Capitolo Nove

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La pioggia scendeva a scrosci, picchiettando incessantemente sulle superfici esterne con una forza che sembrava quasi trasformare l'aria stessa in un velo di cristalli liquidi. Ogni goccia, come un minuscolo tamburo, contribuiva al coro sonoro che riempiva l'area circostante. L'odore di terriccio bagnato si mescolava alle nubi, penetrando nelle narici con un aroma terroso e vivido. Le strade, ormai trasformate in specchi d'acqua increspata, riflettevano le luci delle auto che passavano indisturbate tra i vicoli involti dalla densa nebbia. Il cielo, avvolto da un manto grigio, piangeva la perdita di Melanie. Sotto il suo velo cupo e colmo di tristezza, il cimitero si stagliava silenzioso e solenne, pronto ad accogliere coloro che venivano per rendere omaggio alla giovane ragazza che se n'era andata troppo presto.

Delle candele alla rosa selvatica, disposte con cura lungo il percorso, emanavano un delicato profumo edulcorato che si amalgamava a quell'etere umido e pesante. I presenti, attorniati nei loro abiti neri, si radunavano con un misto di dolore e rassegnazione,celeri ad affrontare insieme il difficile compito di dire addio a un'anima cara. Le foglie marroni sfioravano mutaciche il terreno lutulento e ammorbante, la loro superficie lucida e bagnata rendeva la gleba scivolosa sotto i loro piedi.

I genitori di Melanie si tenevano stretti, le loro mani intrecciate cercavano di trovare conforto l'una nell'altra. Gli occhi vitrei e rossi tradivano il peso della loro perdita, mentre guardavano il feretro con un mescidato di mestizia e incredulità.

Nel silenzio rotto solo dal sussurro del vento tra gli alberi, la processione si muoveva con passo lento e augusto. Gli amici e i parenti seguivano il carro funebre, portando con sé il fardello del loro dolore e dei ricordi condivisi con Melanie.

Ma, alla fine, i giorni dell'uomo sono come l'erba, egli fiorisce come il fiore dei campi; appena un alito vi soffia sopra, svanisce, e il luogo dove stava sopra non lo riconosce più. 

Dave, immobile tra la folla, teneva lo sguardo inchiodato verso il suolo. La rabbia ribolliva nel suo petto come una cascata inarrestabile, essere presente a quell'esequie era un vero e proprio pugno nello stomaco. Nella mano stringeva con forza un crisantemo bianco, simbolo di rispetto verso quella persona che era stata come una nipote per lui. Solerte a darle il suo omaggio, si avvicinò alla bara e si sporse in avanti per posare il candido fiore su di essa, in un gesto di commiato silenzioso carico di significato. Poi accarezzò la superficie intarsiata del cataletto chiuso e cercò di ignorare il senso di nausea; le palpitazioni e i crampi addominali non gli davano tregua.

Il suo ultimo lutto se l'era fatto incidere sulla pelle in un ricordo indelebile: una farfalla rossa che gli aveva strappato via tutto. La sanità mentale, il sonno e persino il desiderio ardente di amare.

Era una piaga aperta e dolorosa, una spina nel fianco dalla quale non avrebbe mai trovato pace.

Non poteva dimenticare. 

O meglio, non voleva.

Come un viandante smarrito tra le fiamme eterne dell'inferno, abbracciava ad ogni risveglio quel dolore solo per ricordarsi di non cadere di nuovo nell'abisso delle sue colpe.

Dave ritornò tra le file e indossò i suoi Hawkers neri.  

La terra si preparava ad accogliere Melanie nelle sue viscere. Le ombre degli alberi, contorte e sinistre, si protendevano come braccia avide verso il catafalco, ansiose di afferrare il suo fragile involucro di legno e trascinarlo nella voragine insaziabile del tartaro.

Incrociò le mani fredde e scrutò i barellieri che iniziavano a calare la spoglia nella fossa di sepoltura. Trattenne a malapena un singhiozzo. Dopo di che prese un fazzoletto dalla tasca interiore della giacca elegante e si soffiò il naso. 

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