44. Non capirci un cazzo ✓

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Il primo impulso di Tiziano fu abbandonarsi. Abbandonarsi totalmente alla presa di Claudio, proiettare le braccia all'indietro, affondare le mani nelle natiche, tirarlo a sé, e poi...

E poi...

Ma ci impiegò davvero pochi istanti a capire che era appena caduto vittima dell'ennesima, crudele e molesta presa in giro.

Claudio era etero. Ed era un bullo. E lo stava bulleggiando.

Non poteva essere altrimenti. Tiziano non riusciva a concepire una possibilità diversa.

Incredulo, furioso, sconvolto dall'audacia di Claudio, Tiziano si liberò rapidamente dalla stretta. Si allungò sul corpo del ragazzo, fregandosene del fatto che la sua erezione gli strusciasse addosso. Claudio mugugnò qualcosa, Tiziano lo ignorò. Raggiunse con la mano la torcia che Claudio aveva appoggiato a terra, la tirò su, l'accese e gliela puntò addosso.

«Ma che problemi hai?» sbottò.

Voleva guardarlo in faccia. Voleva che lo ammettesse guardandolo negli occhi. Che ammettesse di essere un pezzo di merda.

Claudio si tirò su a sedere con non troppa convinzione e mise una mano davanti agli occhi per ripararsi dalla luce. «Calmati...» disse. Ma Tiziano non lo lasciò finire, aveva un tornado di parole dentro di sé, e non aveva intenzione di arginarlo. «Davvero sei disposto a tanto pur di prendermi per il culo?»

Claudio lo fissò con gli occhi sbarrati e una specie di sorrisetto idiota. Quell'espressione beffarda fu la goccia che fece traboccare il vaso.

«Sei una merda!» disse Tiziano. «Io... io non ho parole!» Scosse la testa, quasi gli veniva da piangere. «Ah ah ah! Che ridere! Prendiamo per il culo il frocio! Vediamo se è davvero eccitato! Ops!» Portò una mano alla bocca con un gesto volutamente effemminato. «È duro veramente! È frocio sul serio! Che ridere, eh? Vuoi farmi un video? Vuoi mandarlo ai tuoi beta? Ah ah, guardate! Guardate come gli basta poco per... per...» si fermò. Non riusciva più a parlare, aveva bisogno di prendere fiato.

«...per?» lo incalzò Claudio.

Per innamorarsi? pensò Tiziano. Strinse i denti. Chiuse gli occhi. Alzò la torcia, voleva spaccargliela in testa, ma il pugno chiuso sbatté contro le doghe del letto superiore e l'urto andò a riaprire una delle ferite che aveva sulla mano, una di quelle che Claudio gli aveva medicato qualche sera prima.

«Ah» gemette Tiziano. La torcia gli cadde di mano e rotolò sulle sue gambe, ancora accesa. La luce illuminò la scena dal basso.

Tiziano si strinse la mano per bloccare la fitta di dolore. «Merda!» borbottò.

Claudio lo guardò scuotendo la testa. Aveva sempre quel sorrisetto strafottente.

«La finisci? La finisci di guardarmi così?!» sbottò Tiziano.

«Così come?» chiese Claudio.

«Come se ti facessi ridere!»

«Ma me fai ride. Me fai piscià sotto, che ce posso fà?»

«Ti fa tanto ridere che sono frocio?» urlò Tiziano.

«No» disse Claudio, improvvisamente serio. «Me fai ride perché nun capisci un cazzo.»

Poi prese la mano di Tiziano. La sinistra, quella ferita.

La prese e la tirò a sé. Aprì le dita e premette il palmo contro il suo petto. Il cuore di Claudio batteva con violenza. Il suo respiro era affannato.

«La prossima volta che te fanno diventà frocio, fattelo installà, un gaydar.»

Dopo averla tenuta ferma sul petto per qualche secondo, Claudio spinse la mano di Tiziano verso il basso e la bloccò in mezzo alle sue gambe dove, attraverso la tuta, Tiziano tastò tutta la sua indiscutibile eccitazione.

L'espressione di Claudio era quasi ansiosa, adesso.

«Ma uno che cazzo deve fà pe' fatte capì che ce sta a provà co' te?»

L'ultimo desiderio (BoyxBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora