CAPITOLO 58

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Juliet

Il giorno seguente mi sveglio più riposata del solito così, di buon umore, mi alzo dal letto dirigendomi in bagno per fare una doccia calda: è mattina presto e sono sicura che stiano ancora dormendo tutti. Me la prendo comoda, come sempre del resto, e quando entro in camera a momenti mi viene un infarto quando trovo Jason steso sul letto.

"Ti ho spaventata?"

"Si cretino! Potevi avvisare!" sussurro, attenta a non farmi sentire dagli altri che immagino siano ancora nel mondo dei sogni. Ha ancora gli occhi assonnati e deduco che si sia anche lui svegliato da poco. Mi accomodo al suo fianco e noto dal suo sguardo che c'è qualcosa che non va.

"Cosa succede?" gli domando subito.

Alza le spalle con finta indifferenza ma io non ci casco, quindi continuo.

"Jason sputa il rospo"

Sbuffa. "Ho litigato con Ryan"

"Come mai?"

"Non ci ho capito niente nemmeno io, sembra impazzito, all'improvviso ha iniziato ad insultarmi senza motivo" mi spiega, "se avessi voluto una donna isterica con il ciclo mi sarei scelto una ragazza!" conclude con tono esasperato.

"Ma di cosa stavate parlando quando si è arrabbiato?" domando.

"Non lo so J., te lo giuro! Stavamo solo chiacchierando e poi prima di dargli la buonanotte ieri sera gli ho detto che ci saremmo visti quando sarei tornato. Non so proprio cosa gli passi per la testa!" mi riferisce alzando le braccia al cielo, ed io capisco il problema.

"Cioè aspetta, vi siete sentiti ieri sera, che era venerdì" specifico e lui annuisce. "Poi tu lo hai liquidato dicendogli sostanzialmente che vi saresti visti lunedì?"

"Martedì" aggiunge, "lui lunedì è fuori con suo padre" peggio ancora.

Spalanco le braccia e gli rivolgo un'occhiata che sta a significare: non è ovvio?

"Cosa?" mi domanda esasperato.

"In pratica gli hai detto che non avevi voglia di sentirlo per quattro giorni" affermo, aspettando che il mio amico ci arrivi.

"Queste parole non sono mai uscite dalla mia bocca!" mi dice alzando di poco il tono di voce.

Alzo un sopracciglio e continuo a guardarlo, lui sembra riflettere, poi, con una smorfia, capisce dove voglio arrivare.

Era ora.

Lo vedo digitare qualcosa sul suo telefono ed io ne approfitto per dare un'occhiata al mio: non ci sono messaggi. La delusione si fa strada dentro di me ma poi mi dico che è ancora presto e, se ieri notte hanno fatto le ore piccole sicuramente Grayson starà ancora dormendo. Il brutto presentimento che mi porto dietro da ieri sera però, non mi abbandona neanche dopo che scendiamo in cucina per fare colazione con maddie e i suoi nonni. Mi giro verso la mia amica e capisco dal suo sguardo che è preoccupata: tra poco andrà a trovare sua madre.

"Come stai?" le chiedo.

"Bene, sono solo un po' nervosa." mi confida.

"Vuoi che ti accompagniamo?" provo di nuovo.

"Non ce n'è bisogno, devo farlo da sola J." mi ripete infine.

Annuisco. "Vedrai che andrà bene" cerco di incoraggiarla.

Mi rivolge uno sguardo pieno di speranza e nei suoi occhi leggo una reale preoccupazione, mi si stringe il cuore a vederla così, ogni volta che si tratta di sua madre è sempre la stessa storia: non si sa mai se reagirà bene o male.

Quando Maddie esce di casa, accompagnata dai suoi nonni, io e Jason decidiamo di andare a fare un giro in città. Dopo un paio d'ore decidiamo di prenderci una pausa: non so da quant'è che camminiamo e le gambe iniziano a farmi male, quindi ci sediamo su una panchina all'interno di un parco e ci rilassiamo.

D'un tratto il mio telefono vibra e, felice che Grayson mi abbia finalmente cercata, lo prendo in mano sbloccando lo schermo, ma ciò che vedo non è esattamente quello che mi aspettavo.

Grayson e Penny che si baciano alla festa.

Il cellulare mi casca di mano e, senza neanche accorgermene, i miei occhi si riempiono di lacrime. Jason raccoglie il telefono da terra e guardando la foto passa da un'espressione interrogativa ad una furiosa. La riguardo meglio: sono appoggiati al muro, lei ha una gamba avvinghiata su una delle sue mentre lui le tiene una mano sulla schiena e l'altra sulla pelle nuda del ginocchio.

Credo che vomiterò.

"J..." dice il mio amico addolcendo il tono.
Chiudo gli occhi: non può essere vero, non posso essere stata così cieca da non essermi resa conto che mi stava solamente prendendo in giro.

"Chi te lo ha inviato?" mi domanda esitante.
Controllo di nuovo.

"È un numero che non conosco" dico soltanto.

Jason si avvicina ancora, poi mi prende tra le sue braccia stringendomi forte ed io... crollo.

Piango per la delusione, piango per essermi fidata di lui quando sapevo benissimo che non avrei dovuto farlo, piango per la rabbia e, infine, piango per essere stata così stupida. Mi sfogo per non so quanto tempo, poi, decisa a non versare più neanche una lacrima, mi raddrizzo sulla panchina e guardo il mio amico chiedendogli silenziosamente di tornare indietro.

Odio sentirmi così, odio Grayson Jones.

GET MEWhere stories live. Discover now