Verità (pt.1)

369 19 6
                                    

Flavio

Mi risvegliai nel paradiso, o almeno a me sembrava che lo fosse. Ero abbracciato a Greta, alla mia adorata Greta, ma lei questo non doveva saperlo, volevo farle una sorpresa: cercai di alzarmi, cercai di essere il più ninja possibile, per non svegliarla, ma nulla. Aprì gli occhi quando cercai di sfilarle il mio braccio da dietro alla schiena, cazzo.

- Cosa volevi fare? - sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno, sorrisi alla sua visione: aveva i capelli scompigliati e gli occhi ancora quasi chiusi, poi riprese - Volevi rubarmi i gioielli? - sorrisi rumorosamente. - Proprio non riesci a pensare che io voglia fare qualcosa di carino per te? - poi mi riaccomodai vicino a lei che, girandomi le spalle rispose con un sonorissimo - No. -

-Oh grazie- ripresi sorridendo e cominciando a fare il solletico, rideva, rideva tantissimo finché non si trovò sotto di me, non so come, ma lei era sdraiata lì ed io sulle sue gambe. Era bellissimo vederla ridere, era bellissima. Mi abbassai lentamente per far scontrare le nostre labbra ma a circa dieci centimetri dal suo volto uno schiaffo mi colpì in pieno viso.

Mi sdraiai lì vicino a lei, scusandomi immediatamente - Non so cosa mi sia preso- aggiunsi, mentendo. Sapevo benissimo cosa era successo ma lei in me ci vedeva solo un amico. E mai ci avrebbe visto altro.

Greta

Gli tirai uno schiaffo inconsapevolmente, quando si stava avvicinando al mio viso pericolosamente. La mia fottuta mente, che cazzo mi ha detto in cervello? Ci sarebbe stato un bacio e forse non solo, meglio così, lui è un mio amico, solo amico.

-Tranquillo- sussurro anche io quando si scusò, poi aggiunsi - So di essere irresistibile dj prima mattina, quando non mi sono ancora lavata i denti e quando ho i capelli spettinati- per sdrammatizzare girandomi verso di lui, che provò a sorridere, ma quello che apparve sul suo volto era tutt'altro che un sorriso, forse si sentiva davvero in colpa per quello che stava per succedere.

- Flà tranquillo - sussurrai ancora avvicinandomi di più a lui, poi lo abbracciai. Perché non l'ho solo fermato? O perché non mi sono scansata? Perché ho sentito la necessità di colpirlo? Mi strinse a sé rimanendo sempre un po' rigido, bhe era il minimo dopo quello che avevo fatto.

Passammo così circa altri dieci minuti poi fu lui a parlare -Grè, colazione?- Sorrisi ancora con la faccia sul suo petto. -Vai tu- sbuffai staccandomi, lo guardai e sorrisi.

-Era quello che volevo fare, prima che mi accusassi di volerti rubare i gioielli - sorrise anche lui, lo guardai più intensamente e poi sussurrai, più che altro a me stessa - Che carino!- lo osservai attentamente alzarsi dal mio fianco e dirigersi in cucina. Subito dopo pensai che non conosceva la mia cucina così mi alzai a ruota, entrando in cucina e sorpendendolo già alla ricerca di qualcosa.

- Cosa cerchi? - risi poggiandomi allo stipite della porta e sorridendo - Bho, cosa vuoi?- rise anche lui girandosi verso di me e poggiando la spalla alla credenza. - Io bevo del tè, se vuoi del latte è nel frigo, ci sono anche del succo, dei biscotti forse delle brioche - elencati al meglio entrando in cucina e avvicinandomi al mobile che forse conteneva le ultime cose che avevo nominato.

- Al cioccolato o ai frutti di bosco? - ripresi, poi mi guardò sorpreso - I biscotti, dico- annunciai, non avevo le brioche. - Ai frutti di bosco - rispose dopo pochissimo tempo.

Preparai il mio tè e presi del succo di frutta per Flavio, come mi aveva detto. Non gli piaceva il latte, mi aveva raccontato che mangiava appena i latticini, eravamo seduti a quel tavolo con i nostri bicchieri tra le mani, come se nulla potesse distruggere quella cosa bellissima che si era creata tra di noi, quella cosa che non sapevamo neanche noi cosa fosse. Quella più che amicizia che non era amore, quell'attrazione prima mentale e poi fisica. Ma poi parlai.

- Flà - cominciai, era uno dei nostri momenti di silenzio, quelli che non imbarazzavano. Erano un nostro modo di comunicare, lo guardai negli occhi, sorrise ma io no, poi parlò: - Grè, cosa c'è?- sospirai rumorosamente, forse per prendere coraggio, un coraggio che ricercavo nei suoi occhi, quegli occhi bellissimi, quegli occhi che non aiutavano realmente.

- No, niente- cercai di sorridere, distolsi velocemente gli occhi dal suo sguardo, ma si sporse verso di me per prendere un biscotto, o forse era solo una scusa per alzarmi il viso e per farmi ripuntare i miei occhi nei suoi. - Cosa? - chiesi, questa volta sorrisi, sorrisi come un'ebete - No, niente - disse lui imitandomi, sorrisi ancora - Che simpatico - dissi riprendendo a mangiare il biscotto che avevo appena immerso nel mio tè.

-Flà- ripresi dopo poco - No, niente ?- rispose lui ironico sorridendo e non guardandomi negli occhi - Sono seria- risposi, seria, appunto. Alzò lo sguardo e lo fissò nel mio, era serio anche lui. - Non guardarmi così! È difficile parlare con due occhi che ti fissano insistentemente - cercai di sorridere per smorzare la tensione che si stava formando dentro di me, distolse appena lo sguardo ed io ripresi - Scusami per prima - mi guardò stranito - Per lo schiaffo - chiarii io, rispose - Ma di che? Me lo sono meritato! -

- No Flà - lo bloccai subito - Fammi parlare. - ripresi immediatamente lasciandolo senza parole. - È che... - cazzo se era difficile - È che... È che mi piaci, ancora. Altro che! Cazzo Flà, forse non è cambiato mai nulla, forse sei sempre stato qui - indicai contemporaneamente la mia testa e il cuore - Sei rimasto qui, tutto il tempo, anche quando ero giù al sud, ero giù a studiare arte. Forse Flà desideravo quel bacio di stamattina, ma... - era rimasto senza parole, mi presi un attimo di pausa. Quell'attimo che mi bastò per portare la mani tra i capelli, forse a scompigliari più di quanto non lo fossero già - Ma il tuo ex chitarrista mi ha spiegato tutto, mi ha spiegato di come hai trattato la sua fidanzata e di come hai trattato lui. - enunciai alzando ancora lo sguardo e incontrando il suo.

Aspettai una sua risposta, ma non arrivò - Flà, io ci stare anche con te, ma ho paura, cazzo. Ho paura che tu mi possa usare soltanto. Non sono una che si fa scopare e poi buttare, non sono una con cui si va solo alle feste popolari, non sono quella con cui puoi parli solo quando ti va o che ti ascolta ma che non vuole essere ascoltata - conclusi lasciando cadere quelle lacrime che i miei occhi stavano trattenendo da così tanto tempo.

Una canzone che non so | GazzelleWhere stories live. Discover now