Poesia 2.

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Amsterdam, 17 Gennaio 2005
Chantal.

Musicisti mancati.

Io
non sono mai riuscito
a suonare.

Ogni qualvolta
provassi a toccar con mano
un violino
un sax
un piano
o qualsiasi altro strumento,
qualcuno,
qualcosa,
mi distraeva
mi trascinava lontano;
oppure stesso io
mi perdevo
nei meandri
di me stesso.

Ho passato anni
a vedere ragazzetti
agli angoli delle strade
fra un tulipano e un altro,
strimpellare fili tesi,
far vibrare corde vocali
stonate, intonate
ed io invidioso
osservavo
come la volpe
con l'uva,
troppo bastardo
per capire cosa mancasse
in me
per esser come loro.

Così come quelli,
ho trovato anche te
all'angolo
fra due strade.

Portavi impacciata
i tuoi pensieri
su spalle troppo piccole
e cuore estremamente danneggiato.

Ti ho conosciuto
nel lasso di tempo
fra un Do
e un Re;
solo che
camminavamo entrambi
su di un fottuto filo spinato
posto poco più in alto
d'un mare in tempesta.

Nel mio piccolo
ho cercato, non
di ricomporti il cuore
ma di dartene uno nuovo,
il Mio;
colmando il vuoto
con la tua pelle
i tuoi occhi
la tua bocca
il tuo corpo.

Chi avrebbe pensato
che mentre
armeggiavi col cuore mio,
che resterà sempre fra le tue mani;
stessi ricostruendo il tuo
pezzo pezzo
per donarlo ad un altro?

Io no,
di certo.

Ti ho perso
nel lasso di tempo
fra un La
ed un Si;
e nel momento in cui
non ci sei stata più,
avrei voluto pizzicarti
come una chitarra
farti vibrare al mio tocco
come con un violino,
accarezzarti
come con un'arpa;
ma in fin dei conti
Io
non sono mai riuscito
a suonare,
e forse
è destino
che sia così.

Eppure io e te
facevamo una bella musica
senza che
né Io
né Tu
usassimo alcun strumento.

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