Poesia 16.

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Argentina, 24 Febbraio 1977.
Isabelle.

La Teoria della Solitudine di Joseph.

Camminai
per campi di grano
e statali
spezzando spighe
tranciando vite
tagliando corsie,
curando con cura
l'arte
dell'essere soli.

Inciampai nell'esistenza
d'un ubriaco seriale
che
mi guardò la faccia
stinse gli occhi
alzò la bottiglia
e iniziò a parlare.

Così non va, amico
stare soli
è troppo male.

Stare soli
quando si è felici
è troppo male,
solo che lì, tipo
puoi crogiolarti
nell'apparente boccale di felicità
ubriacartene
e riuscire ad arrancare avanti.

Ma stare soli
quando si ha il male dentro
è tipo il peggiore degli inferni,
ogni sasso diventa masso
ogni granello fardello
per ogni candela una pena
ogni bottiglia una salvezza.

E non dimenticare
lo stare soli fra la gente, poi
un purgatorio continuo
di tante facce
tante risa
tante rughe
tanti passi
tanti occhi
troppi ricordi
di tratti
imparati e ripetuti
a memoria.

Spero che almeno tu
impari l'arte
del non rimanere solo, amico.

Vedi come son finito io,
ogni ponte una casa
ogni bottiglia verso una cassa
ogni passo dignità che va
ogni sorso libertà che arriverà.

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