Piante di Cristallo, Parte I

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Fini gocce di pioggia colavano lungo la canna nera del fucile. Il vecchio Kane la puntava al petto del giovane di fronte a lui, il viso contratto in un'espressione arcigna. Quante volte prima di allora aveva minacciato quegli stolti, urlandogli e sventolandogli contro l'arma, e quante volte loro lo avevano ignorato continando a entrare nella sua proprietà. Quegli sciocchi arrogantelli erano sordi a suppliche e minacce, privi della più lieve ombra di rispetto nei confronti di un vecchio. Kane sfiorò il grilletto con l'indice. Questa cosa sarebbe finita. Stavolta avevano esagerato.

"Che vuoi fare, vecchio? Spararmi?"

Kane si rese conto che il suo dito tremava. Voleva davvero farlo? Voleva rovinare i suoi ultimi anni di vita per un piccolo insetto come quello? Lentamente, abbassò l'arma. No. Non voleva. Stava per tornare nell'abitazione, ma il ragazzo, un delinquentello di nome Dex, cominciò a ridere, imitato dai suoi compagni. Ridevano. Ridevano di lui. Dopo tutto quello che gli era successo. Come si può ridere di un vecchio in lutto, che per lo più mostra misericordia? Strinse di nuovo il fucile, stavolta con ferma convinzione, lo puntò alla testa di Dex e...


"No, non è neanche questa." Disse il creativo, aprendo gli occhi. Si tolse lo scanner dalla testa, sgranchendosi il collo stanco. Era rimasto seduto sulla poltrona da lavoro per ore, quella mattina.

"La prego signor Key, si rimetta il casco e continuiamo." Il tecnico alle sue spalle parlava con tono stanco. Dopotutto, anche per lui era stata una giornata piena.

"Le ho detto che questo non è l'eureka che stiamo cercando."

"Che lei sta cercando, signor Key. Io sono qui solo per registrare le idee che trovo nella sua mente, non per seguire un suo qualche sogno dimenticato. Si rimetta lo scanner e torni a concentrarsi sull'eureka del vecchio Kane." Key lo sentì manovrare la sofisticata macchina, pronto a riallacciare il collegamento prima che passasse troppo tempo e fosse di nuovo disperso nell'intricato groviglio dei suoi pensieri.

"No. Se vuole, la storia di Kane finiremo di registrarla domani. E poi è solo una delle tante sciocchezze che mi vengono in mente quando cerco di trovare quella. Neanche una delle migliori, peraltro. Ora continui a cercare la mia idea o me ne vado."

Il tecnico sbuffò, ma non rispose. Non aveva voglia di litigare, il suo lavoro era già abbastanza stancante senza discussioni. Riprese la cloche in mano e si mise a cercare una nuova eureka nella mente del creativo.


Nascosto tra le fratte dell'immensa foresta, il dottor Masos aspettava. Non poteva quasi credere che dopo anni di attenta pianificazione il suo grande disegno si sarebbe realizzato in quel luogo. Gli abitanti della distante città di Eo non potevano nemmeno sospettare che le loro vite, come quelle di tutti i cittadini del pianeta, sarebbero cambiate per sempre nel giro di pochi minuti. Solo Masos lo sapeva. Lui e la ragazza che camminava al centro della radura. Per un attimo la osservò ammirato. Lei era il centro di tutto, colei che deteneva il solo e unico... 


"No, non ci siamo." Ancora una volta il creativo si sfilò lo scanner.

"Va bene, basta." Sbottò il tecnico. "Se ha intenzione di interrompere tutte le registrazioni, per me possiamo smettere. Non posso lavorare così."

"Coraggio, Joe. Mi faccia questo favore." Key ruotò la poltrona girevole per guardare in faccia il suo collaboratore. Quello, però, continuava a dargli le spalle, rivolto verso gli schermi. "Oggi abbiamo registrato almeno una decina di eureka." Insistette. "Possiamo spendere questa ultima ora per cercare quell'idea."

"È più di un mese che la cerchiamo. Si arrenda al fatto che l'ha dimenticata."

"Cosa sta succedendo qui?" La cupa voce del produttore Hoeder li raggiunse da dietro la porta. Key si affrettò a riinfilarsi il casco prima che l'uomo fosse entrato: lui non tollerava che i creativi se lo togliessero durante una sessione di registrazione. Non che Key temesse particolarmente il suo superiore; tuttavia, se poteva, preferiva risparmiarsi le sue infinite manfrine. Tornò a concentrarsi sull'eureka e l'immagine del dottor Masos si materializzò sull'enorme schermo di fronte al tecnico.

"Non prendermi in giro Key." Il produttore era ormai dentro la piccola sala. "Ti ho sentito che discutevi col tuo povero tecnico. Perdi ancora tempo con quel sogno che ti sei dimenticato?" Key girò nuovamente la poltrona, così da trovarsi faccia a faccia con l'uomo.

"Non era solo un sogno, Hoeder. Era un'eureka. Una di quelle belle, ne sono sicuro, ai livelli delle trame che immaginavo dieci anni fa. Forse perfino migliore; se solo riuscissi a ricordarla te lo dimostrerei. Come ti ho già detto molte volte, è come un sogno, nel senso che riesco a richiamare qualche emozione ma non a ricostruire tutta la storia. Come un sogno. Non un sogno."

"Stammi bene a sentire, Key" Hoeder, pur non essendo molto alto, torreggiava sul creativo ancora seduto sulla poltrona. "Noi qui produciamo idee. Produciamo, capisci? Tu sviluppi delle eureka, noi le vendiamo a scrittori, sceneggiatori o neuroprogrammatori e loro ne fanno libri, film, proiezioni mentali, droghe preprogrammate o quello che vogliono. Provo a chiarirtelo meglio: Noi. Produciamo. Idee. Siamo alla base del mondo dello spettacolo. Se tu perdi tempo a cacciare un tuo personale Moby Dick non produci e se non produci per me sei inutile."

"Ma smettila, Hoeder. Questo mese sono stato il tuo creativo più attivo. Se mi prendo un'oretta per ricerche personali di certo non fermerò la grande fabbrica delle idee."

"Ricerche personali? Personali?! Non c'è niente di personale nella tua testa! Hai firmato un contratto: le tue idee, la tua mente, appartengono a me. Almeno durante il tuo orario di lavoro, tutto ciò che quella macchina può trovare è mio. Per quanto mi riguarda puoi fare le tue ricerche personali durante il tuo tempo libero, se ci riesci."

Una risatina del tecnico attirarò l'attenzione di Hoeder. "Cos'hai da..." Lo sguardo del produttore si fissò sullo schermo. Sollevò un sopracciglio, assumendo un'espressione tra il sorpreso e lo sconcertato. Incuriosito, anche Key si girò. Il display, come sempre, mostrava quello che lui aveva in mente; purtroppo, quello che aveva in mente in quel momento erano le sue mani attorno al collo grassoccio di Hoeder. Si era dimenticato che stava ancora indossando il casco. Cercando di non ridere, peggiorando così la già grave situazione, se lo sfilò e balbettò delle scuse.

"Vattene!" Gli urlò il produttore. Key poteva essere indisciplinato a volte, ma di certo non era stupido. Quando Hoeder era di quell'umore era meglio non discutere con lui. Si alzò silenziosamente e si diresse alla porta. "Hai superato il limite, Key." Lo raggiunse la voce alterata del suo superiore. "Sto seriamente considerando l'idea di liberarmi di te. Vedi di farti venire in mente un'eureka degna di questo nome entro domani, o non vedrai più una casa di produzione. Mai più. Me ne assicurerò personalmente."

Sulla strada per casa, Key ripensò a quelle parole. Un'eureka degna di questo nome. Lui ne aveva una, peccato che fosse alla deriva nella sua mente, da qualche parte. C'era qualcosa che potesse fare? Più riconsiderava la sua condizione, più si rendeva conto che la risposta poteva essere: . Esisteva un modo per accontentare Hoeder. Doveva solo sviluppare l'idea che, lentamente, stava prendendo forma nella sua mente.

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