi siano stati inflitti in modo casuale, e solo dopo, forse quando è caduta a terra, l'aggressore si è lasciato prendere dall'impeto del momento.» Ma quando la donna diniegò con la testa, fece spallucce e iniziò a giocherellare con il suo orologio da taschino.

ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora