Capitolo 16.

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Con l'inizio del tour il tempo di Fabrizio era diventato veramente poco. Era sballottato da una parte all'altra, spesso senza rendersi realmente conto di cosa stesse facendo. Aveva affrontato le due date di maggio con estrema facilità, nonostante percepisse il disagio degli addetti ai lavori intorno a lui. Erano usciti due concerti da paura, due dei migliori che avesse fatto nella sua vita ed era stato proprio questo a dare quella carica in più di cui aveva realmente bisogno per affrontare il tour che lo attendeva.

Nonostante la corsa da una città all'altra e gli immensi viaggi notturni con la luna e la musica come compagne, aveva potuto dedicarsi alla stesura del pezzo alla LigaJovaPelù, aveva già contattato Andrea che aveva un ritornello niente male, adesso doveva trovare gli altri due con cui duettare, nella sua lista c'erano Nek o Renga, che erano quelli più "classici" per quel ruolo, ma doveva cercare bene la persona con cui mettersi in società. Una canzone è come un figlio e un figlio non lo affidi alla prima persona che capita.

Dal punto di vista personale, invece, la sua mente aveva un'unica direzione, ovvero Ermal Meta. Da quella sera di maggio non si erano più visti, non aveva manco un numero per contattarlo e Fabrizio era convintissimo che così com'era arrivato ne sarebbe uscito, proprio come una meteora. Nei mesi precedenti aveva partecipato a qualche festival ma puntualmente lui non c'era, una volta perché era impegnato con il tour, l'altra volta perché aveva partecipato alla serata precedente.
Fabrizio a 42 anni suonati si sentiva un ragazzino che non aveva la più pallida idea di cosa fare con la sua cotta del liceo.

Era certo di amare Ermal ma era anche certo di non poterlo avere. Ed era certo che se fossero tornati a parlarsi di certo non gli avrebbe potuto dire la verità, perché Fabrizio dal primo maggio aveva capito tutto e non sapeva se era il caso di dirlo ad Ermal. E se poi fosse stato solo un gioco della sua testa? Se non era realmente ciò che pensava? Se in realtà quella voce fosse stata alterata dall'acustica non proprio ottimale del backstage?

La mente di Fabrizio era affollata da questi pensieri mentre si dirigeva ai Battiti Live a Melfi. Era perso a contemplare il panorama dal finestrino senza dargli realmente importanza, preso com'era dai suoi filmini mentali.

«Dove andiamo stasera?» gli aveva chiesto Ermal seduto dal lato del passeggero.

«Te va 'na biretta?» aveva proposto Fabrizio.
«Ce sto» aveva risposto l'albanese imitando il suo ragazzo. Era fine maggio e l'aria aveva cominciato a farsi più calda, tra i ragazzi si respirava già quella voglia di estate, la voglia di staccare, di tornare tardi a casa la sera. Le ragazze cominciavano ad indossare i primi vestitini leggeri e i ragazzi le prime maniche corte.

Fabrizio amava il periodo che precedeva l'estate. Quando poi arriva luglio o agosto il caldo ti annienta e anziché uscire l'unica cosa che vuoi fare è stare sdraiato a letto con il ventilatore puntato contro. Si definiva un fan delle vigilie, preferiva la primavera o l'autunno che l'estate o l'inverno. Preferiva il giorno prima del suo compleanno anziché il compleanno stesso. Preferiva quel clima di attesa tipico del 24 dicembre anziché il 25 dicembre.

Mentre rimuginava su quanto fossero belle le vigilie, osservava attentamente la strada, Ermal accanto a lui canticchiava "Californication" insieme ai Red Hot Chili Peppers. «Sei bravo a canta'» disse.
«Intanto a Sanremo ci sei andato tu» rispose il riccio per prenderlo in giro.

«Ma non è che io abbia avuto tutto 'sto successo». Era vero; dalla sua partecipazione a Sanremo non era cambiato assolutamente nulla. Nessun contatto da discografici o da case discografiche. Nulla. Se era vero che Sanremo era una vetrina, sulla sua qualcuno ci aveva alitato prepotentemente tanto da appannarla. «Ma sei stato bravo, e lo sai» Ermal gli carezzò una guancia per confortarlo.

Amici mai || MetaMoroWhere stories live. Discover now