CAPITOLO 59

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Juliet

Non appena entriamo in casa mi tuffo sul divano portandomi le ginocchia al petto, come se volessi difendermi da qualcosa, e con la coda dell'occhio vedo il mio amico che mi guarda preoccupato.

Non ho le forze per dirgli che sto bene, non riesco nemmeno a parlare senza scoppiare a piangere di nuovo e ho già deciso che non lo farò più: abbiamo chiuso, e se pensa di poter giocare così con i miei sentimenti si sbaglia di grosso.

Non so quanto tempo passa quando sentiamo entrare in casa Maddie e i suoi nonni che, facendo capolino in salotto, mi trovano seduta sulle gambe di Jason con lui che mi stringe in un abbraccio premuroso: non so nemmeno come ci siamo finiti in questa posizione, so solo che adesso è l'unica cosa di cui ho bisogno. La mia amica mi guarda ed il sorriso sulle sue labbra muore non appena nota la mia espressione assente, o sofferente... non saprei proprio dirlo.

"Cosa è successo?" domanda precipitandosi verso di noi.

Non mi muovo, non riesco nemmeno a guardarla e non so spiegare perché, quindi Jason le passa il mio telefono mostrandogli quella maledetta foto ed io stringo più forte la sua maglietta.

"Figlio di.."

"Madelaine!" la rimprovera sua nonna.

Puntano i loro grandi occhi su me e Jason e, forse capendo che è successo qualcosa e dopo avere intuito che si tratta probabilmente di un ragazzo, ci lasciano soli andando in cucina.

La mia amica mi rivolge un'espressione triste ma non mi chiede come sto: credo sia evidente che non sono al settimo cielo. Si accomoda al nostro fianco e mi abbraccia anche lei, cosa che non fa altro che peggiorare la situazione perchè scoppio di nuovo in un pianto disperato.

Fortuna che non dovevo più versare una lacrima.

Rimaniamo in silenzio per non saprei dire quanto, poi il mio telefono squilla e abbassando gli occhi su quest'ultimo noto che Grayson mi sta chiamando. Lo lascio suonare e poco dopo mi arriva un suo messaggio.

- Ciao bambolina, come è andata la tua giornata? 

Sblocco lo schermo con fare rabbioso e inizio a digitare.

- Bene, la tua serata?

- Niente di che, la solita festa.
- Mi sei mancata.
Aggiunge subito dopo.

La solita festa.
Gli sono mancata.

Bugiardo traditore!

Lancio il telefono da qualche parte della stanza e vengo assalita da una rabbia cieca, per quanto ancora ha intenzione di prendermi in giro? In quel preciso istante però prendo una decisione: non avrà più niente da me, neanche una misera risposta, non merita il mio tempo.

D'un tratto Elisabeth entra in salotto con un vassoio dove vi sono appoggiate tre tazze fumanti, mi sporgo leggermente per vedere cosa contengono e non appena lo faccio abbozzo un sorriso: cioccolata calda.

"Grazie" mormoro con la voce un po' impastata, non ho molta fame ma mi sembra scortese rifiutare.

"Stai meglio tesoro?" mi domanda dolce.

"Adesso mi passa" le rispondo sviando di poco la sua domanda.

Lei prende posto nella poltrona di fronte a noi ed inizia il suo racconto.

"Vedi bambina, quando avevo più o meno la tua età ho conosciuto una persona: non era il solito bravo ragazzo e tutti mi dicevano di stargli alla larga. All'inizio mi ha dato un sacco di filo da torcere" continua sorridendo, persa in qualche ricordo del passato. "Me ne ha fatte passare di tutti i colori quella testa calda e non so ancora quale forza divina mi abbia aiutato per avere tutta quella pazienza con lui." Fa una pausa. "Però alla fine l'ho sposato e dopo quarantotto anni è ancora al mio fianco a rompere le scatole."

"Guarda che ti ho sentita donna!" brontola il marito entrando nella stanza e a noi sfugge una risata.

Lei sorride e continua.

"Quello che ti voglio dire cara, è che a volte la realtà non è come sembra, io credo che tu debba dare a quel ragazzo almeno la possibilità di spiegarsi poi prenderai la tua decisione, qualunque essa sia" conclude.

Decido di pensarci su e la ringrazio: sentirla parlare di lei e suo marito in quel modo mi ha fatto emozionare e, accidenti a me, mi è scesa di nuovo una lacrima.

GET MEWhere stories live. Discover now