Capitolo Tre

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Dave mise in pausa il filmato, che stava ormai analizzando da ore insieme ai suoi colleghi. Si massaggiò le palpebre stanche e sbadigliò con prepotenza. In preda alla sonnolenza, si portò alle labbra il bicchiere di vetro trasparente contenente il suo cappuccino zuccherato.
L'orologio segnava le due precise, e tutti stavano facendo gli straordinari nella speranza di trovare qualche elemento significativo.

«Forse non ci è mai andata al locale» ipotizzò Vincent, rammaricato. Si grattò la schiena indolenzita e si accese una Pallmal blu. Si sgranchì un po' le gambe addormentate e prese un altro sorso dalla sua tazza personalizzata piena di caffè nero, aromatizzato ai chiodi di garofano.

Sienna sospirò con pesantezza, liberando il senso di esasperazione che si era accumulato sulla sua nuca. Avevano analizzato con diligenza ogni singolo frame del video proveniente dal locale, ma Melanie sembrava essere sfuggita a qualsiasi angolazione della registrazione.
I dettagli nel video erano stati osservati in modo minuzioso, con l'uso di software specializzati che consentivano di ingrandire ogni piccolo particolare. Avevano fatto affidamento sulla propria esperienza per trovare segnali, tracce o qualsiasi indizio che potesse condurli a Melanie. Però il risultato era stato un nulla di fatto. Come previsto, la serata al locale si era svolta con tranquillità, senza la benché minima traccia della giovane.
La frustrazione cresceva, minando alla determinazione del team.

«Maledizione!» Sussurrò Dave. La sua voce vibrava di delusione, mentre serrava con forza i pugni a causa della rabbia.
Ma prima che potesse esprimere ulteriori lamentele, un insistente bussare alla porta fece voltare la testa a tutti i presenti.

Il battente si aprì per metà e rivelò il volto di una giovane ragazza. «Agente McShire, ci sono due persone all'ingresso che richiedono un incontro urgente con te. Posso portarli qui?» Bisbigliò con gentilezza Rachele, una stagista segretaria. Arrossì a causa della sua timidezza e attese il permesso da parte degli astanti. 

Sienna le diede il via libera; l'adito in legno scuro si spalancò del tutto e svelò l'identità dei visitatori.

«Shane Brodsky» si presentò una figura maschile poco più che ventenne, dal portamento introverso ma una stazza notevole. I capelli corti e di un nero intenso mettevano in risalto il colore chiaro delle sue iridi, azzurre come l'apatite. La sua espressione rifletteva un'anima riservata, eppure al momento, era facile scorgervi un velo di preoccupazione.

Eris si rivolse alla donna dalla chioma bionda: «Lui è lo chef fisso del mio locale. Si occupa delle pietanze e lavora solo in cucina. Ecco perché ho pensato non fosse molto sensato darvi i suoi nominativi. Ma quando ve ne siete andati, mi ha confidato un paio di cose che penso valga la pena di ascoltare.» 

Il ragazzone venne subito invitato a sedersi al suo fianco.

Shane, ancora scettico, seguì l'indicazione della signora e prese posto su una delle sedie ancora libere nella stanza. Insicuro, si voltò verso la datrice di lavoro e cercò rassicurazione da parte sua.

Eris gli posò una mano sulla spalla in segno di sostegno e chiuse lo stipite dietro di lei. «Non ti mangiano mica!» Poi puntò il dito verso Dave: «A parte lui, forse. Ma non farci caso, ci sono io con te. Devi solo raccontare le stesse cose che hai detto a me.»

Il diretto interessato increspò le labbra e, offeso, le lanciò una malevola occhiata. Dopo la vide appoggiarsi con le spalle sulla superficie fredda della parete e incrociare le braccia al petto. Il viso, rivolto altrove, era rilassato e manifestava una lieve sfumatura di noia.
Tutto quello sprezzo lo irritava da morire.

ObsessionWhere stories live. Discover now