Ventuno

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Mida rotolò a terra. Letteralmente iniziò a rotolare sul suo tappetino blu per gli esercizi per finire poi sul mio mentre io lo guardavo dall'alto con gli occhi chiusi a fessura mentre lo giudicavo in ogni sua singola mossa.

Sdraiato sul mio tappetino tirò su il petto e le gambe contemporaneamente in un addominale crunch mentre urlava con tutto il suo diaframma un: "AAAAAAASH."

Rimase in posizione contratta con le gambe alzate e le braccia lunghe ai lati delle cosce mentre sul viso si stava formando pian piano uno strato di rossore degno di uno dei pomodori più freschi che avevamo in cucina.

Gli dovevo dare atto del fatto che stava avendo abbastanza resistenza ma dopo un minuto e mezzo iniziò ad urlare in modo continuo e costante drigninando fra i denti tutto il dolore dei suoi addominali che probabilmente stavano andando a fuoco.
"È una scena pietosa" gli dissi io guardandolo dall'alto mentre una gocciolina di sudore dai ricci gli cadde fin giù la mandibola.
Mida non riuscì più a mantenere la posizione e si lasciò andare, accasciandosi a terra e scoppiando a ridere mentre imbrattava del suo sudore il mio tappetino.
"Sei solo gelosa delle mie capacità" si tirò su con una sorta di saltello scomposto e andò verso la cassa bluethoot per cambiare canzone.
Durante tutte le nostre ore sportive avevamo deciso, di comune accordo, di mettere un sottofondo di musica trap americana per darci la carica e di solito funzionava, o almeno funzionava fino a quando le urla di mister olimpia non coprivano anche la voce bassa di 21Savage.
"Facciamo stretching" quasi mi ordinò mentre rimaneva chinato verso l'ipod per cambiare canzone, "questa mi piace" commentò fra sé e sé per poi venire verso di me e piazzarsi esattamente di fronte al mio corpo per farmi da specchio.
Sentì partire la base di Cockail d'Amore di Mahmood.
"Segui me?" Gli chiesi.
Il fatto che durante lo stretching il più delle volte lui voleva starmi di fronte per specchiare le mie mosse mi dava da fare, mi metteva non poco a disagio considerando che non era una persona che si vergognava a fissare costantemente l'altra, mentre io subivo dei colpi per quello sguardo insistente.
Annuì sorridendomi, il viso era madido di sudore.
Si sforzava sempre fin troppo e mi faceva ridere quando poi si lamentava di essersi portato fin oltre i limiti perché poi il giorno dopo aveva l'acido lattico e diceva che fosse colpa mia per non averlo fermato, dal fare chissà cosa poi, urlare?

Iniziai a fare stretching guardando in un punto oltre le sue spalle per evitare di fissarlo come una psicopatica per tutto il tempo mentre lui continuava a non farsi problemi, anzi era così tranquillo da canticchiare anche insieme a Mahmood.
Mi sedetti a terra, allungai le gambe tenendole strette l'una di fianco all'altra e mi allungai con il busto per toccarmi i piedi.
Se avevo qualcosa di buono era la flessibilità dovuta a non sapevo neanche io a cosa dato che tendenzialmente non ero conosciuta per essere una persona sportiva e flessibile, anzi sentivo già le mie ossa fare crack ogni tanto.
Aprì le gambe il più possibile e iniziai a toccare prima un piede e poi l'altro, quello era il momento in cui non riuscivo a non guardare Mida perché la sua divaricazione era sempre molto divertente.
Borbottava, si lamentava e poi rimaneva con un angolo di forse cinquanta gradi mentre ripeteva che lui non era un mobile dell'ikea, non poteva smontarsi. 
"Volevoooo" iniziò a cantare sentendosi di più sua la parte mentre io mi piegava con le gambe aperte per stare con la faccia schiacciata contro il pavimento, "le ali di pegaso...non ci penso proprio a mettermi così" scoppiai a ridere per il suo commento sopra la canzone ma rimasi con la faccia sul parquet.
"Che tu mi capissi" mi alzai in piedi e mi presi il piede per schiacciarlo contro il sedere, "quando cadevo giù" fu così azzeccata quella frase in quel momento perché prese la sua gamba e perse l'equilibrio finendo quasi culo a terra.
"Io credevooo, fosse più tenero farlo davanti al PC, se mi amerai fallo così."
Alzai il viso per guardarlo e gli sorrisi, non ci pensai neanche mi venne naturale perché spesso riusciva a mettermi di buon umore anche solo non dicendo niente.
Mida era fondamentalmente molto buono e mi veniva difficile non riuscire a provare una sorta di bene per lui.
"Stammi bene, mi mancherà, morire insieme fra i laser light" mi sorrise anche lui di rimando e continuai a guardarlo anche mentre cambiai gamba, "io ti volevo, volevo."
Smise di sorridermi e credo che anche io smisi di farlo.
Mi limitai a guardarlo e lui fece lo stesso con me.
Abbassai la gamba, rimanendo con i piedi fermi sul parquet senza dire nulla ma continuando a guardarlo senza riuscire a spezzare quello scambio.

Paris Latino - Mida Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora