CAPITOLO 17

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Juliet

I miei amici, notando l'espressione sconvolta sul mio volto, mi fissano con compassione, incerti su cosa dire... poi Maddie inizia a sbattere ripetutamente la testa contro il banco: "ti abbiamo perso J., non hai più speranze" piagnucola.

Quanto è melodrammatica.

Mi porto entrambe le mani sul viso e capisco che non riceverò da loro le parole di conforto che speravo.

"J. perché semplicemente non ti lasci andare e provi a vedere come va?" azzarda Jason.

Io e la mia amica ci giriamo di scatto verso di lui guardandolo come se gli fossero cresciute altre due teste.

"Stiamo parlando di Grayson Jones, quello che ha una ragazza diversa alla settimana, quell'arrogante e presuntuoso che si crede chissà chi e che non guarda in faccia nessuno quando si tratta di sentimenti. Per lui siamo tutte uguali, una vale l'altra... ed io non voglio di certo far parte della sua collezione di cuori spezzati! Ho una dignità ed ho intenzione di rispettarla!" sbraito tutto d'un fiato.

È assurdo che non lo capisca.

Riporto l'attenzione sulla mia amica assicurandole che non succederà mai più, che me ne sono pentita ed ho già preso la decisione di ignorarlo per il resto dei miei giorni. Dal modo in cui mi guarda capisco che non mi crede, però non fa commenti ed io la ringrazio per questo.

La lezione inizia e noi ci voltiamo verso il professore, ma non riesco a sentire una parola di quello che dice perché continuo a pensare al bacio e all'espressione che aveva Grayson prima di piantarmi in asso nel bel mezzo del corridoio come una stupida.

Non capisco, perché non mi lascia stare?

Non sono un giocattolo da usare e gettare a suo piacimento e sono pronta a dimostrarglielo: non otterrà più nulla da me, neanche uno sguardo. Niente di niente.
D'un tratto sento dei colpetti sul braccio, così mi volto verso Maddie e noto che metà della classe è già uscita dall'aula: ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono nemmeno resa conto che la lezione è terminata.

Di bene in meglio.

"Andiamo?" mi domanda titubante la mia amica.

Annuisco alzandomi dalla sedia e insieme ci dirigiamo verso la mensa.

"Questo weekend andrò a trovare mia madre" ci rivela Maddie con una strana espressione sul viso.

Maddie vive nel nostro quartiere da sola: ha un piccolo appartamento proprio vicino alla nostra scuola. Suo padre è morto quando aveva nove anni e da quel momento, la madre ha iniziato a soffrire di depressione fino ad arrivare a sfogare tutto il suo dolore nell'alcol.
È stata portata in un centro di cura e riabilitazione quando Mad aveva soli dodici anni e lí si trova tutt'ora. Maddie è stata costretta a trasferirsi dai suoi nonni paterni fino a quando non ha deciso di frequentare il college nel nostro quartiere. Per fortuna loro sono abbastanza ricchi da permetterle di stare qui senza affrontare alcuna spesa, pensando così solo allo studio.

Ci ripete sempre di quanto sia stata fortunata ad averli nella sua vita: l'hanno amata e cresciuta come una figlia e lei fa loro visita ogni volta che può. Ogni tanto sua nonna viene a trovarla portandole cose buonissime da mangiare e quando lo fa, si ferma sempre qualche giorno. È da un anno che non vede sua madre, il loro rapporto è cambiato radicalmente dal giorno in cui suo padre è morto; poi lei ha iniziato a fare uso di alcol diventando aggressiva ed iniziando ad alzare le mani su di lei, attribuendole colpe che di certo non aveva.

"Mi hanno chiamato qualche giorno fa dal centro in cui si trova e mi hanno detto che sta facendo progressi e che ritengono sia importante per lei vedermi" continua a spiegarci Maddie.

Annuisco lentamente, l'ultima volta che è andata a trovarla non è finita bene: la madre l'ha insultata per tutto il tempo e lei è tornata a casa in lacrime, rifiutandosi di uscire per giorni.

"Sei sicura di volerci andare Mad? Non sei obbligata, lo sai." le dico, cercando di usare il mio tono più comprensivo.

Lei mi rivolge un lieve cenno di assenso e poi aggiunge:

"Lo so, ma sento che devo farlo e poi voglio allontanarmi per qualche giorno da qui. Vedrete che mi farà bene, mi fermerò dai miei nonni e se dovessi aver bisogno di qualcosa, so che potrò contare sul loro sostegno."

Mi rilasso leggermente anche se l'idea continua a non piacermi.

"Vuoi che ti accompagniamo?" interviene Jason che finora non aveva aperto bocca.

"No ragazzi sul serio, va tutto bene." conclude lei cercando di convincere forse più se stessa che noi.

GET MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora