Capitolo Sette

56 12 18
                                    

L'odore deciso di un Cohiba Behike appena acceso si intesseva nell'aria, saturando ogni angolo di spazio con il suo aroma complesso e caramellato.
Una sottile colonna di fumo si librava con grazia verso il soffitto buio, creando un velo denso e inebriante. 

Accanto al tavolo da pool, una bottiglia chiusa di un Krug Clos d'Ambonnay giaceva sulla superficie lucida del tavolino in vetro temperato. Una donna svestita, si avvicinò con fare voluttuoso e afferrò il collo della fiasca. Con un movimento rapido e deciso, fece scorrere la lama levigata della sciabola che teneva in mano lungo la parte inferiore del cèrcine rosso. Lo schiocco del tappo che saltava via, sprigionò una cascata di bollicine fresche e scintillanti. Il liquido dorato iniziò a colare sui suoi avambracci ricoperti di lustrini; un paio di gocce finirono pure sulle mattonelle di marmo chiaro. Intimorita, abbassò il capo, si scusò per il piccolo incidente e incominciò subito a versare la bevanda dolciastra in due calici di vetro trasparente. 

In mezzo alla penombra, una figura elegante si stagliava con fierezza di fronte al tavolo da biliardo, il suo corpo velato dalle tenebre veniva illuminato solo dalla luce elettrizzante dei neon blu e fucsia che oscillavano sulle pareti di velluto cremisi. I suoi capelli neri, rasati ai lati, si fondevano con l'oscurità, mentre i tatuaggi sulle braccia aggiungevano un tocco selvaggio a quel look sempre molto elegante e pieno di fascino. Con maestria, impugnava la stecca dall'estremità laccata in oro; le sue mani ferme e sicure tracciavano con precisione le linee del suo prossimo colpo. Le palle sul tavolo si muovevano sotto il suo perfetto comando, seguendo quella coreografia enigmatica che solo lui poteva intravedere. 

Il suono della musica vibrava nel sottofondo; il ritmo incessante del gioco veniva accompagnato dai movimenti leziosi delle ballerine che ondeggiavano con sensualità nella stanza. 

Venegas prese un sorso di champagne; gli zigomi si sollevarono compiaciuti dal suo sapore cremoso e agrumato. Stretto nel suo outfit dispendioso, andò a snodarsi i quattro bottoni superiori che tenevano chiuso il colletto della sua camicia. I pettorali gonfi si delineavano con un'ombra mascolina sotto il bagliore ammaliante dei neon. Il riverbero riflesso sul suo viso scolpito evidenziava i suoi lineamenti virili e la mascella squadrata; la pelle d'ebano gli elargiva un' ineccepibile gagliardìa, inadatta per la sua personalità meschina e sofisticata. 

Con lo sguardo ardente che bruciava di lussuria, raggiunse l'avversario al momento girato di spalle. Con una presa sicura ma delicata, le circondò i fianchi scoperti e si umettò le labbra carnose. Catturato dalla sua bellezza, avvicinò la bocca al suo orecchio destro e fece scivolare la punta dei polpastrelli sul suo addome piatto.

«Stasera non riesco a toglierti gli occhi di dosso» biascicò lui, con una nota languida nella voce. Quella donna era uno spettacolo che amava ammirare ogni notte. Avvolta in quel vestito aderente dalle tonalità viola, era una visione eterea in grado di togliere il fiato a chiunque. Il taglio audace accentuava alla perfezione le sue curve sinuose lasciando davvero poco alla fantasia. I reggicalze neri non solo sottolineavano la sua femminilità, ma aggiungevano un ulteriore tocco erotico al suo aspetto già di per sé seducente. 

L'altra presenza continuò a rimanere in silenzio e a guardare al di là della sala principale. Mentre continuava a vigilare con le braccia conserte sul quadro globale, spostò il peso da una gamba all'altra. Spalancò la bocca e celò uno sbadiglio annoiato.

Non appena percepì il suo alito bollente solleticarle l'epidermide, serrò i pugni stringendo con rabbia il taco con cui aveva giocato poco prima. L'uomo le lasciò un bacio sul lato del collo e fece scorrere la sua mano su tutto il suo interno coscia; Eris rollò gli occhi ed emise un sospiro profondo, scocciata dalla persistenza di quelle avances non richieste.  

«Quante volte devo dirti di non andare oltre gli affari, Venegas?» Pronunciò Eris, mentre si scostava in malo modo dalla figura dell'altro. 

Venegas alzò le spalle frustrato e andò a sedersi sulla poltrona nera di velluto. Con una smorfia tenace, replicò provocatorio: «Tentar non nuoce, no?» Poi, fece segno a una delle spogliarelliste di accostarsi e ballare per lui. 

ObsessionWhere stories live. Discover now