23. La fine del labirinto

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«Cadetto Evander,  avete passato il  test con il  punteggio massimo».
Evander non volle ancora esultare per quella felicità, e lanciò uno sguardo all'endar,  senza curarsi  che quello sguardo significava assolutamente troppe cose. Fortunatamente, l'endar si era girato prima ancora di sentire il verdetto, dandogli le spalle, come se Evander non fosse degno della sua attenzione, ed aveva lasciato la pedana, ritornando, come sempre, nell'ombra.
A quella vista, Evander non poté più nascondere la gioia. Lo sguardo di Lord Kaleb, che sorrideva da un orecchio all'altro, gli confermò la sua impressione: l'endar lo aveva ritenuto indegno di essere scelto. Evander era riuscito ad ingannarlo.
Jayden si voltò verso di lui, fissandolo con un sorriso che Evander non vide. Anche Zora e Yan sorridevano di gioia. Quanto ad Allen, lui sorrideva di soddisfazione: se Evander fosse riuscito a
diventare endar, coronando quello che era il suo sogno, non glielo avrebbe mai perdonato.

I loro compagni presero a bisbigliare sommessamente, interrompendo il glaciale silenzio che aveva dominato la sala prima del verdetto. La commissione non tentò di far loro abbassare il tono: era un evento straordinario, per cui si poteva fare un'eccezione. Evander non si curò minimamente di quei bisbigli: che fossero di rabbia, di odio, di solidarietà... non gli importava più. La felicità ed il sollievo gli occupavano interamente il cuore.

In realtà, la gioia che Evander mostrò alla notizia di aver passato il test e di non essere stato scelto, sciolse tutto l'odio che l'accademia aveva provato per lui durante quel mese. Il fatto che fosse riuscito a passare con il punteggio massimo dimostrava quantomeno che non poteva aver copiato al test generale. Infatti, copiare alla simulazione era impossibile ed era improbabile che Evander avesse copiato nel  primo test  e fosse comunque riuscito a prendere un voto così alto nel secondo. 

Non solo l'odio scomparve, ma apparve l'ammirazione.
L'interesse dell'endar, il fatto che fosse un semplice contadino e che avesse preso il punteggio massimo al più difficile di tutti i test di indirizzo e che fosse amico delle due principesse dell'Im-
pero non poteva che attirare l'attenzione di  tutti.  I bisbigli  che prima erano di disprezzo si erano tramutati in qualcosa di opposto, e Evander si ritrovò in poco tempo una vera celebrità.
I suoi voti, inoltre, continuarono ad incrementare anche dopo il secondo test. Sembrava che non ci fosse niente che Evander non sapesse fare. In pochi mesi, aveva battuto tutti i record in tutte le discipline pratiche e intellettuali. Dimostrava che il suo posto all'accademia era molto più che guadagnato: era meritato. Tutti gli altri ragazzi che seguivano il corso di capitano si rifacevano a lui come modello e lo ammiravano per le sue qualità e le sue conoscenze. Fra i ragazzi delle classi sociali più basse, Evander era un vero mito e veniva sempre acclamato e cercato da tutti. Ciò che affascinava di lui non erano solamente la sua conoscenza approfondita in tutti i campi e le sue capacità, ma anche il fatto che non si sottraesse mai ad una richiesta d'aiuto. Era disponibile ad aiutare tutti coloro che non riuscivano a superare gli  esami  più difficili. Inoltre, faceva sempre in modo di lasciare anche agli altri i loro spazi e i loro momenti di gloria. Ogni sei mesi, si facevano dei tornei per invogliare i ragazzi a superare sé stessi svegliando in loro l'istinto della competitività. Evander avrebbe potuto essere il  vincitore in molte gare, ma sembrava sempre che non ne avesse voglia. In un modo o nell'altro, finiva per slogarsi una caviglia nelle gare di corsa, avere un gran mal di  testa nei test scritti, il mal di gola in quelli orali e così via.
Finalmente, Evander sapeva cosa volesse dire essere parte di una comunità. Anzi, più che esserne parte, ne era il centro. Non si sottraeva mai alla compagnia degli altri ragazzi, non faceva più il solitario ed il discriminato. Era il primo a cercare la compagnia degli amici, e questi, da parte loro, non smettevano di cercare lui.

Tuttavia, non riallacciò più i rapporti con gli altri quattro.
Evitava Jayden perché non poteva, ora più che mai, accettare il fatto di non essere libero, ed evitava Zora perché non poteva fare altrimenti: Jayden e Zora erano sempre insieme, e poi Zora gli ricordava troppo la sua vera identità, un'identità che voleva dimenticare il prima possibile.
Inoltre, aveva saputo che Allen aveva sparso in giro quella voce e, sebbene non si fosse offeso, non aveva neppure sentito il bisogno di perdonarlo.
Yan faceva parte del resto del gruppo, e non poteva riservargli un trattamento diverso.

Triplania- il predestinatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora