27. Spedizione di laurea

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Jayden, preoccupata, disse: «Capitano, non... non vedo più nulla! I vetri sono completamente appannati!».
Evander, che non stava facendo attenzione agli schermi, ma ai comandi, alzò immediatamente lo sguardo, sorpreso. Jayden aveva ragione: era impossibile continuare a vagare alla cieca in quella nebbia. Gli schermi sembravano completamente bianchi.
Non era una cosa naturale e, soprattutto, non era stato affatto cal- colato. Si alzò in piedi, e si rivolse subito a Zora: «Tenente, che cosa credete stia accadendo là fuori?».
Zora impiegò qualche secondo di troppo a rispondere: «L'atmosfera del pianeta è troppo calda, capitano».
«Credete che gli scudi termici siano in grado di tenere?».
«Non posso dirlo con certezza. Non ho sufficienti elementi per stimare la temperatura di...».
«Fino a quanto possono tenere gli scudi?» la interruppe Evander, che incominciava a credere che la situazione sarebbe peggiorata in fretta. La temperatura sembrava infatti salire sempre di più
ogni minuto che passava.
«Circa 200°, capitano» rispose Zora, che già capiva il pericolo. Evander cercò di mostrarsi calmo: «E quale stimate sia la temperatura esterna?».
«Finché ci teniamo così lontani dal pianeta, non dovrebbe superare i 180°, capitano».
«E sulla superficie?».
«Sulla superficie, potrebbe arrivare a 400°, capitano, forse di più. Ma non sono calcoli esatti e...».
«Datemi un calcolo delle probabilità, tenente, altrimenti non posso prendere alcuna decisione!».

Evander sapeva già che non avrebbe corso il pericolo di scendere sulla superficie, se le probabilità si fossero rivelate troppo alte.
Zora, che intuiva la sua presa di posizione, avrebbe voluto non dover rispondere a quella domanda. Ad occhi bassi, dichiarò: «Abbiamo circa il 60% delle probabilità che la temperatura del pianeta superi i 200°, capitano».
Evander, turbato da quella percentuale troppo vicina alla metà, si risedette, pensieroso e preoccupato.
Disse: «Cosa accadrebbe in quel caso, secondo voi, tenente Zora? Saremmo ancora in grado di fare una manovra evasiva?».
Sapeva già la risposta, ma aveva bisogno di chiederglielo.
«No, capitano» rispose Zora, secca.
Evander rimase un istante in silenzio. I vetri continuavano ad essere completamente appannati e la temperatura interna della nave si alzava a vista d'occhio di minuto in minuto.
Dopo qualche secondo, finalmente, Evander parlò. La decisione gli era costata un'enorme fatica, ma non l'avrebbe ritrattata. «Tenente Jayden, torniamo indietro» ordinò.
Jayden lo fissò esterrefatta. Evander si sentì ancora più devastato per quella decisione che dispiaceva a lui per primo, ma non ritrattò l'ordine.
Jayden fingeva di non aver compreso bene: «Capitano?!» chiese.
Evander ordinò di nuovo: «Tenente, fermate la discesa. Torniamo indietro».
Jayden non trattenne la rabbia e lo sgomento. Sbottò: «Capitano! Non abbiamo abbastanza provviste e sufficiente tempo a disposizione per tornare indietro e ritardare la discesa neppure di un giorno! O adesso o mai più!».
«Tenente» le disse Evander girandosi verso di lei con sguardo fermo: «Forse non vi è chiaro. Noi non scenderemo su quel pianeta né oggi né domani».
Jayden lo fissò in silenzio.
Evander ripeté, impassibile: «Vi ho dato un ordine, tenente».
Zora ritrovò allora la voce e si intromise. Per lei più che per gli altri quella rinuncia significava tantissimo: era stata lei, a insistere per arrivare a quel pianeta. Era stata lei a convincere Evander
a darle fiducia e assecondarla in quel progetto, investendoci non solo il voto di laurea, ma molto di più. In gioco, ormai, non c'era più solo quel voto, ma anche la sopravvivenza della specie. Infatti, ora che i suoi calcoli si erano dimostrati esatti, Zora poteva considerarsi come la scopritrice della maggiore riserva d'acqua dolce dell'Impero, scoperta che poteva annoverarsi fra le migliori di tutto il secolo.
Ed ora, Evander tradiva la sua fiducia, opponendosi a quel suo sogno per un misero 60% di probabilità di morte.

Tutti, sul ponte della nave, sembravano in disaccordo con lui. Per un momento, si sarebbe potuto pensare ad un ammutinamento.
Zora diede voce a ciò che pensavano tutti gli altri: «Capitano! Quel pianeta ha la più grande riserva d'acqua dolce che sia mai stata scoperta! Questa riserva potrebbe cambiare le sorti dell'intera specie!».
«Ne sono più che consapevole, tenente» rispose freddo il capitano.
Zora esclamò: «E voi volete buttare all'aria la nostra opportunità di scoprire questo tesoro?!».
Comprendendo di avere contro l'intero equipaggio, e di dover imporre la sua decisione con forza e determinazione, si alzò in piedi, proprio di fronte a Zora e dichiarò: «Non esporrò questa
nave ed il suo equipaggio ad un pericolo di morte con queste probabilità».
«Ma le probabilità sono solo del 60%!» esclamò Zora, sempre più disperata. Evander si rivolse allora a Jayden, ignorando Zora che, lo comprendeva, era troppo coinvolta perché lui potesse fargli accettare la sua decisione che, ormai, diventava urgente: «Tenente Jayden, eseguite i miei ordini!».
Jayden rimase zitta e non obbedì, fissandolo con rabbia.
Evander si rivolse allora completamente a lei: «State disobbedendo ai miei ordini, tenente?!».
Jayden non riuscì a trattenersi dall'affermare: «La salvezza di tutta l'umanità è nelle vostre mani e voi la buttate al vento per una probabilità di morte di appena 60%! Non sapete, forse, che le
probabilità che le nostre riserve d'acqua si estinguano in meno di un secolo sono del 100%?! Ho tutto il diritto di mettere in discussione il vostro ordine, capitano, finché ho il dubbio che esso venga da un personale sentimento di paura che non è affatto condiviso dal resto dell'equipaggio e che non trova fondamento nel reale pericolo».

Evander non si lasciò intimidire da quel discorso. Se anche dentro di lui c'erano delle incertezze e stava cercando di valutare le opinioni dell'equipaggio, non lasciò che la sua incertezza trapelasse.
«Tenente Jayden. Voi fermerete immediatamente la nave e ci porterete fuori pericolo il prima possibile, come vi ho ordinato».
Jayden, colpita da quel tono freddo ed imperioso, lo guardò sconcertata senza rispondere.
Evander riprese: «Tenente, voi dimenticate che la riuscita di questa spedizione non è affatto impedita dalla mia presente decisione, ma solamente posticipata. L'incolumità di questa nave e dei membri del suo equipaggio è stata affidata a me: se le probabilità di morte fossero anche state del 40%, io avrei agito nello stesso identico modo. Non siamo equipaggiati ed informati a sufficienza per agire in modo sconsiderato e imprevidente, portando alla morte un intero equipaggio e alla distruzione una delle navi dell'Impero. Non permetterò che l'entusiasmo o, ancor peggio, il desiderio di una gloria personale ci portino alla fine. Sarò ben felice quando una nave imperiale atterrerà su quel pianeta, ma quella nave non sarà la nostra, quel giorno non sarà oggi e, definitivamente, quel capitano non sarò io».

Dopo un secondo, poiché Jayden lo fissava attonita e non si muoveva, Evander riprese: «Ed ora, tenente, fate come vi ho detto o sarò costretto a dimettervi dall'incarico».
Quando tutti furono tornati ai loro posti, nel silenzio generale che era calato subito dopo la manovra di inversione e che nessuno osava interrompere, Evander, che per tutto quel tempo era rimasto in piedi senza muovere un solo muscolo, sentì tutto d'un colpo il peso della decisione che aveva preso, per la quale si era reso così impopolare, odiato non solo da tutti i presenti sulla plancia, ma anche da sé stesso.
Aveva bisogno di rimanere solo, per riconciliarsi con ciò che aveva fatto. Ma sapeva che non poteva abbandonare la plancia in quel momento. Però, poteva allontanare le persone che gli creavano maggior disagio e che, con ogni probabilità, avevano bisogno quanto lui di sfogarsi in privato per ciò che era accaduto.
«Tenente Jayden, potete lasciare il posto al vostro secondo, se lo desiderate. Tenente Zora, anche voi, potete andare».
Jayden si girò verso di lui con uno sguardo così tagliente che Evander dovette distogliere il suo.  Senza dubbio, Jayden aveva frainteso le sue intenzioni, e questo gli dispiaceva, ma ormai il danno era fatto.
Jayden si avvicinò a Zora, che era rimasta immobile e muta a fissare il vuoto di fronte a lei. Le mise una mano sulla spalla e le disse a bassa voce: «Vieni, Zora. Andiamocene».

Evander finalmente si rilassò un poco.
Una voce dietro di lui gli disse: «Capitano, come medico di bordo vi dico che avete preso la decisione giusta. Come amico, vi devo dire che la rimpiangerete».
«Lo so, Yan».
Evander si immerse nei suoi pensieri, ma mantenendo un contegno impassibile per tutto il tempo che si ritenne obbligato a rimanere nella plancia.
Appena fu trascorso abbastanza tempo, e si ritirò nella sua cabina, si chiuse la porta alle spalle e affondò la faccia tra le mani.

Triplania- il predestinatoOnde as histórias ganham vida. Descobre agora