Capitolo Dieci 🔴

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Il profumo salmastro dell'oceano permeava nell'aria, densa dal sottile olezzo di smog che da generazioni caratterizzava la metropoli. Le onde battevano contro la costa, creando una melodia costante e rilassante. Le palme, maestose e spoglie, si protendevano verso il cielo nuvoloso, le loro fronde oscillavano leggere al ritmo della brezza marina.

La lussuosa limousine nera solcava le strade trafficate di Los Angeles, sfiorando il flusso frenetico di veicoli che si muoveva intorno. I vetri oscurati filtravano i raggi del sole e impedivano ai pedoni di ficcanasare al loro interno.

Con un'esecuzione impeccabile, il tassista parcheggiò davanti al Luminance Royale: il casinò più prestigioso di tutta la California. Scese dalla vettura e si diresse alla parte anteriore della carrozzeria. Aprì la portiera con un movimento deciso, rivelando due figure vestite in modo elegante e sobrio. Salutò con un inchino e si rimise al volante per sistemare la macchina in una delle aree preposte per gli habitué della bisca.

La scena circostante era un mix caotico di luci abbaglianti, clacson che suonavano e voci che si fondevano in un brusio di voci costante. Il cuore pulsante della megalopoli si dispiegava davanti ai loro occhi con i suoi grattacieli immensi che si elevavano verso il firmamento e le innumerevoli insegne fulgide che riempivano le loro facciate. Gli odori della città si mescolavano nelle loro narici: il cibo dei ristoranti vicini, la fragranza dei fiori di un mercatino nelle vicinanze e il sottile sentore di benzina causato dal traffico.

L'uomo arricciò il naso, disgustato dalla forte zaffata di hot dog proveniente dal baracchino posizionato sul l'altro lato del vicolo. Tra la confusione e il vociare dei viandanti che lo attorcigliava come una coltre sonora, si tolse i suoi Bose Frames per riporli dentro la tasca del suo smoking verde marcita di Ralph Lauren. Nella mano stringeva una valigetta nera di pelle. Con passo fermo e sicuro, allungò il braccio in direzione della donna al suo fianco, volendo farle da galante mentre entrambi si muovevano per attraversare il marciapiede e raggiungere la scalinata in pietra levigata di Carrara.

«Sul serio, Judas? Dopo così tanti anni non hai ancora imparato che queste cose non fanno per me?» pronunciò Eris, stizzita. Gli lanciò un'occhiataccia severa; si tolse il soprabito dalla tonalità del gesso e, con una smorfia diabolica dipinta sul volto, lo rassettò sopra la spalla larga dell'altro. «Se proprio non puoi farne a meno, tienimi questo.»

Judas si accigliò; con un mossa fluida, prese la giacca per posarsela sull'avambraccio muscoloso. Poi, con un certa nonchalance, affermò ai quattro venti: «Sei sempre così acida. Dovresti rilassarti un po'!» Di ricambio, ottenne un vaffanculo mimato solo con le labbra. Per un momento, aggrottò le sopracciglia in un atteggiamento di sdegno, ma dopo essersi ricomposto, si lasciò scappare un lieve sorriso.

Adorava quella donna.

A lei non interessava che fosse il figlio di Gabriel Veach: uno dei politici più influenti e ricchi degli Stati Uniti.

Il casinò si ergeva come un gigante imponente di fronte a loro con la sua struttura architettonica. Le linee moderne e sontuose disegnavano un profilo accattivante rispetto agli altri edifici vistosi. L'enorme insegna luminosa, bianca e scintillante, catturava facilmente l'attenzione dei passanti mentre le fontane scroscianti, adornate da statue dorate e dalie arancioni, conquistavano gli sguardi grazie al dolce fonema del loro profluvio ininterrotto. L'ingresso principale, ornato da colonne maestose e sculture suggestive, accoglieva i visitatori con un'eleganza regale.

Raggiunsero l'ingresso principale e si avviarono verso la reception. Con eleganza, estrassero il loro Vip Pass e li mostrarono al portiere, che con un sorriso deferente li fece passare all'istante. Superarono l'atrio principale, con le piastrelle di marmo che rispecchiavano la luce soffusa dei lampadari di cristallo, e si diressero in direzione della seconda hall situata al secondo piano. Lungo il percorso, furono costretti a muoversi tra la moltitudine di persone, ciascuna immersa nel proprio svago e divertimento. Il brusio vivace e festante della folla si fondeva con il suono snervante delle slot machine e dei tavoli da gioco, creando un ambiente elettrizzante.

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