Diciotto

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Poteva sembrare a degli occhi stupidi che io stessi evitando Mida e di fatti era così, io ero gli occhi stupidi.

Lo stavo evitando semplicemente perché ero piena di cose da fare. Non per chissà quale motivo o perché mi ero messa in ridicolo di fronte a lui e ogni volta che aprivo bocca su qualcosa che riguardava lo spilungone sembrava che io mi autosabotassi o dicessi una versione differente da quella precedente. No.
Semplicemente ero estremamente occupata e non avevo neanche un secondo.

Con la maxi tuta beige della freddie e la felpa nera oversize corsi come una gazzella dalla cucina alla mia camera blu per evitare accuratamente ogni incontro indesiderato.
Tirai un sospiro di sollievo quando arrivai davanti alla porta bianca della mia camera e la aprì sentendomi più leggera.

Mi sentì un po' meno in estasi quando sul letto di Gaia vidi Mida.
Erano abbracciati stretti stretti e si guardavano negli occhi in un modo così intenso che sembrava quasi stessero scopando.
Avevo un leggero conato di vomito.
"Oh" mi aggiustai i capelli, "scusate il disturbo piccioni, me ne vado subito."
Mi sentivo la terza incomoda della situazione ma almeno non l'avevo beccato da solo e questo mi permetteva di scappare più agilmente.
Andai verso l'armadio per tirare fuori la mia solita giacca nera.
Dovevo tornare a scuola, avevo il sound enginee e poi le prove delle canzoni.
Avrei anche voluto nascondermi nell'armadio però.
"Ehi Am" sentì la voce di Mida ma non mi girai, cercai fra le giacche la mia, "so che sei impegnata ma dobbiamo provare la canzone, abbiamo due giorni."
Mi voltai velocemente con la giacca fra le mani, insieme alla gruccia che la teneva appesa.
Corrucciai la fronte, "minchia, hai ragione."
La canzone.
Mi ero dimenticata di quel compito stupido dei duetti e avevo due giorni per provare una canzone?
Non si poteva fare, bisognava rimandare.
"Io ho lezione fino alle cinque, poi ci sono. Tu?" Chiesi infilandomi la giacca e riponendo la gruccia nell'armadio.
Chiusi le ante e mi voltai nuovamente.
Almeno avevano smesso di stare abbracciati.
"Anche io, ci becchiamo in sala tre direttamente allora."
Annuì, feci un cenno di saluto e me ne andai.
Avevo anche scambiato fin troppe parole con lui.

Arrivai alle cinque con in testa l'immagine dello spilungone e della principessa abbracciati sul letto di lei.
Io non ero gelosa, impossibile, però questa cosa che a me mi aveva trattata come una pezza di piedi proprio non mi andava giù nonostante, fra virgolette, fossimo tornati amici.
C'era qualcosa che stonava fra me e lui ma non avevo più voglia di stare appresso a me, alle mie pare e gli strani atteggiamenti di mister sono alto quanto un edificio, mi ero resa abbastanza ridicola era anche ora di andare avanti.
Era stato un bacio.
Un bacio che non significa niente.
Ok, mi aveva baciato e poi se n'era pentito ed era scappato da Gaia, e quindi?
Non eravamo mica sposati.
Però convivevamo.

Aprì la porta della saletta con una parolaccia mentale e mi maledì per la trentesima volta quel giorno.
Entrai e tirai un piccolo sospiro di sollievo, almeno ero ancora da sola.
Buttai giacca e testi sul divanetto ed andai a sedermi dietro al PC per cercare il testo della canzone e stamparne due copie.

In qualche minuto riuscì a stampare il testo, ascoltare la versione originale e ricordarmi che c'era una parte in cui Michael Jackson diceva Tenderoni e a me faceva sempre troppo ridere per rimanere seria.
Dovevamo cambiarla quella parola.
Mentre ridevo da sola come una psicopatica sentì aprire la porta, Mida entrò getto le sue cose sulle mie e si venne a sedere di fianco a me sullo sgabello.
"Perché ridi?" Sul suo volto c'era un accenno di divertimento, dovuto solo dal fatto che vedeva ridere me.
Gli porsi la sua fotocopia del testo ed indicai la parola ridacchiando come una che di testa non stava poi così apposto.
"Tenderoni" ripetei ad alta voce scoppiando a ridere.
C'era qualcosa in quella parola che mi faceva proprio spezzare, non so se era dovuto al fatto che mi ricordava i Teneroni e il pensiero che Michael scrivendo quella canzone avesse pensato a loro, oppure solo perché in realtà ero stupida.
Si mise a ridere anche lui e mi sentì un po' meno stupida ma il suo della mia risata aumentò sentendo anche la sua.

Paris Latino - Mida Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora