28. La scelta

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La rabbia era tanta: forse neppure quella di Jayden e quella di Zora la superavano. Perché sapeva che aveva preso quella decisione non tanto per salvare l'equipaggio, ma per salvare sé stesso.
O meglio, per salvare quell'identità nascosta che odiava e che avrebbe voluto poter reprimere, ovvero Alekym.
Nessuno avrebbe mai potuto comprendere appieno la sua decisione di abbandonare la missione, ma Evander sapeva che, per la prima volta in vita sua, aveva fatto la cosa giusta andando contro i suoi stessi desideri.
Quando aveva sentito che c'erano il 60% di possibilità che la nave bruciasse con tutti i suoi passeggeri e che la decisione di salvarli era solamente nelle sue mani si era reso conto, tutto d'un tratto, di quanto quella situazione fosse simile a quella dell'Impero: due pianeti che attendevano un unico momento, ovvero quello in cui il principe scomparso sarebbe venuto a salvarli. E la decisione era solamente sua. Perché aveva atteso tanto a rivelare la sua vera identità al mondo?
Era stato vile ed egoista. Era vero ciò che gli aveva detto Jayden il primo anno di accademia: il suo potere risiedeva nel suo nome. Tutto stava nello scegliere il momento giusto per rivelarlo e nel trovare persone fidate che lo sostenessero. 


Con la decisione di tornare indietro e abbandonare la missione aveva finalmente fatto una scelta che solo qualche tempo prima non avrebbe mai accettato: diventare il salvatore dell'Impero.
Aveva compreso di avere una responsabilità a cui non poteva sottrarsi: non poteva mettere a repentaglio la vita di Alekym, così come non poteva mettere a repentaglio la vita di Jayden e di
Zora. Aveva un futuro da compiere in nome del popolo, come Jonathan gli aveva così spesso detto senza che lui lo avesse mai davvero ascoltato.
Determinato ad andare fino in fondo una volta per tutte si disse: «Sei un vigliacco, e non hai fede nel sogno di tua madre. Per tutti questi anni hai creduto di poter fingere che quel sogno non ti riguardasse, e hai deciso di fuggire il tuo destino, deludendo le speranze di tutti coloro che hanno creduto in te e che ci credono ancora, e soffrono in attesa del tuo arrivo. Ora devi aprire gli occhi, capire che è di te che quella profezia parla, che è te che tutta questa gente sta aspettando, che sei tu quello che deve liberare il popolo dall'usurpatore e vendicare te stesso, tuo padre, e tuo fratello. Sei un vigliacco ed un egoista, se non vai incontro a questo
destino. Ed ecco una prova che la profezia dice il vero: sapendo che sei un vigliacco, essa ti mette di fronte Jayden e ti dice: "ecco, Jayden ti ama, non è forse questa una prova sufficiente perché tu incominci a credere nel sogno di tua madre?". E allora, sfrutta questa possibilità, metti alla prova la profezia, dichiarati a Jayden. Avresti dovuto farlo molto prima, sin dal primo giorno
che ti sei reso conto di essere innamorato di lei. Ma allora non ne hai avuto il coraggio. Ora devi trovare finalmente quel coraggio e assumerti le tue responsabilità».
Con questa riflessione si era finalmente deciso a dichiararsi a lei.

Ciò che lo aveva trattenuto dal farlo, fino a quel momento, era stata solamente la paura di un rifiuto perché quel rifiuto avrebbe significato troppe cose. Ma ogni giorno di più si convinceva che Jayden lo ricambiava, e questa convinzione doveva essere sufficiente a fargli avere più fiducia e a trovare il coraggio di arrivare fino in fondo. Si era deciso: se Jayden gli avesse detto di sì, allora la profezia sarebbe stata reale, e lui avrebbe rifiutato il brevetto dell'accademia, sacrificando il suo sogno di diventare capitano di un'aeronave, per seguire invece il destino che era stato scritto per lui. Ma prima, doveva chiedere scusa a Zora.

Evander bussò alla porta di sua sorella con discrezione, sapendo che ormai era quasi notte fonda e che, sia per l'ora, sia per ciò che era appena accaduto, senza dubbio Zora avrebbe avuto ben poco piacere nel vederlo.
Sperò che non fosse troppo maldisposta nei suoi confronti e che volesse accettare di sentire se non le sue ragioni, almeno le sue scuse.
Ormai stava perdendo le speranze che quella porta si aprisse, quando finalmente la vide girare sui cardini.
Zora lo fece entrare senza una sola parola, e Evander pensò che non avrebbe ottenuto molto di più, quella sera.
«Zora, mi dispiace. Mi dispiace davvero» esordì.
Aspettò invano una risposta.
Aggiunse: «Tu ti eri rivolta a me perché ti fidavi e io ti ho delusa. Non avrei mai voluto che questo accadesse, lo sai. Ma non ho potuto evitarlo: tu sai che non potevo mettere in serio pericolo la
nave... alcuni membri dell'equipaggio sono troppo preziosi e la responsabilità della loro morte sarebbe ricaduta su di me. E, se la spedizione fosse finita in una tragedia, l'Impero non avrebbe più neppure tentato di discendere sulla superficie del pianeta, considerandolo un pericolo troppo grande. Tu sai che io sono il primo a rimpiangere di non avervi messo piede. Ma il torto l'ho fatto a me, non a voi. Sono io che non avrò mai la possibilità di guidare una spedizione su quel pianeta. Sempre che mi faranno fare altre spedizioni, dopo oggi. Ma voi... Voi scenderete sicuramente sulla sua superficie con la prossima spedizione. Se non è questo, sarà l'anno prossimo. Il tuo nome, Zora, è già destinato agli annales. Anche se non siamo scesi su quel pianeta, ora abbiamo verificato che tu avevi ragione. La prossima nave sarà più attrezzata e più
pronta a portare a termine la missione, ora che noi le abbiamo aperto la strada. E tu, Jayden e Yan potrete essere su quella nave, se lo richiederete. Senza dubbio, vi ci manderanno. Io, invece,
non ci sarò. Mi capisci, Zora?».
Zora annuì, ma non rispose.
«Puoi perdonarmi?» chiese ancora Evander, che desiderava con tutto il cuore che Zora lo perdonasse e tornasse a stimarlo come prima.
Zora finalmente gli dette una risposta: «Io... credo di sì».
«Grazie Zora!» esclamò Evander: «Se tu puoi perdonarmi, forse anche io potrò perdonare me stesso...!».
«Non...» Zora fece una pausa, poi riprese, a fatica: «Non hai nulla da perdonarti. Hai fatto bene, ora lo so. Ci ho riflettuto e... ho capito».
«Grazie!» esclamò Evander di nuovo.
«Ma sai che c'è qualcun altro che non riuscirà a perdonarti così facilmente» gli disse Zora.
«Lo so. Non è facile con lei. Riusciamo sempre a fraintenderci, a litigare ed odiarci».
«Succede, quando due persone si amano».
Evander la guardò sorpreso.
Zora sorrise.

Jayden era passata dalla cabina di Zora per sfogarsi contro Evander, ma, proprio mentre stava per bussare, attraverso le pareti sottili della cabina, aveva sentito delle voci.
«Succede, quando due persone si amano» stava dicendo Zora.
Un momento di silenzio aveva seguito le sue parole.
Poi una voce che Jayden riconobbe subito per quella di Evander aveva detto: «Zora, non so cosa farei senza di te». La sua voce era emozionata.
Jayden si portò una mano al petto come se avesse appena ricevuto un pugno. Poi si tappò la bocca per paura di emettere il minimo suono.
Non voleva che la sentissero, non voleva che sapessero... che lei aveva sentito quelle parole.
Zora stava rispondendo: «E ora vai, Evander, prima che arrivi Jayden. Se la conosco bene come credo, tra poco sarà qui».
Jayden fece appena in tempo a nascondersi, che Evander uscì dalla cabina.
Un sorriso brillava sul suo volto.
Jayden fu gelosa di quel sorriso, ma pensò che fosse la rabbia per come si era comportato a farla stare così male: Evander non poteva permettersi di essere felice dopo la grande delusione che aveva dato a tutti quel pomeriggio! E proprio non capiva come Zora potesse perdonarlo così in fretta.
O, forse, lo capiva...
Zora era innamorata di lui. E Evander la ricambiava. Chissà da quanto tempo quei due si frequentavano in segreto?
Forse non avevano voluto dirglielo per paura che lei fosse innamorata di Evander?
Che stupidi, lei non era affatto innamorata di lui. Lei lo odiava.
Jayden non entrò nella cabina di Zora: non aveva alcuna voglia di vederla! Anzi, si diresse dove andava sempre quando voleva stare da sola con i suoi pensieri.
Ricacciando indietro le lacrime, corse verso la sala di vedetta che, come aveva indovinato, era vuota come sempre.
Guardò gli schermi che la circondavano su ogni lato: il gigantesco universo nero di fronte a lei sembrava dirle: «Io so come ti senti. Anche io sono solo, come te».
Le lacrime le sgorgarono dagli occhi.
Lacrime di rabbia, si disse Jayden. E non tentò di fermarle.

Triplania- il predestinatoWhere stories live. Discover now