Poesia 3.

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Londra, 18 Gennaio 1971.
Rachel.

Caffè macchiato.

Ordinare un caffè macchiato
in un bar
dimenticato da Dio
è sempre un male.

Non sai
quanto caffé ci sarà
quanto latte
quanta acqua sporca
Non lo sai
ma lo ordini comunque.

Aspetti
su di un divanetto verde
lurido, macchiato
vicino al vetro
a vedere chi passa.

Una donna
con un fagottino
cerca spicci
qua e là,
un'altra
sorride
alle avance di
un uomo imbellettato
in giacca e cravatta.

Poi
entra una bimba
con la pelle scura
e i ricciolini sulla fronte;
si guarda attorno
estrae la mano destra dalla tasca logora
e prende una ciambella,
peccato di gola
che brilla negli occhi suoi
e scappa via.

Il proprietario
fa finta di non aver visto,
ma storce il naso
all'entrata di una prostituta;
come se
davvero
Lei non sia
all'altezza del locale.

La donna entra
rossetto rosso sbavato
bionda chioma tirata su,
infreddolita
riscalda le membra spoglie
d'ogni cosa,
col tepore che si può avere
in un bar schifoso
vuoto.

Estrae dalla tasca
una banconota,
una sola,
che rigira fra le dita
passando lo sguardo
dalle bottiglie d'alcool,
al cibo.

Prende una ciambella
anche lei,
rassegnandosi di non riuscir
a prendere altro;
siede dinanzi a me
al tavolo dopo
ma non m'ha visto.

È leggera mentre addenta
ridacchia, quando un pezzetto
le cade sulle gambe,
che cerca di scoprir meno ora,
e tampona le labbra
sporche di glassa.

Poi
mentre fissa qualcosa
scioglie i capelli chiari,
che le vanno a sbattere
sul volto
che inizia a bagnarsi;
passa le mani fra i capelli
rabbiosamente
e si accascia su di un braccio
mentre il trucco le cola
giù
e io mi domando
perché
stia così,
e perché pratichi
il mestiere più antico
del mondo.

Uno
mi porta il caffé macchiato
me lo sbatte quasi in faccia
controvoglia
e la donna
fa scattare lo sguardo
su me.
M'ha visto.

Mi osserva per mezzo secondo,
giusto il tempo in cui
a disagio
mi scolo il liquido
che più che latte e caffé
vorrei fosse alcool puro
e nonostante
sia chiaramente a pezzi
col trucco sciolto,
i capelli sfatti,
il vestito che ha passato
una notte di furie,
continua il suo lavoro;
si alza
e come se nulla fosse
ondeggia verso di me sorridendo
e ammiccando
mentre con una mano scrivo
e con gli occhi la guardo.

Arriva davanti a me
e si siede
mentre probabilmente
sta per farmi qualche proposta
urlo
"Due bicchieri di Vodka"
e subito il suo sguardo cambia.

Ordinare un caffé macchiato
in un bar
dimenticato da Dio
è sempre un male.

Non sai
quanto caffé ci sarà
quanto latte
quanta acqua sporca
Non lo sai
ma lo ordini comunque.

Non lo so
ma forse
mi ci sono appena buttato
dentro.

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