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Inghilterra, Londra, avevo preso una stanza di un hotel a Camden una città davvero carina e divertente. Non volevo prendermi un appartamento perché sapevo che Brian sarebbe tornato a prendermi, dopo la fine di questa brutta storia saremmo tornati come una volta, ma per il momento è meglio tenere le distanze. Il volo mi aveva stancato parecchio , ma ero accompagnata da Luke l'autista, visto che Quiang non mi andava a genio era rimasto con Brian e io ero con Luke decisamente molto simpatico e Brian stava più tranquillo.
-"vado a farmi una doccia" dico a Luke appoggiando nella stanza la mia valigia
-"va bene" disse sedendosi sul letto con non chalance e guardando il telefono "manderò un messaggio a Brian che siamo arrivati" 

Sono le 10.00 del mattino quando vengo svegliata da un scroscio di acqua, mi giro intorno e non trovo Luke così capisco che è sotto la doccia. Mi alzo un po' intorpidita e dopo una stiracchiata vado a mettermi i vestiti. Decido di consultare il dossier per cercare quell'uomo, così mi annoto l'indirizzo e il nome citati. Non era sicuro che sapesse qualcosa ma dovevo seguire qualsiasi pista. Vedo uscire Luke con i capelli ancora bagnati che porta una camicia nera e dei pantaloni, ma lo vedo curiosare in giro come se stesse cercando qualcosa.
-"qualcosa non va?" Dico io seduta sul letto con il dossier
-"si non trovo il telefono" dice tastandosi con i palmi della mano le tasche dei pantaloni
-"prova a vedere in bagno magari lo hai fatto cadere dalle tasche per sbaglio". Lui annuisce con la testa e torna indietro per poi ritornare subito e melo mostra scuotendolo
-"ci sono novità?"
-"no, a quanto pare nessuno vuole parlare"
-"perché dovete fare così?" Dico appoggiandomi al cuscino
-"così come?" Dice sedendosi sulla poltrona di fianco a me
-"a fare del male alle persone, non si potrebbe semplicemente parlare?" Lui mi guarda come se fossi una stupida per poi fare una risatina
-"è più complicato di così Emily, credimi" dice sporgendosi in avanti e appoggiando gli avambracci sulle sue cosce unendo le mani
-"perché?" Dico io insistendo
-"perché le persone non sono tutte uguali e a volte il danno fisico può essere una soluzione se non hanno un punto debole."
-" tutto questo è assurdo" dico piegando le gambe
-"lo so, ma chi non ha niente da perdere soffre di meno, e le cose diventano più difficili, ma nessun innocente viene toccato" dice sospirando.
-"e tu hai qualcosa da perdere?" lui sorride
-"no!"
-"quindi Brian..." dico collegando tutto. Luke finisce per me
-"Brian ha te, per questo ti ha tenuta sotto protezione per tutto il tempo"
-"quandi, l'investigatore e tutto il resto era per me?!" dico io rimandando ferma
-"si!"
-"ma questo vuol dire che,.. che che che potrebbero venire a prendermi?" Sento il cuore accelerare e inizio ad avere caldo e sudare, ma Luke mi prende la mano
-"Emily, tu non devi temere niente hai capito? nessuno ti fare del male finché ci saremo io e Brian a proteggerti d'accordo? Sei al sicuro qui con me" poi mi abbraccia
-"va bene" dico io "questo lo so". Dopo essere rimasti così per pochi minuti ci allontaniamo l'un l'altra e io riprendo il dossier
-"allora, da dove vuoi cominciare?" Mi dice
-"da Gabriel Jhonson" torno in me
-"d'accordo, allora andiamo, ti porto a fare colazione" 
Arrivati davanti all'indirizzo della casa salgo i tre scalini che mi aspettano seguita da Luke
"-andrà bene" mi dice mettendomi una mano sulla spalla vedendomi in ansia
-"lo spero". Poi sospirando busso due volte alla porta. Dopo pochi minuti qualcuno giunge e sento i lucchetti da dentro aprirsi e la porta si apre.
Mi trovo davanti una signora anziana con i capelli ricci biondi occhi azzurri e un paio di occhiali da vista, ha un corpo magro coperto da un golfino bianco di lana e dei pantaloni della tuta grigi. Appoggia la sua mano raggrinzita e magra sulla porta.
-"si?" Ci dice osservandoci
-"salve," dico io con un sorriso timido "sono Emily Mitchell, e qui che vive il signor Gabriel Jhonson?"
-"perché lo sta cercando mia cara?" Si rivolge con un tono gentile
-"vede, ho bisogno di parlargli riguardo ad una persona che sto cercando, si tratta di mia sorella, e credo che il Signor Jhonson possa aiutarci
-"certo, mi dispiace tanto per tua sorella, prego entrate e accomodatevi, lo vado a chiamare"
-"grazie" dico io avviandomi per il corridoio
-"gradite qualcosa?" Dice da dietro di noi per poi farci accomodare nel soggiorno "the, caffè, acqua?" 
-"dell'acqua andrà bene" dice Luke.
-"grazie" diciamo insieme.
-"vado a chiamarlo". Poi si allontana dal salone e sale le scale. Davanti al divano c'è un camino con sopra alcune foto, le osservo e traggono tutte foto della signora con uomo e a giudicare da alcune pose devono essere marito e moglie. Torna portandoci i bicchieri d'acqua poi vedendo suo marito arrivare si allontana di uovo.
-"vi lascio soli" ci dice allegramente e poi sene va canticchiando qualcosa. Gabriel era un uomo anziano aveva i capelli bianchi portava degli occhiali neri era di media statura ma in forma e aveva un bastone che lo accompagnava. Con tutta la calma si siede nella poltrona di fronte a noi.
-"salve mi chiamo Emily Mitchell e lui è Luke" 
-"come posso aiutarvi?" Ci dice tutto entusiasta e io mi sistemo la gola per prendere sicurezza
-"conosce Piper Mitchell?" lui mi guarda un po' confuso
-"cosa siete?! Investigatori?"
-"no!, siamo qui per cercarla sono sua sorella" ci fissa come se avessimo detto qualcosa di straordinario e spalanca gli occhi
-"si mi è familiare ma non riesco ad associarla"
Io tiro fuori il dossier e gli faccio vedere una foto indicandogliela
-"è lei"
-"ahh.. si sì ora ricordo, era una ragazza proprio cara" la guarda con tanta attenzione,come se stesse rivivendo le scene nella sua testa
-"cosa mi può dire?" Dico facendolo tornare al presente
-"io.. beh lavorava in un ristorante qui vicino, ogni volta alla pausa pranzo andavo, e lei c'era sempre pronta a servirmi" poi aggiunge "ma un pomeriggio.. dice fermandosi come se avesse paura di rivivere quel momento
-"cosa è successo?" Dico io mordendomi il labbro inferiore e agitandomi sul posto
-"un pomeriggio avevo fatto più tardi del solito, e ho sentito qualcuno urlare come se stesse litigando, così mi sono affacciato e ho visto un uomo che le urlava contro.
-"chi era quell'uomo?"
-"non ricordo" 
-"la prego è importante, vede io credo che sia in pericolo, deve darmi più informazioni possibili" lui mi guarda capendo la mia ansia e preoccupazione
-"okay non melo ricordo di faccia, ma era alto, capelli neri e portava un tatuaggio sul dorso della mano. A queste parole mi ghiaccio, era lo stesso uomo con cui ero andata a letto e aveva segnato la mia rottura con Brian, era Ivan il padre di Brian e quel tatuaggio melo ricordo molto bene.
-"Emily va tutto bene?" Dice Luke avvertendo la mia preoccupazione
-"si io voglio andare via" dico tornando a sorridere
-"grazie signore,  ci è stato molto di aiuto, ci può solo dire il ristorante?" 
-"si Food and Friends,"  poi si alza e va a frugare qualcosa nel cestino sul tavolo
-"ecco a te" mi dice dandomi un bigliettino, per fortuna non ha notato il mio cambio di umore. "Lì c'è tutto quello che ti serve per trovare il posto.
-"grazie, ora si è fatto tardi dobbiamo andare"
-"niente cena?" Ci dice
-"no grazie mille"
-"spero che la troverete"
-"Grazie" diciamo, e dopo aver salutato la moglie usciamo. Avevo bisogno di un po' di aria, era la calma prima della tempesta.
-"tu lo sapevi non è vero?" Dico io arrabbiata
-"sapere cosa? Di cosa stai parlando?" Mi dice fermandomi
-"o per favore tu e Brian vi dite tutto"  mi ferma e mi prende il viso tra le mani
-"guardami, adesso calmati okay? Non piangere"  mi prende tra le sue braccia
-"voglio chiamare Brian" 
-"meglio di no, meno chiamate facciamo meglio è"
-"okay lo farò io" poi prendo il telefono e lo chiamo
-"Emily.. no aspetta.." ma è troppo tardi. Dopo pochi squilli risponde.
-"Pronto?"

Una vita inaspettataWhere stories live. Discover now