Voglia di drink e di venerdì

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Venerdì, giorno di prove, giorno di birra, giorno di chiarimenti. Implicitamente avevo detto a Flavio che lui mi piaceva ancora e che la mia cotta passeggera delle medie non era svanita. Avevo intenzione di chiarire, non avevamo più parlato dopo quella litigata dell'altra sera.

È il primo venerdì dopo mesi che ormai sono qui a Roma, e che quindi suono nella band di Flavio, che vado alle prove con i mezzi. Non avevo voglia di vederlo ma avevo voglia di chiarire tutto, quella situazione di merda che si era creata tra di noi.

Scesa alla fermata più vicina al locale delle prove, corsi, dato il freddo al riparo nello stesso, dove erano già tutti pronti: mancavo solo io. - Orario - Non tardò il lamento di Flavio. Sicuramente era anche lui nella mia stessa situazione. Che schifo l'orgoglio, e purtroppo eravamo entrambi orgogliosi. Nessuno dei due avrebbe mai fatto il primo passo, se non spinti da qualcuno o qualcosa.

- Scusate - dico mantenendo il suo stesso tono sarcastico, so che gli dà fastidio ma era quello il mio intento. Non perdo altro tempo e dopo essermi tolta il cappotto e aver accordato la chitarra cominciamo le prove, prove silenziose: se ci usciva un brano a primo colpo, okay si passava al successivo, se non usciva, chi si fermava per primo dava il via per riprovare, senza parlare, o almeno io non parlavo con il moro alle mie spalle e lui non parlava con me. Mi mancava la sua voce al punto che in alcuni tratti, tra una canzone e l'altra, la immaginavo che mi parlasse anche se stava in silenzio.

Dopo le prove attendevo la nostra classica birretta del venerdì, il venerdì si beveva. Avevo il terrore che questo venerdì sarebbe saltato a causa della nostra discussione, a causa di una cosa che non riguardava noi in primo luogo. Ma per fortuna l'alcool trionfa sempre, anche sopra i litigi e le puttanate.

Finite le prove, mi rimisi il cappotto e stavo uscendo quando quella voce che immaginavo non fosse rivolta a me disse -Dove vai?- Sorrisi girandomi per poi realizzare che fosse riferita a me. Cazzo aveva ceduto: fanculo il suo orgoglio, non mio. - Vado via - risposi ancora una volta a tono, fu lui poi a raggiungermi e a bloccarmi - È venerdì e il venerdì si beve- Ero quasi stanca di udire quella frase, ma felice di risentire la sua voce non in una canzone, ma direttamente rivolta a me. Ero quasi sicura che volesse parlare per risolvere ed io ero pronta a farlo: A modo mio.

Non avevo ancora intenzione di salire sulla sua auto, sarebbe potuto sembrare che era tutto risolto ed in realtà non lo era. Raggiungemmo a piedi il bar nella traversa successiva a quella del nostro studio ed entrati, io e Flavio, raggiungemmo il bancone, gli altri bho, li persi di vista.

Ordinammo le nostre solite birre e fanculo a tutti, cominciò così la nostra conversazione - Flà - dissi io.

Flavio

Entrati nel locale rimasi vicino a Greta, dovevamo parlare, ne sentivamo entrambi la necessità ma non lo avevamo detto ancora esplicitamente. Ecco: la cosa che c'era tra di noi andava oltre le parole, era come se entrambi la pensassimo allo stesso modo sulla maggiorparte delle cose e questo andava a vantaggio delle nostre conversazioni silenziose.

Ci avvicinammo al bancone e dopo aver ordinato, birra, ovviamente, fu lei a cominciare a parlare - Flà - eccola la sua voce - Grè- risposi io girando leggermente la testa e incrociando il suo sguardo.

Greta

C'era qualcosa nel suo sguardo che mi rendeva stupida, si proprio stupida: perdevo la cognizione del tempo e del luogo, perché il mio tempo e il mio luogo diventavano lui. Ero così imbambolata dal suo sguardo che quasi non volevo più dirgli quello che dovevo, che quasi avevo voglia di unire le nostre labbra, che quasi cazzo, forse lo amavo

- Flà, riguardo a quello che è successo l'altro giorno - sorrisi amaramente spostando il mio sguardo dal suo, non ce l'avrei fatta altrimenti - Cazzo - Sibilo tra i denti poi conclusi - Tu non mi piaci - bevvi un sorso della mia birra

Flavio

- Tu non mi piaci - concluse per poi bere un sorso dalla birra che il cameriere aveva posto davanti a noi. Faceva male sentirselo dire subito dopo essersi sentito dire "Flà io avevo pensato che tra di noi ci potesse essere qualcosa", faceva male sentirselo dire con gli occhi bassi, faceva male quella situazione. Poi sorrisi amaramente - Tranquilla - bevvi anche io dalla bottiglia per poi riposarla rumorosamente sul bancone - Sapevo che non porovavi più niente, sono coglione- conclusi riprendendo quell'aggettivo che aveva usato durante la nostra ultima conversazione.

Greta

L'aveva presa bene, o almeno credevo, e spero. Perché a soffrire c'ero già io, e bastavo abbondantemente. Non avrei sopportato il vederlo giù a causa mia, ci sarei ricascata e avrei ceduto. Sorrisi anche io incontrando da capo il suo sguardo e portandogli una mano sulla spalla, avevo la necessità di un contatto fisico. Poi mi tirò a sé e mi strinse in un abbraccio.

Finita la birra tornammo in studio e lasciammo un biglietto per gli altri, caso mai fossero tornati e non ci avessero trovati. Poi Flavio si offrì volontario per accompagnarmi e accettai, in fondo tra di noi era tutto sistemanto.

Flavio

Mi offrii volontario per riportarla a casa e accettò, mi rese felicissimo con un semplice si, mi rese felicissimo averla accanto a me nella mia macchina, mi rese felicissimo portala sotto casa sua, mi rese felicissimo essere lì con lei quando si rese conto di non avere con sé le chiavi di casa.

- Ma porca puttana - La sentii imprecare. Ero in macchina e lei davanti al portone di casa sua, avevo l'abitudine di aspettare che entrasse e salisse, aspettavo con il finestrino abbassato per urlarle un ultimo "ciao" prima che chiudesse del tutto la porta. Si girò verso di me e - Flà, le chiavi! - sbotto portandosi le mani tra i capelli -Cosa è successo?- Non avevo ancora capito -Credo di aver perso le chiavi Flà- disse riavviciandosi alla macchina.

Mi portai anche io le mani tra i capelli, poi mi venne un'idea - Grè se vuoi stai da me, non ho una reggia come casa, però ho un letto a due piazze, in caso dormo per terra- Mi avevano detto che dicendo così lei sicuramente avrebbe deciso di dormire insieme, perché era casa mia.

Non perse tempo, risalì in macchina e io ripartii con direzione casa mia.

Una canzone che non so | GazzelleWhere stories live. Discover now