Verità (pt.2)

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Flavio

- No Flà - mi bloccò, era qualcosa di veramente serio - Fammi parlare. - riprese - È che... - bho faceva venire anche a me l'ansia - È che... È che mi piaci, ancora. Altro che! Cazzo Flà, forse non è cambiato mai nulla, forse sei sempre stato qui - indicò contemporaneamente il suo cuore e la sua testa. Quel gesto fatto con così tanta semplicità mi commesse quasi, stavo per alzarmi e per andarla ad abbracciare, poi riprese a parlare - Sei rimasto qui, tutto il tempo, anche quando ero giù al sud, ero giù a studiare arte. Forse Flà desideravo quel bacio di stamattina, ma... - ero senza parole, cosa voleva dire quel "forse". O vuoi qualcosa o no, o vuoi che ti baci o no. Si fermò, come a riflettere - Ma il tuo ex chitarrista mi ha spiegato tutto, mi ha spiegato di come hai trattato la sua fidanzata e di come hai trattato lui. - parlò concludendo, poi alzò lo sguardo ed incontrò il mio.

Aspettava una mia risposta, ma io non lo feci. Non parlai - Flà, io ci stare anche con te, ma ho paura, cazzo. Ho paura che tu mi possa usare soltanto. Non sono una che si fa scopare e poi buttare, non sono una con cui si va solo alle feste popolari, non sono quella con cui puoi parli solo quando ti va o che ti ascolta ma che non vuole essere ascoltata - concluse. Questa volta per davvero, facendo uscire dai suoi occhi le lacrime che stava trattenendo da troppo.

Ero bloccato lì, si era appena dichiarata, ma allo stesso tempo aveva decretato la fine. Vederla così, mi commosse, mi alzai e le andavi vicino. La strinsi tra le mie braccia riportando la sua faccia sul mio petto, proprio come avevo fatto prima, quando eravamo ancora nel letto. Fu lei a staccarsi e ad asciugarsi le lacrime, non volevo invadere troppo il suo spazio dopo quello che mi aveva confessato.

- Scusami - sussurrai quasi, ma non sapevo neanche io per cosa. Forse per quello che Claudio le aveva detto, forse per quello che era successo, ma non era stata colpa mia. Claudio raccontava la sua versione dei fatti, la versione di una che dopo aver litigato, a sua detta, con il fidanzato, è venuta a cercare conforto da me. -Grè dobbiamo chiarire- cominciai, accomodandomi alla sedia vicino a lei, non a quella dove ero prima.

- Cosa c'è da chiarire Flà? - si bloccò - Ti sei scopato la tipa del tuo amico!- esclamò. "Ti sei scopato" Che cosa orribile da dire, come se lei non ci fosse stata, come se ci fosse stato un obbligo da parte mia.

Metto insieme i pensieri e comincio a parlare - Claudio racconta quello che vuole - sibilai, mi interruppe - Quello che è stato - constatò. - Cazzo Grè fammi parlare - ripresi alzandomi in piedi.

Si bloccò e il sorriso che aveva sulle labbra scomparve, ed ero stato io a farlo scomparire. - Scusa- sussurrai da capo, cazzo che scemo, così facendo non miglioravo niente, anzi peggioravo soltanto. Mi accomodai da capo - Grè la tipa di Claudio, è stata una grande Stronza - mi fermai un attimo - eravamo appena tornati a casa dal tour , quando lei venne da me. Era disperata, mi disse tipo che aveva litigato con Claudio, che le aveva fatto l'ennesima scenata di gelosia, che l'aveva quasi picchiata. - abbassai lo sguardo ricordandomi del viso della ragazza in questione, sconvolto, gli occhi pieni di lacrime, i capelli quasi arruffati.

Alzai di nuovo lo sguardo incontrando il suo che stava diventato dolce, si, mi guardava con compassione. Ma non quella compassione finta che hanno la maggior parte delle persone quando vedono una persona in difficoltà, Era quella compassione che ti fa stare meglio, quella che rassicura. Ripresi - Era conciata male e l'abbraccia. Le strinsi le braccia al collo e le lasciai un bacio tra i capelli, volevo solo consolarla.- gesticolai con le mani dicendo queste ultime cose -Poi mi baciò, un bacio bramoso, un bacio desideroso di qualcosa in più, poi mi tolse la maglia e bhe... - sibilai - poi sai cosa è successo - Conclusi abbassando lo sguardo

Ero spaventato, spaventato da quello che io stesso le avevo raccontato, spaventato dal suo sguardo perso, spaventato da quello che sarebbe potuto succedere poco dopo. Volevo parlare, ma non trovavo le parole giuste, non riuscivo a dire nulla, aprivo le labbra ma non usciva alcun suono, eccola la figura da coglione che stavo facendo con la persona che mi stava facendo perdere la testa dopo un botto di tempo.

Greta

Ero lì seduta di fronte a lui, non sapevo che dire, ero si scioccata, ma anche meravigliata, di come molto spesso le cose cambiano. Non potevo, non riuscivo a parlare, dopo tutto quello che gli avevo detto dirgli che mi dispiaceva sarebbe stata una cosa assurda da fare, lo avevo capito persino io, persino io che credo che tutto sia possibile.

Credo lui fosse nella mia stessa situazione, non riusciva a parlare; bhe era comprensibile, a causa mia aveva riportato alla mente dei ricordi dolorosi, aveva scopato con la tipa del suo migliore amico, e ovviamente aveva perso il suo migliore amico, restandoci di merda, perché non si poteva perdere qualcuno a cui si teneva restandoci indifferente.

Ecco bhe, la nostra assenza di parole non fu colmata da alcun verso, se non da me che allungai le mie mani verso le sue, volevo chiedergli scusa e non sapevo come fare, le allungai sorridendo appena mentre sentivo i miei occhi inumidirsi, poi finalmente le afferrò e giurai che quel liquido, quell'acqua salata, che solitamente chiamiamo lacrime, scese sulle mie guance bagnandole, facendomi apparire vulnerabile ai suoi occhi.

Una canzone che non so | GazzelleWhere stories live. Discover now