Capitolo 14.

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Fabrizio stava sorseggiando del vino, aveva invitato i ragazzi della band a casa sua e adesso la compagnia si concedeva quattro chiacchiere e un po' di risate. La televisione era accesa ma nessuno ne era realmente interessato, era messa lì giusto per fare compagnia. «Ma quindi con la storia dell'innamoramento com'è finita?» chiese Roberto prendendo in giro Fabrizio.
«Male».
Ed era vero, con Ermal era finita malissimo, però forse era meglio così per tutti e due. Sospirò mentre iniziava a raccogliere i piatti per passare al dolce. «Ma che ore so'? Perché stanno a fa' il telegiornale?» chiese Alessandro.
«Alza 'n po'» disse Claudio.

Quello che la giornalista annunciava lasciò tutti a bocca aperta.
Una bomba.
Ad un concerto.
Nel luogo in cui quei ragazzi si sarebbero dovuti divertire, staccare le ansie dalla scuola, dalla quotidianità avevano trovato la morte.
A Fabrizio tutto ciò sembrava assurdo, smise di sparecchiare, tornò a sedersi guardando attonito il telegiornale non credendo a ciò che stava ascoltando. Rimasero incollati davanti alla televisione finché non terminò lo speciale. I suoi amici lasciarono la casa qualche ora dopo, Fabrizio era ancora scosso da ciò che aveva sentito alla tv, così decise di rilassarsi e di mettersi a strimpellare qualcosa con la chitarra. Non ne uscì niente di particolarmente bello o importante, pertanto decise di chiudere tutto e andare a dormire.

Non sapeva che il problema reale sarebbe arrivato nelle ore seguenti. Con l'avvicinarsi delle due date al Palalottomatica, infatti, aveva cominciato a ricevere moltissimi messaggi sui social in cui gli veniva chiesto se le misure di sicurezza all'interno del palazzetto fossero adatte a gestire un'emergenza simile, qualcuno di loro esprimeva anche un po' di paura. «Che famo?» chiese durante uno dei tanti meeting in preparazione del tour.
«Eh, che famo Fabrì, rispondi che le misure di sicurezza sono adatte» rispose Max.
«Forse è il caso di slittarlo di qualche settimana» esordì uno dei dipendenti della casa discografica.
«Piuttosto ce moro là dentro ma il concerto si fa e si fa il 26 maggio» rispose categorico Fabrizio. «Ma Fabrizio ragiona, magari fra qualche settimana le acque si saranno calmate e il pubblico si sentirà più tranquillo a partecipare all'evento».
«Questa cosa è fuori discussione, c'è voluto così tanto tempo per raggiungere questo traguardo che mi sembrerebbe stupido annullarlo. I miei ragazzi verranno lo stesso, nonostante la paura, perché l'amore che c'è tra di noi va oltre. Il 26 hanno istituito un minuto di silenzio per tutte le vittime degli attentati e noi lo faremo, ma onoreremo i ragazzi che hanno perso la vita con la gioia, non rimanendo chiusi in casa. Dobbiamo dimostrare a quelle merde che non abbiamo paura, perché è questo che loro vogliono farci. E noi siamo più forti». Nella sala riunioni cadde il silenzio solo quel funzionario che prima aveva proposto di annullare il concerto annuì e confermò le date.

Qualche ora più tardi era fuori a cena con alcuni suoi collaboratori, la televisione del locale era accesa sul notiziario, nonostante nell'aria risuonasse musica inglese di dubbio gusto. Fabrizio sorseggiava la birra e guardava per l'ennesima volta le immagini dell'attentato al concerto di Ariana Grande. «Robe' ho in mente una cosa».
«Ho paura» disse Cardelli interrompendo il suo discorso con Maurizio.
«Devo scrivere una canzone contro il terrorismo, ma che non sia contro il terrorismo ma contro la paura». Fabrizio vide la faccia di Roberto rilassarsi e sorrise. «Ma non voglio che sia una cosa normale».
«Ecco la fregatura, lo sapevo!» esclamò.
«Voglio che sia un qualcosa alla LigaJovaPelù!»
«E con chi vorresti farla sta canzone?» chiese Maurizio.
«Non lo so» ammise Fabrizio. «Fabrì famo che intanto pensi al Palalottomatica e poi pensi a sto brano, una cosa per volta». Fabrizio annuì mentre nella sua testa ritornava in testa il ritornello che una volta aveva scritto con Andrea Febo. Senza troppe cerimonie uscì dal locale, digitò il suo nome e lo chiamò. «Febo, dobbiamo parlare».

A Milano intanto Ermal non se la passava tanto meglio, due pensieri lo ossessionavano, sebbene ormai avesse chiuso con lui: il bacio con Fabrizio e il suo attacco di panico. In passato Fabrizio ne aveva sofferto, spesso anche davanti a lui, sapeva come gestirlo, quello che non sapeva era che aveva continuato a soffrirne per molto tempo. Lo maledisse – nuovamente – perché gli tornava in mente nei momenti più strani, mentre cucinava o mentre passeggiava mano nella mano con la sua compagna. Si staccò di scatto come scottato. «Ermal, tutto bene?» chiese Silvia.
«Sì sì, scusami amore. Andiamo a casa, dai, si sta facendo tardi».

Rientrarono a casa senza scambiarsi una parola. Appena chiuse la porta dell'appartamento buttò fuori l'aria, come se l'avesse trattenuta per tutto il tempo che aveva passato fuori. «Mi dici cosa succede?» disse la donna abbracciandolo da dietro. «E non dirmi che sei solo stanco perché è da un mese che va avanti così» Ermal sospirò sedendosi in una delle sedie della cucina.
«I-io non lo so». Bugia. Ma non era certo di volerle dire la verità.
«Che significa che non lo sai? Improvvisamente non mi calcoli più, dormi poco, e spesso ti isoli e ti chiudi in te stesso. Non parli con nessuno, stai sempre lì, col muso lungo. Non capisco cosa sia successo, non lo capisce nessuno».
«Mi dispiace» disse appoggiando la testa al tavolo.
«Anche a me» rispose lei atona. «Ma se ne parli possiamo trovare una soluzione». Ermal alzò la testa e la guardò fissa negli occhi.
«Non è ancora il momento».
«Bene, allora finché non troverai il momento adatto forse dovremmo stare un po' separati, non trovi?» Ermal venne investito dalle parole di Silvia, furono una doccia gelida, non se le aspettava. Era pronto a tutto ma non a quello. Nella sua vita perfettamente programmata non era previsto questo. Ma non era previsto manco Fabrizio, pensò.
«Forse è meglio così» disse accarezzandole una guancia.

Era pur sempre stata la sua coperta quando aveva avuto freddo e il suo ombrello che lo riparava dalla pioggia. 

There's nothin' where we used to lie
Conversaion has run dry
That's what's going on
Nothing fine, I'm torn
(Torn - Natalie Imbruglia)
 

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