Poesia 28.

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Calcide, 4 Aprile 2016.
Kikilia.

Spine.

Alle cinque del mattino

una donna esce
da casa sua
e va nel suo giardino.

Ogni giorno
alle cinque del mattino
una donna esce
da casa sua,
va nel suo giardino
e si avvicina ad
un cespuglio di rose.

Ogni giorno,
come un automa
si china insoddisfatta
e trancia adirata
il gambo di un
bocciolo di rosa;
poi si ricompone
e come se nulla fosse
rientra dentro.

Ogni giorno,
stessa ora,
stesso luogo
stesse rose,
stessa donna.

Ogni giorno
con la cesoia
si accanisce su
una rosa abbozzata
nemmeno sbocciata,
con l'unica colpa d'essere
solo un bozzetto della vita.
Perché?

Capelli di rame,
c'hai paura di nascere?
C'hai paura delle spine?
Dovresti sapere che
prima o poi
tutti i boccioli
tirano fuori gli artigli
e diventano rose
avverrà anche te;
è cosa buona.

Capelli di rame,
i fiori sono Arte di dio
e tu pure,
perché fai così?
Si, sei ancora senza spine
per il mondo,
ma perché attacchi i tuoi simili?

Bocciolo sei anche tu,
ancora incerta
candida
pura,
senza niente per difenderti;
far la grande coi piccoli
non serve a niente,
forse
lo capirà pure
quell'ombra nera che
ti sta accanto.

Ogni giorno
alle cinque del mattino
una donna esce
da casa sua,
va nel suo giardino
e si avvicina ad
un cespuglio di rose,
quando riesco
la vedo in volto:
ha in faccia
i colori dei petali appassiti
viola, bordeaux, fucsia
ma cosa t'ha fatto?

L'ombra nera attacca solo,
e nemmeno si ferma.
Cazzo, capelli di rame
quando cacci le spine?

Ogni giorno
alle cinque del mattino
una donna esce
da casa sua
e va nel suo giardino;
ogni giorno
ma oggi no.

Nel giardino oggi
non ci sono
più boccioli,
le rose sono tutte
raccolte davanti
ad una lapide insanguinata,
il giardino ora è spoglio
proprio come sono
i miei occhi vuoti mentre
aspettano davanti ad una finestra
alle cinque del mattino,
come un po' lo è pure il mio cuore

Cazzo, capelli di rame
le spine ti si so spezzate dentro.

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