Capitolo 9.

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Fabrizio era dietro le quinte che passeggiava avanti e indietro torturandosi le mani. «Sei pronto?» gli chiese Danilo. Fabrizio annuì poco convinto e con un sorriso tirato. La verità è che avrebbe voluto vomitare tutta l'ansia che aveva addosso.

Sentiva il pubblico che chiamava il suo nome a gran voce: era la sensazione più bella del mondo. Sapere che c'è gente che è lì per te, te e nessun altro. Gente che si è messa da parte ogni spicciolo che riusciva a racimolare. Gente che per la prima volta è riuscita ad essere lì, con fatica e sudore. Pensare a queste cose lo faceva sorridere e far venire gli occhi lucidi nello stesso momento.

Un tecnico gli comunicò che mancava mezz'oretta. Fabrizio si sedette sul divanetto e si godette un lungo sorso di birra, la prima della serata, per stemperare la tensione che percepiva dentro di sé. Fabrizio si fermò un attimo a pensare alle giornate che aveva passato.

Erano stati giorni difficili. La sua mente era stata occupata dal concerto, dalle prove e poi anche da Ermal. Aveva fatto di tutto pur di non pensarlo ma questo ritornava nella sua testa nei momenti meno opportuni. Gli era ritornato in mente anche quando aveva provato "Buongiorno papà" perché pensava a quante volte Ermal avrebbe voluto dire "Buongiorno" a suo padre, perché voleva avere solo una famiglia normale, che la domenica mattina si alza e fa colazione insieme. Dei genitori da svegliare all'improvviso la mattina di Natale, quando si è troppo emozionati per aspettare che i grandi si sveglino. La situazione stava degenerando e non poco, ma era consapevole che Ermal lo odiava e che lui sarebbe stato solo la sua rovina.

Gli annunciarono che mancavano 5 minuti, così bevendo l'ennesimo sorso di birra si alzò e si diresse verso il palco, contornato dai soliti abbracci di circostanza, pacche sulle spalle e i "buona fortuna".

Il concerto andò bene, nonostante lo stato emotivo piuttosto instabile ma cercò di non farlo notare. Diede il massimo, corse per tutto il palco, cantò, saltò e stuzzicò la band come se nulla fosse successo. Come se le sue turbe mentali appartenessero ad un'altra vita. Come da molti anni a quella parte, l'ansia svanì non appena mise piede sul palco trasportandolo in una dimensione parallela, facendolo sentire invincibile e facendogli credere che niente avrebbe distrutto quella sensazione adrenalinica che si era impossessata di lui.

Diciotto anni prima, quando sognavano insieme il loro futuro, non immaginavano certo che fosse così florido. Era stato certo delle capacità di Fabrizio già dalla prima sera al pub, quando si nascondeva dietro l'insicurezza, sapeva che sarebbe arrivato in alto, che avrebbe scalato classifiche e preso i suoi meritati successi.
Sorrideva soddisfatto a fine concerto, Ermal Meta, come un amico orgoglioso che gli è sempre stato accanto.

Ed era stato così; gli era rimasto vicino ma da lontano. Era stato felice quando lo aveva informato della sua partecipazione a Sanremo 2000, orgoglioso quando aveva vinto Sanremo Giovani 2007, contentissimo quando aveva raggiunto il terzo posto nel 2008, incazzato quando era stato eliminato nel 2010, si era sentito lacerare l'anima ascoltando "Sono solo parole", cantata da Noemi nel 2012. E poi quel febbraio in cui il destino aveva deciso di farli rincontrare. Era stato felice anche in quel caso, e si trovò a chiedersi se anche Fabrizio fosse mai stato orgoglioso dei suoi progressi e successi. Chissà se lo aveva visto a Sanremo nel 2006 quando era andato con gli Ameba 4. O se lo aveva visto nel 2010. Se sapeva che c'era anche lui. Se lo aveva minimamente pensato.

Ma a lui cosa importava? Lui odiava Fabrizio e Fabrizio odiava lui. Perché, insomma, per abbandonare una persona da un mese all'altro devi proprio odiarla, eh? Chissà cosa gli aveva fatto, se l'era sempre chiesto nelle sere solitarie a Roma. Aveva sofferto come un cane concentrandosi sullo studio e sulla musica, dando più esami possibili, poi non riuscendo ad accettare l'idea di stare nella sua stessa città era tornato a Bari, continuando lì l'università, che poi non concluse mai.

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