Capitolo Cinque

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Il monotono rumore della macchinetta del caffè riempì l'aria, accompagnato dall'invitante aroma che si diffuse per tutta la stanza. Il vapore che fuoriusciva dalla canna di erogazione creava un'atmosfera accogliente.

Dave, sfogliando distrattamente uno dei molti fascicoli, percepiva il brusio della città attraverso la finestra semiaperta. Assorto nei pensieri, afferrò la tazza ricolma del suo cappuccino speziato al caramello e, con uno sguardo colpevole, andò ad aggiungervi due zollette di zucchero. Un brivido sommesso lo sorprese alla base della nuca non appena iniziò a sorseggiare la sua bevanda bollente; il calore proveniente dalla ceramica si cosparse con opacità lungo i suoi palmi freddi. Sbuffò intirizzito e, con l'intenzione di cercare una pausa dalla frenesia che lo circondava, incominciò a scrutare il paesaggio all'esterno della vetrata. 

Fuori, nonostante le basse temperature, il sole splendeva radiante ed energico. Il cielo azzurro, terso dalle nuvole, veniva contrastato dai raggi solari che, paglierini, dipingevano di luce dorata gli edifici. Il traffico urbano ruggiva come un sottofondo costante, con clacson e motociclette che si mescolavano al fruscio dei pedoni e delle biciclette.

Piegò la testa all'indietro e, con la punta dei polpastrelli iniziò a massaggiarsi le tempie doloranti. Si sedette sul divano e curvò la schiena in avanti per alleviare la tensione accumulata nei giorni precedenti. Poi si rialzò e si avvicinò alla mensola dei medicinali, alla ricerca di un analgesico.

Le sue iridi nocciola si smarrirono tra le strade affollate. Immerso nel loro fascino, e in quell'apparente bellezza, una fugace sensazione di disagio lo colpì alla bocca dello stomaco: ogni cosa era pervasa da una distinta e inquietante sfumatura oscura.

Nulla rimane immacolato. Tutto è destinato a essere corrotto dal peccato e ad annegare nella perversione.
Dal sorgere dei tempi, il destino della moralità è sempre stato sospeso su un filo intriso di sangue.

Nessuno può distorcere l'essenza umana; essa si manifesta nella sua forma più oscura, egoista e violenta, nutrendosi dell'illusione che per forgiare un mondo secondo i propri ideali, sia giustificato il sacrificio di anime innocenti.

L'uomo sbadigliò dalla stanchezza e riprese ad analizzare il documento scritto in modo accurato. D'un tratto, qualcuno aprì il battente scricchiolante del suo ufficio e richiamò la sua attenzione.
Sienna varcò la soglia con il passo deciso e l'irruenza di chi ha fretta e determinazione da vendere. Il tintinnio dei suoi orecchini d'oro si fuse con il rumore della porta che si richiudeva dietro di lei.

«Monroe ha appena chiamato. Ci aspetta all'ospedale per i risultati dell'autopsia. Il fascicolo è arrivato pochi minuti fa, ma ha detto di volere un colloquio diretto con noi», comunicò la donna, mentre lo vedeva sigillare il raccoglitore colmo di fogli e riporlo al proprio posto. 

Il collega si sistemò i capelli e con fare da gentleman, le aprì l'adito per farla passare.

Attraversarono il portico con il suo pavimento di mattonelle irregolari e consumato dal tempo e uscirono dalla stazione di polizia. La luce del mattino filtrava tra gli alberi spogli, proiettando le loro ombre sottili sul vialetto di cemento che portava al parcheggio. Il suono dei passi risultava alquanto distante sotto il soffitto a volta della loggia. I colleghi transitavano frenetici e li salutavano con un cenno di testa o una frase veloce.

«Questa mattina hai davvero una pessima cera. Nemmeno il mio fondotinta potrebbe salvare quella faccia da culo che ti ritrovi al momento!» Scherzò Sienna, con una smorfia giocosa dipinta nella faccia. Si morse le labbra e alzò le mani in segno di resa, non appena l'amico la folgorò con gli occhi.

Dave si nascose in un voluto mutismo. L'odore di gas si mischiava al profumo di gomme nuove e al delicato sentore di cibo proveniente dal chiosco vicino.

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