Capitolo Due

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Non appena raggiunsero il bar dall'estetica moderna e abbastanza elegante, Dave iniziò a guardarsi attorno con cura e notò la presenza di due telecamere situate ai lati superiori delle pareti esterne. La facciata nera era ordinata, con ampie vetrate scure che nascondevano il suo interno dagli occhi curiosi dei passanti. L'insegna dal colore rosso acceso si ergeva su tutta la struttura, con l'obiettivo di attirare facilmente l'attenzione dei pedoni. I tavoli posizionati all'aperto offrivano agli ospiti la possibilità di godersi la brezza serale e di sorseggiare comodi i loro drink.

Dave, Vincent e Sienna si avvicinarono alla cassa dove si poteva comprare un biglietto per l'accesso e mostrarono subito i distintivi. I portieri li fecero passare senza troppi problemi; alla fine, capitava spesso che venissero effettuati dei controlli da parte del corpo della polizia.

Una volta oltrepassata la soglia, vennero accolti dal ritmo coinvolgente della musica R&B. Il pavimento era ricoperto da una moquette rossa e morbida che donava all'ambiente un'aria fin troppo sofisticata per un luogo del genere. I divani in pelle scura, disposti in modo strategico per consentire una visione ottimale delle performances, spiccavano tra i tavoli bianchi e immacolati. Le luci neon blu e rosse danzavano sulle pareti e sui corpi sensuali delle spogliarelliste, che ricoperte di glitter, lasciavano davvero poco all'immaginazione. L'odore stimolante di patchouli creava un'atmosfera carica di lussuria e provocazione.

«Niente male questo posto! Magari più tardi ritorniamo e ci prendiamo un paio di birre», sussurrò Vincent, mentre dava al collega un colpetto leggero con il gomito e indicava una ballerina dalla pelle ebano ricoperta di paillettes scintillanti. Liberò un sorriso malizioso ma incassò solo uno sguardo truce e quindi ritornò a essere muto come un pesce.

I tre si sedettero su uno dei pochi divanetti ancora liberi e si scambiarono un'occhiata stanca.

Dave alzò la voce per farsi sentire dagli altri due e propose l'idea di ottenere i video della sorveglianza. Poi cominciò a scrutare tra la densa miscela di uomini d'affari in abiti eleganti e gruppi di amici che ridevano per cercare qualcuno che facesse parte del personale. Nonostante il locale fosse affollato, un ragazzo dalla figura magrolina si fece avanti con garbo.

Joey sfoggiò un sorriso smagliante. Prese tra le mani il suo piccolo tablet e si rivolse loro con professionalità: «Buona sera, cosa posso servirvi?»

«In realtà, non siamo qui per il diletto. Abbiamo bisogno di parlare con il manager di questo posto», replicò Dave, senza tanti giri di parole, con il suo solito atteggiamento accattivante. Mostrò nuovamente il badge laccato in oro e si tirò su le maniche della camicia bianca, parte integrante della sua divisa.

Odiava questo genere di posti. Voleva uscire da lì il più presto possibile.

Joey annuì con una sfumatura preoccupata sul viso e si voltò, muovendosi con agilità tra la folla per raggiungere una delle poche sezioni private dello strip club.

«Cazzo, Dave! Lo hai spaventato a morte! Non fai altro che avere sempre quell'espressione così cupa e scontrosa», lo prese in giro Sienna con tono scherzoso.
L'altro le fece il dito medio e si lasciò andare sullo schienale morbido del sofà.

«Cosa posso fare per voi?» Pronunciò d'un tratto una voce femminile, ferma ma educata.

«Agente McShire. Abbiamo avuto informazioni da un testimone che ha menzionato il suo locale in relazione a un caso su cui stiamo investigando. Magari, potete fornirci dei dettagli in merito a situazioni insolite che hanno avuto luogo qui di recente», spiegò Sienna, prima di accennare un riso cortese.

La ragazza si accigliò, e mentre masticava una chewing-gum al gusto fragola, si presentò: «Eris Standforth.» Poi si voltò all'indietro verso il ragazzo che stava servendo del vino rosso a una signora di mezza età e continuò: «Al momento il proprietario legale del locale si trova a Buenos Aires. Io mi occupo della sua gestione. Non ditemi che qualcuno dei miei dipendenti ha combinato qualche guaio!»

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