55. 'Fanculo la partita ✓

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Tiziano si accorse che anche la sua mandibola era abbassata.

Se ne accorse anche Claudio. «Domani, ho detto. Non subito.» Gli tirò su il mento con un dito, facendo una risatina che sembrava esprimere allo stesso tempo nervosismo e sollievo, e i denti di Tiziano produssero un rumore secco, quando si chiusero.

Tirando il petto in fuori Claudio si rivolse al resto della squadra. «E a proposito de frociate, mo' annamo fuori e je rompemo er culo, a 'sti montanari sfigati. Daje!» Così dicendo uscì di corsa, gli scarpini che ticchettavano sul cemento del corridoio.

Nella stanza si sollevò all'istante un brusio di voci, Tiziano vide intorno a sé facce con tante diverse espressioni: stupite, perplesse, elettrizzate, scioccate, incredule. Gianluca e Andrea, che erano già vestiti, passarono di corsa davanti a Tiziano. «Daje rega'! Je rompemo er culo!» gridò Gianluca. Poi, mentre uscivano, Tiziano lo sentì dire sottovoce ad Andrea: «Lo sapevo, cazzo! Lo sa-pe-vooo!»

Tutti parlavano, mille voci una sopra l'altra, chi con l'aria sconvolta, chi guardando Tiziano con un'espressione quasi ammirata.

«Ma veramente?» disse qualcuno.
«Cioè Tizio posso capire... ma Claudio?»
«Ma secondo me scherzava.»

Tiziano sorrise. Guardò la porta incredulo.

Claudio ha appena fatto coming out? Per me?

Non ci poteva credere. Il suo cuore correva mille battiti al secondo.

«Ma no, dai, non è possibile. Era una battuta.»
«Non si scherza, su 'ste cose.»
«Ma io stamattina ho visto che si limonava Teresa!»

«Era una messinscena no?» disse Stefano con cattiveria. Poi, con la fronte corrucciata e gli occhi quasi lucidi, guardò la porta. «Cristo che schifo...»

Anche Paolo e Federico sembravano sconvolti, quasi feriti. Federico si era seduto su una panchina con il busto piegato avanti e le braccia ciondolanti in mezzo alle gambe, come sfinito dalla rivelazione. Paolo era rimasto in piedi a fissare la porta con aria catatonica.

«Tizio, ma veramente era Claudio quello nel video?» Tiziano voltò la testa. C'erano quattro compagni di squadra davanti a lui: Marco, Gennaro, Michele e Alessandro. Quattro ragazzi con cui non parlava praticamente mai. Lo guardavano con delle espressioni che esprimevano curiosità morbosa mista a shock.

«No, perché io sono sicuro che era una battuta. Sono sicurissimo» disse Marco. «L'hai visto a Claudio quanto è grezzo? Non può essere gay! E poi Claudio odia Tiziano, lo chiude negli armadietti! Gli butta le cose nel cesso!»

Tiziano non seppe cosa ribattere. Si limitò a guardarli facendo un sorrisetto di circostanza e allargò le braccia come a dire: che ci posso fare?

Ai ragazzi sembrò una conferma sufficiente perché spalancarono la bocca e si guardarono tra loro come quattro comari cui sia appena stato raccontato il pettegolezzo più succulento della storia.

«Claudio che succhia un cazzo?!»
«Che schifoooh! Non farmi venire in mente queste immagini!»
«Giura!»

Tiziano si rese conto che doveva finire di cambiarsi, quindi chinò il busto per infilarsi gli scarpini.

«Voglio i particolari!»
«Ma che sei scemo? Meno particolari ho, meno incubi faccio stanotte!»
«Ma da quanto va avanti?»
«Ma allora è tipo... il bambino che tira le trecce alla bambina che gli piace?»
«Ma tu sei sempre stato gay?»

«No, mi ci sono trasformato dopo avervi visti nudi in doccia» rispose Tiziano.

«Non sono ancora psicologicamente pronto per queste battute» disse Alessandro.
«E Claudio?»
«No, giuro, da Claudio non me lo sarei mai aspettato.»
«Non so se riuscirò a rispettarlo, adesso che so che succhia cazzi.»

«E io sai 'ndo me la ficco tua mancanza di rispetto?» Claudio, apparso come dal nulla, assunse una posa pensierosa. «Mmm... no, ora che ci penso preferisco ficcarmece quarcos'altro, in quer posto.» Sollevò due volte le sopracciglia in direzione di Tiziano, che non riuscì a evitare di scoppiare a ridere.

«Ewww!» fecero in coro le quattro comari stringendo le spalle e portando le mani al petto.

«Siete, in questo istante, l'immagine più gay che abbia mai visto in vita mia» disse Tiziano.

Gli altri compagni di squadra risero, ad eccezione dei beta. Le comari si guardarono intorno imbarazzate.

«E si guarda allo specchio ogni mattina!» chiosò Claudio. Poi battendo un pugno sulla porta. «Che cazzo ce fate ancora qua dentro, tutti quanti? I montanari hanno quasi finito il riscaldamento. Tizio, viè fuori che Valerio te vole spiegà er modulo.»

«Come giochiamo?» chiese Tiziano.

«4-4-1-1.»

«Quindi Tizio ti viene da dietro?» disse Marco.

Mezza stanza scoppiò a ridere.

«Sì. È per questo che è il mio modulo preferito!» ribatté Claudio con un sorrisetto sarcastico.

«Io non gioco» disse Paolo, brutalmente serio, facendo morire ogni eco di risa nella stanza.

«Neanch'io» aggiunsero in coro Federico e Stefano.

«Finché tu sei capitano non gioco» ribadì Paolo.

Claudio concesse loro una lunga occhiata.

«Ottimo. Testiamo Andrea come secondo portiere. Le altre due sostituzioni le deciderà Valerio. A' Tizia', te voi move?»

I tre beta rimasero senza parole. Tiziano afferrò i parastinchi e si avviò verso il corridoio finendo di infilarsi la maglietta. La numero 14. 

Con la coda dell'occhio vide che Claudio lo seguiva. Urla indistinte di incitazione da dentro lo spogliatoio, probabilmente rivolte a loro. Tiziano non le ascoltò.

A metà corridoio si voltò verso Claudio e gli tese una mano, perché voleva toccarlo, voleva sapere che era vero, che non si trovava in quello che sembrava il perfetto equilibrio tra un sogno e un incubo. Claudio allungò la mano e strinse quella di Tiziano per un attimo, solo per un attimo.

«Non vorrai mica che usciamo manina nella manina,» disse ridendo, «già me pijeranno abbastanza per il culo, da oggi in poi...»

«Perché l'hai fatto?» chiese Tiziano.

«Perché no?»

Tiziano si fermò, guardò avanti e indietro nel corridoio per controllare che fosse vuoto. «Proprio stamattina mi dicevi: voglio sopravvivere all'adolescenza, voglio farmi rispettare, non lo direi mai in giro...»

Claudio fece spallucce. «Be', se pe' famme rispettà devo raccontà palle su quello che me piace, che razza de maschio alfa sfigato so'?»

Tiziano venne sopraffatto da un'improvvisa esplosione di emozioni. Ammirazione per il coraggio che Claudio aveva dimostrato, paura per quello che avrebbe dovuto affrontare, e commozione, desiderio, inquietudine.

«E mo' che te pija?» disse Claudio.

«Ho un groppo in gola grosso così, lo stomaco sottosopra, le ginocchia mosce e...» Tiziano abbassò la voce: «Ti vorrei portare dentro quella stanza per baciarti. Adesso.»

Claudio si girò, identificò la stanza, lo prese per un braccio, lo tirò dentro (era un ripostiglio). Poi lo sbattè contro la porta, chiudendola, e affondò la bocca in quella di Tiziano, che chiuse gli occhi, cinse l'altro per la vita, lo tirò a sé quasi con violenza, e i due ragazzi si morsero, si toccarono, si divorarono per diversi secondi.

«Oh merda, mi è venuto duro» sussurrò Claudio emergendo dal bacio per prendere fiato.

Tiziano gli infilò una mano nei pantaloncini. «No!» Claudio si allontanò. Prese qualche respiro. «Eddaje, tre volte in dodici ore? Poi nun li reggo, i novanta minuti.»

Tiziano fece un sospiro. Si aggiustò i boxer, era eccitato anche lui. «Sì, hai ragione.»

Si guardarono a distanza per qualche secondo.

«Oh, 'fanculo la partita!» Claudio si tirò giù pantaloni e mutande e si buttò addosso a Tiziano.

L'ultimo desiderio (BoyxBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora