Undici

566 26 0
                                    

Come si sente di solito la gente quando viene mollata in uno stanzino delle scope, da sola come una cogliona, dopo un bacio passionale quanto quelli visti nei film cessi e romantici che hanno come protagonista Ryan Gosling?

Spero male.

E come si sente, sempre la gente, quando si viene mollati, sempre in uno stanzino e sempre soli, dopo un bacio voglioso e di impulso in grado di far intrecciare le budella perché il Ryan Gosling di turno è confuso?

Come una cogliona, ecco come ci si sente.

Rimasi spiaccicata al muro per un paio di minuti.
Fissavo la paletta rossa caduta a terra e speravo che con la forza del mio pensiero distruttivo avrebbe potuto alzarsi in volo e tornare al suo posto.
Non successe e quando mi resi conto che non sarebbe successo mai, mi raccapezzai, scollandomi dal muro, passai entrambe le mani fra i miei capelli e sospirai.

Sì Mida, avevamo fatto una cazzata.

Chiusi la porta dello stanzino, uscì nella sala e feci partire lo speaker.
Avevo bisogno di provare.

Il giorno dopo mi alzai con un mal di testa degno di un'emicrania dovuta alla sbornia ed era triste colpire la consapevolezza che non mi ubriacavo sa così tanto tempo che probabilmente mi ero dimenticata anche come si faceva.

Mi vestì, andai a fare colazione e poi a lezione.
Dovevo andare solo dal fonico e dal tecnico del suono per sistemare un paio di cose, il resto del tempo potevo prendermelo per ripassare i pezzi fino a quando sentire la mia stessa voce non mi avrebbe causato la psoriasi o qualcosa del genere.

Non ero troppo convinta della scrittura sul brano di Nicki e nemmeno della mia imitazione di una soubrette che era finita nel giro delle droghe ma almeno dalla mia avevo il mio pezzo in cui credevo e volevo far sentire a qualcuno che non fosse il mio cane.

Passai le prime ore del pomeriggio a ripetere e poi fui chiamata dai truccatori: toccava a me ed era il momento che preferivo nella preparazione.
Farsi truccare da qualcun altro era, per me, allo stesso livello di ricevere un massaggio.
C'era una tranquillità ed una pigrezza nel farsi coccolare che difficilmente si trovava in altre situazioni.

Mi sedetti davanti allo specchio mentre Giovanni, il truccatore, mi donava tutta la sua attenzione e mi girava intorno mordendosi le guance per riflettere meglio su che colore piazzare sulle mie palpebre per quella puntata.
"Se tu avessi i capelli del tutto neri, potrei divertirmi di più" sbuffò.
Me lo diceva sempre, da quando ero entrata. Per lui la parte sopra del mio casco rosso ciliegia era un pugno nell'occhio con gli ombretti che sperava e sognava sempre di mettermi.
A quanto pare avevo un viso che mi concedeva di andare oltre ma i capelli bloccavano ogni istinto artistico del truccatore di Maria.
"Oggi devo cantare i led zeppelin con le calze a rete, quindi puoi dare di matto su di me" gli sorrisi con le mie labbra già truccate di un rosa scuro contornato da una matita rossa che mi rendevano le labbra ancora più grandi.
Giovanni si fermò, i suoi occhi neri puntarono nei miei mentre con il pennello per ombretti mi indicava: "che mi stai dicendo."
"Faccio la bagash a livello nazionale" scherzai facendo ridere anche lui.
"Allora, bagash oggi palpebre bianche e rosa barbie con eyeliner marrone."
Dischiusi le labbra sorpresa e battei le mani eccitata in piccoli applausi contenuti ma contenti.

Ero truccata perfettamente, i miei capelli erano lisci ma con le punte tirate verso l'alto, i vestiti che avevo proposto, ergo il jeans a zampa nero e il maglioncino crop dello stesso colore bucato sulla spalla, erano stati accettati dalla produzione e generalmente, considerando che ero stata appena rifiutata e da lì a poco avrei dovuto sculettare davanti a tutti, mi sentivo bene. Bene nella concezione di come sarei potuta stare, perciò si bene, dai.

Paris Latino - Mida Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora